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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

26/04/14

Marò:Italia schiava dei giochetti indiani?





 

 

 

Oltre ai Marò anche il nostro paese sembra ostaggio della politica indiana e dei continui magheggi che avvocati e politici stanno architettando sulle spalle di Salvatore e Massimiliano



Ormai è chiaro da tempo che i due fucilieri di marina Latorre e Girone, sono ostaggi se non “schiavi” della politica indiana, della sua lentezza e della voglia di utilizzarli come “merce” di scambio per chissà quale favore da chiedere in cambio della loro liberazione.
Un avvocato indiano ha presentato ieri alla Corte Suprema dell’India una richiesta formale di trasferimento del caso dei Marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone da New Delhi ad una speciale Corte del Kerala. La “Transfer Petition” è firmata da Freddy John Bosco, il proprietario del peschereccio St.Antony coinvolto nell’incidente del 15 febbraio 2012 in cui morirono due pescatori. L’avvocato Usha Nandini V. ha chiesto che in attesa della risposta della Corte sia sospeso l’iter in corso a Delhi.
Nella “Transfer petition“, di cui l’ANSA ha visionato una copia, si chiede di trasferire la causa in sospeso presso il Chief Metropolitan Magistrate di Patiala House e il giudice speciale della Session Court a New Delhi «alla Corte speciale II del magistrato speciale, Ufficio centrale di indagini, a Kochi in Kerala, o a qualsiasi altra corte competente del Kerala».


Nel documento si sostiene che, se pure la Corte Suprema ha stabilito che il Kerala non ha giurisdizione per intervenire nel caso mentre tale giurisdizione è dello Stato indiano, «è evidente che il Kerala è parte di questo Stato e che è naturale che il processo possa svolgersi in un luogo il più vicino possibile a dove è avvenuto l’incidente». Inoltre, si dice ancora, «la maggior parte dei testimoni sono keralesi e la lingua è il Malayam, per cui il processo dovrebbe essere condotto in questa stessa lingua.

 di Redazione - 26 aprile 2014

fonte: http://www.iljournal.it

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