Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy. Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via email all'indirizzo edomed94@gmail.com Saranno immediatamente rimossi. L'autore del blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.


Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

24/04/16

Egitto, gas e caso Regeni: cosa rischia l’Italia

Il nostro Paese è impegnato in una doppia delicata partita: ottenere sviluppi concreti sull’omicidio del nostro ricercatore e tutelare gli investimenti di ENI nel grande giacimento Zohr

Egyptian President Abdel Fattah al-Sisi welcomes his French counterpart Francois Hollande upon his arrival, at Cairo International airport in Cairo



Il vuoto diplomatico tra Italia ed Egitto creato dal caso della morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano trovato morto al Cairo lo scorso 3 febbraio, è stato colmato ad arte negli ultimi giorni da Abdel Fattah Al Sisi. Il presidente ha approfittato dell’arrivo al Cairo del re saudita Salman prima (dal 7 al 12 aprile) e di quelli tra il 16 e il 20 aprile del vicecancelliere e ministro degli Affari Economici tedesco Sigmar Gabriel, del presidente francese Francois Hollande e del segretario di Stato americano John Kerry, per arginare le critiche interne e presentare all’opinione pubblica una ingente mole di accordi di cooperazione economica e finanziamenti per il rilancio della disastrata economia egiziana.

Alla discussa cessione all’Arabia Saudita delle isole egiziane Tiran e Sanafir nel Mar Rosso – fatto che ha spinto a scendere in piazza centinaia di manifestanti in segno di protesta e riacceso la mai sopita controversia con il Sudan che rivendica il possesso territoriale del cosiddetto “Triangolo di Halaib” – hanno fatto da contraltare le intese economiche finalizzate con Parigi e Berlino.

Al vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel Al Sisi ha strappato un’intesa di massima per ottenere due sottomarini per la sua Marina, oltre a una serie di accordi che faranno arrivare in Egitto nuovi investimenti. È però l’asse con l’Eliseo quello su cui punta maggiormente Il Cairo. Il 18 aprile Hollande ha partecipato all’apertura del forum per gli affari franco-egiziani a margine del quale sono stati firmati circa 30 accordi nei settori dello sviluppo economico, dei trasporti, delle infrastrutture e dell’energia. Obiettivo della Francia è aumentare un volume di scambi commerciali che nel 2015 è stato pari a 2.300 milioni di euro, ma soprattutto confermare l’appoggio ad Al Sisi, considerato indispensabile per la stabilizzazione della vicina Libia.

Egyptian President Abdel Fattah al-Sisi welcomes his French counterpart Francois Hollande upon his arrival, at Cairo International airport in Cairo
(L’arrivo di Hollande al Cairo il 18 aprile)

Una convinzione condivisa anche dal segretario di Stato americano Kerry, il quale ha voluto incontrare il presidente egiziano subito dopo il vertice a New York con il ministro degli Esteri iraniano Mohamed Jawad Zarif e prima della partecipazione al summit del Consiglio di Cooperazione del Golfo, in programma oggi 21 aprile a Riad e a cui è presente anche il presidente americano Barack Obama.

Il piano di ENI in Egitto
In attesa di sviluppi sul caso Regeni e di fronte al pressing di Francia e Germania, l’Italia non può permettersi di allentare la presa sul Cairo per via degli affari energetici in gioco. Lo ha fatto capire l’amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi. Intervenuto nella sede dell’IEA (International Energy Agency) a Parigi lo scorso 15 aprile, Descalzi ha comunicato che la trivellazione del terzo pozzo nell’immenso giacimento di gas Zohr, scoperto al largo delle coste egiziane, è stato completata. A breve è previsto l’inizio della trivellazione del quarto pozzo. L’obiettivo di ENI è terminare la prima fase di ricerca – che prevede la trivellazione di sei pozzi in totale – entro la fine del 2016. La produzione dovrebbe essere avviata nel 2017 e permetterà di raggiungere 2,6 miliardi di piedi cubi di gas entro il 2019, vale a dire più del doppio dell’intera produzione egiziana nel 2015.


RTS1933



Zohr, giacimento al 100% di competenza di ENI, è stato scoperto a fine agosto 2015 a 1.450 metri di profondità dal livello del mare nel blocco Shorouk. Ha una capacità potenziale di 850 miliardi di metri cubi di gas, equivalenti a 5,5 miliardi di barili di greggio. Secondo gli analisti della società di consulenza Wood Mackenzie – citati dall’Agenzia Nova - il suo sviluppo sarà il più grande progetto di quest’anno nel settore degli idrocarburi. L’investimento di ENI sarà di circa 14 miliardi di dollari stando a quanto riferito dal Financial Times e ridisegnerà le rotte energetiche dell’intera area del Mediterraneo. A patto che, sottolinea il giornale britannico, le tensioni diplomatiche causate dai depistaggi egiziani sul caso Regeni non compromettano nel medio-lungo periodo le relazioni tra Italia ed Egitto.


di Rocco Bellantone 21 aprile 2016
fonte: http://www.lookoutnews.it

Nessun commento:

Posta un commento