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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

15/02/15

CASO MARO' - «Nessuna scusa all’India. Non caliamoci le braghe»


RIPORTIAMOLI A CASA

Tre anni di menzogne ed errori «Facciamogli sentire la vicinanza dell’Italia»

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«Per i marò una soluzione che preveda delle scuse? Ma vogliamo smettere di calarci le braghe?» L’ammiraglio Guglielmo Nardini, presidente del Gruppo Nazionale Leone di San Marco, già comandante dello storico Reggimento, non usa mezze parole per manifestare delusione e amarezza. I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, facendo il loro dovere di militari italiani, sono finiti nel tunnel della giustizia indiana esattamente tre anni fa. E ancora non si vede la luce.
Ammiraglio Guglielmo Nardini, cosa significa essere un marò del San Marco?
«Il San Marco affonda le sue radici storiche negli equipaggi delle navi che, nella prima Guerra Mondiale, dopo la sconfitta di Caporetto scesero dalle imbarcazioni per difendere Venezia. All’epoca si chiamava Reggimento Marina e quei coraggiosi tennero l’urto delle forze austro-ungariche e consentirono poi all’Italia di sopravvanzare alla sconfitta di Caporetto, riprendere le posizioni perse e vincere il conflitto. Furono così valorosi che la città di Venezia, riconoscente, il 17 marzo 1919, volle dare il nome del suo santo patrono a questo reggimento».
Quali le caratteristiche dei marò?
«L’uomo del San Marco è prima di tutto un marinaio, ha più acqua di mare che sangue, nelle vene. È legato fortissimamente ai suoi colleghi, con i quali condivide le difficoltà della vita a bordo della nave. Oltre tutto questo c’è il combattimento a terra, l’essere molto uniti e dipendenti gli uni dagli altri. Il San Marco è un gruppo, estremamente coeso e preparato. Per questo è una delle eccellenze delle Forze Armate Italiane. Essere marinaio e fante è difficile, oltre che pesante, dal punto di vista fisico e psichico».
E qual è il sentimento di un marinaio del San Marco per la vicenda dei marò Latorre e Girone?
«Con grande onestà, il sentimento è uno solo: delusione. Non, ovviamente, nei confronti di Latorre e Girone per i quali ho la massima stima e considerazione, ma delusione per tutti coloro che hanno fatto grandi promesse, hanno sbandierato azioni ciclopiche ma, allo stato dei fatti, concretamente, i due fedeli, onesti ed onorati servitori dello Stato, sono abbandonati, uno in India e uno in Italia, per sbaglio, perché già lo volevano indietro due mesi fa».
Chi li ha abbandonati?
«La politica, io ai miei tempi ho giurato fedeltà alla Repubblica, fino all’estremo sacrificio, come tutti coloro che portano le stellette. Chi viene a governarci invece non giura, o forse giura con le dita incrociate, sono molto arrabbiato su questo, anzi, sono inferocito perché poi sono loro che danno gli ordini alle Forze Armate, per gli scopi confacenti agli interessi della Nazione. E allora chi fa parte delle Forze Armate non può essere abbandonato. Ma la sorte di Latorre e Girone è profondamente radicata nel cuore degli italiani. Altra cosa che mi fa arrabbiare e mi provoca vergogna è subire supinamente il sopruso che sta compiendo l’India che, in barba a tutte le convenzioni internazionali, sta compiendo un’azione illegale».
Perché?
«Non può giudicare due cittadini di uno stato diverso che hanno compiuto, secondo loro, un’azione in acque internazionali. Nave italiana, bandiera italiana a giudicare dev’essere l’Italia e non certo l’India».
Lei in passato ha lanciato iniziative molto polemiche, come l’astensione dal voto, cosa possiamo fare oggi?
«Non saprei più che fare, di azioni eclatanti ne sono state fatte a sufficienza, abbiamo anche tentato di inviare delle mail al presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz e non so se per caso o perché ne ha ricevuto una tonnellata, dopo qualche giorno ha fatto una dichiarazione in merito, che ha infastidito molto i governanti dell’India. L’unica soluzione è che chi governa l’Italia punti i piedi e se li riporti in Patria».
Si parla di una trattativa riservata, con riconoscimento di colpa e scuse.
«Latorre e Girone devono tornare con tutti gli onori, senza macchia. I marinai qualche volta sono sboccati nel loro fraseggio: ci siamo già calati le braghe una volta, quante volte lo dobbiamo fare? Mando a Massimiliano e Salvatore il messaggio forte della vicinanza dell’associazione e di tutti gli italiani. E chi deve fare faccia. Non chiacchieri».

Antonio Angeli- 15/02/2015, 06:57
fonte: http://www.iltempo.it


 

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