New Delhi: Latorre in Italia fino a settembre
Un rinnovo da Nuova Delhi del permesso per cure riservato a
Massimiliano Latorre (fino al prossimo 30 settembre): la contesa
internazionale sul caso dei marò ha registrato ieri una nuova tappa
intermedia e surreale mentre si attende il pronunciamento del Tribunale
arbitrale de l’Aja sulla richiesta di libertà per Salvatore Girone. La
Suprema Corte dell’India ha allungato di cinque mesi l’autorizzazione a
rimanere in Italia rilasciata al fuciliere Latorre, colpito da un ictus
nell’agosto 2014. La decisione dei magistrati di Nuova Delhi ha
sollevato più di una perplessità: nelle more di un giudizio arbitrale al
quale hanno dichiarato di volersi attenere sia l’Italia che l’India,
sorprende che la Corte si attribuisca una qualsiasi giurisdizione sulla
vicenda dei militari della Marina. Non a caso la Farnesina ha diffuso
una nota per stigmatizzare come - stante l’arbitrato internazionale -
per l’Italia vada considerata «sospesa e senza valenza giuridica la
giurisdizione indiana». «L’Italia - ha puntualizzato il Ministro degli
Esteri - conferma di riconoscersi infatti nell’Ordine del Tribunale
Internazionale per il Diritto del Mare del 24 agosto 2015, che aveva
stabilito la sospensione da parte di India e Italia di tutti i
procedimenti giudiziari interni fino alla conclusione del percorso
arbitrale avviato dal Governo nel giugno dello scorso anno».
Paradossalmente anche il rappresentante del governo indiano, intervenuto
davanti alla Corte Suprema, ha sostenuto la tesi che la giustizia
indiana è sospesa fino allo scioglimento da parte dei magistrati de
l’Aja del nodo giurisdizione. Nella stessa udienza, il delegato
dell’esecutivo Modi ha fatto sapere che si prevede la fine
dell’arbitrato internazionale entro il 2018. Inoltre i magistrati
indiani hanno fissato una nuova udienza per il 20 settembre, quattro
giorni dopo la data nella quale l’Italia presenterà davanti al Tribunale
olandese la propria richiesta scritta a sostegno della giurisdizione
tricolore.
L’orientamento dei magistrati indiani non sorprende Angela Del Vecchio,
docente di diritto internazionale della Luiss: «La decisione rispetta
la sentenza del Tribunale del mare che vietava ai due Stati di prendere
qualunque provvedimento nei confronti dei due marò. Abbiamo sbagliato
strada sin dall’inizio - ha chiosato l’accademica - e perso tutti questi
anni». Dure polemiche contro l’India arrivano, invece, da Fabio
Rampelli e Elio Vito, parlamentari di Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Per l’esponente della destra «la Corte suprema indiana non ha alcun
diritto di emettere sentenze. C’è un tribunale più autorevole e titolato
ed è quello dell’Aja, l’unico che ha la giurisdizione sul caso dei
Marò. Noi ci riconosciamo in quel tribunale, ma evidentemente non si è
potuto dire altrettanto per i governi Monti, Letta e Renzi, che si è
deciso in tal senso tardivamente».
Sarcastico Vito: «La Corte Suprema indiana ha deciso la proroga? Siamo
seri, e attendiamo le decisioni del Tribunale internazionale dell’Aja al
quale il governo Renzi si è purtroppo rivolto con grave ritardo».
Nei prossimi giorni (difficile fare previsioni) è atteso anche il
pronunciamento del Tribunale arbitrale per Salvatore Girone: l’Italia ha
chiesto che il marinaio barese possa ritornare in patria fino alla fine
del giudizio internazionale, trovando l’ostilità dell’India. Dopo le
due udienze del 30 e 31 marzo scorso, nelle quali i legali italiani
hanno argomentato l’istanza ricadente nella formula delle misure
cautelari, la corte si era riservata per deliberare entro un mese circa.
In India, in questi giorni, si sta alzando il livello dello scontro
politico: il partito di destra al governo, il Bjp che sostiene il
premier Modi, ha attaccato i rivali del Partito del Congresso guidato da
Sonia Gandhi. La polemica è scaturita dalla recente sentenza della
Corte di Appello di Milano sulle mazzette versate ad ex rappresentanti
della Difesa indiana dagli ex vertici di Finmeccanica per la commessa
degli elicotteri Agusta Westland. La dialettica interna in India, del
resto, è cadenzata da forti contrapposizioni perché si vota nei vari
stati con una frequenza ricorrente: in queste settimane è previsto il
rinnovo delle istituzioni politiche in quattro Stati, tra cui il Kerala,
dove attraccò la nave Enrica Lexie con i militari della Marina nel
febbraio 2012, dando inizio a questa interminabile querelle
internazionale.
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