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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

27/04/16

CASO MARO' "L’India decide sui marò (ma non può più farlo)"



New Delhi: Latorre in Italia fino a settembre

Mar�, udienza rinviata al 30 gennaio
Un rinnovo da Nuova Delhi del permesso per cure riservato a Massimiliano Latorre (fino al prossimo 30 settembre): la contesa internazionale sul caso dei marò ha registrato ieri una nuova tappa intermedia e surreale mentre si attende il pronunciamento del Tribunale arbitrale de l’Aja sulla richiesta di libertà per Salvatore Girone. La Suprema Corte dell’India ha allungato di cinque mesi l’autorizzazione a rimanere in Italia rilasciata al fuciliere Latorre, colpito da un ictus nell’agosto 2014. La decisione dei magistrati di Nuova Delhi ha sollevato più di una perplessità: nelle more di un giudizio arbitrale al quale hanno dichiarato di volersi attenere sia l’Italia che l’India, sorprende che la Corte si attribuisca una qualsiasi giurisdizione sulla vicenda dei militari della Marina. Non a caso la Farnesina ha diffuso una nota per stigmatizzare come - stante l’arbitrato internazionale - per l’Italia vada considerata «sospesa e senza valenza giuridica la giurisdizione indiana». «L’Italia - ha puntualizzato il Ministro degli Esteri - conferma di riconoscersi infatti nell’Ordine del Tribunale Internazionale per il Diritto del Mare del 24 agosto 2015, che aveva stabilito la sospensione da parte di India e Italia di tutti i procedimenti giudiziari interni fino alla conclusione del percorso arbitrale avviato dal Governo nel giugno dello scorso anno». Paradossalmente anche il rappresentante del governo indiano, intervenuto davanti alla Corte Suprema, ha sostenuto la tesi che la giustizia indiana è sospesa fino allo scioglimento da parte dei magistrati de l’Aja del nodo giurisdizione. Nella stessa udienza, il delegato dell’esecutivo Modi ha fatto sapere che si prevede la fine dell’arbitrato internazionale entro il 2018. Inoltre i magistrati indiani hanno fissato una nuova udienza per il 20 settembre, quattro giorni dopo la data nella quale l’Italia presenterà davanti al Tribunale olandese la propria richiesta scritta a sostegno della giurisdizione tricolore.
L’orientamento dei magistrati indiani non sorprende Angela Del Vecchio, docente di diritto internazionale della Luiss: «La decisione rispetta la sentenza del Tribunale del mare che vietava ai due Stati di prendere qualunque provvedimento nei confronti dei due marò. Abbiamo sbagliato strada sin dall’inizio - ha chiosato l’accademica - e perso tutti questi anni». Dure polemiche contro l’India arrivano, invece, da Fabio Rampelli e Elio Vito, parlamentari di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Per l’esponente della destra «la Corte suprema indiana non ha alcun diritto di emettere sentenze. C’è un tribunale più autorevole e titolato ed è quello dell’Aja, l’unico che ha la giurisdizione sul caso dei Marò. Noi ci riconosciamo in quel tribunale, ma evidentemente non si è potuto dire altrettanto per i governi Monti, Letta e Renzi, che si è deciso in tal senso tardivamente».
Sarcastico Vito: «La Corte Suprema indiana ha deciso la proroga? Siamo seri, e attendiamo le decisioni del Tribunale internazionale dell’Aja al quale il governo Renzi si è purtroppo rivolto con grave ritardo».
Nei prossimi giorni (difficile fare previsioni) è atteso anche il pronunciamento del Tribunale arbitrale per Salvatore Girone: l’Italia ha chiesto che il marinaio barese possa ritornare in patria fino alla fine del giudizio internazionale, trovando l’ostilità dell’India. Dopo le due udienze del 30 e 31 marzo scorso, nelle quali i legali italiani hanno argomentato l’istanza ricadente nella formula delle misure cautelari, la corte si era riservata per deliberare entro un mese circa.
In India, in questi giorni, si sta alzando il livello dello scontro politico: il partito di destra al governo, il Bjp che sostiene il premier Modi, ha attaccato i rivali del Partito del Congresso guidato da Sonia Gandhi. La polemica è scaturita dalla recente sentenza della Corte di Appello di Milano sulle mazzette versate ad ex rappresentanti della Difesa indiana dagli ex vertici di Finmeccanica per la commessa degli elicotteri Agusta Westland. La dialettica interna in India, del resto, è cadenzata da forti contrapposizioni perché si vota nei vari stati con una frequenza ricorrente: in queste settimane è previsto il rinnovo delle istituzioni politiche in quattro Stati, tra cui il Kerala, dove attraccò la nave Enrica Lexie con i militari della Marina nel febbraio 2012, dando inizio a questa interminabile querelle internazionale.
Michele De Feudis- 27 aprile 2016

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