Cinque anni, una rovina targata Pd

Se in questa legislatura al timone della Banca centrale europea non ci fosse stato Mario Draghi la rovina si sarebbe trasformata in catastrofe. Difficile fare peggio di Mario Monti, eppure il Partito Democratico con Enrico Letta, Matteo Renzi e ora Paolo Gentiloni in cinque anni c’è riuscito.

Non si guardi, infatti, a quel minimo di crescita e di numeri positivi che in queste ultime settimane sono strombazzati per confondere e suggestionare ad hoc. Con quello che ha fatto e dato Draghi e con una maggioranza capace, in cinque anni l’Italia sarebbe stata un’altra. Invece ci ritroviamo con il Paese invaso da un’immigrazione incontrollata, destabilizzante e i problemi di sempre stanno tutti lì. Il fisco è più avido che mai e la rottamazione è stata solo una cartina tornasole per fare cassa e non certo per risolvere la guerra tra amministrazione e contribuenti. Ben altro sarebbe stato necessario per riportare la fiscalità nel quadro di un rapporto amico, semplice, giusto e collaborativo con la gente. Per non parlare dell’apparato pubblico e della qualità dei servizi offerti, che sono precipitati a un livello vergognoso. Tra scandali, nullafacenti, furbetti, finti malati e uffici inutili, abbiamo toccato il fondo dello statalismo deteriore. Oltretutto, in questo settore anziché disboscare e riequilibrare, il Pd per cercare voti continua ad assumere e premiare. Roba da non credere. Siamo il Paese con la macchina statale più grande, costosa e inefficiente, eppure continuiamo a espanderla invece di metterla in riga. Ecco perché la revisione della spesa non c’è stata, perché per il Pd lo statalismo è funzionale al consenso elettorale. Stendiamo poi un velo pietoso sulla previdenza, fra Letta, Renzi e Gentiloni il massimo è stato provvedere a quella scriteriatezza dell’Ape che “serve solo a chi non serve”.
Sulle pensioni un Governo serio avrebbe messo mano all’indecenza dei diritti acquisiti per favorire chi non ce la fa e le generazioni future. Perché sia chiaro, i conti dell’Inps sono in crisi non per l’allungamento della vita, ma per lo schifo di leggi ingiuste emanate nel tempo e volute da Dc e Pci, che non si ha il coraggio di correggere. Fa ridere, infatti, il tentativo attuale della maggioranza di lavarsi l’anima proponendo di respingere l’innalzamento dell’età pensionabile. Lo sanno anche i bambini che il problema previdenziale non sta lì, eppure il centrosinistra fa il finto tonto. Così come in questi cinque anni si è fatto finta di non capire che tutto il sistema del credito, Bankitalia in testa, andava riformato e aggiornato, altro che prendersela con Ignazio Visco.
Per non dire poi della burocrazia sulla quale nulla è stato fatto, a partire da una delegificazione e dalla chiusura di tanti uffici inutili e costosi. Sulla giustizia stendiamo poi un velo pietoso, non si contano gli ammonimenti dell’Unione europea sul malfunzionamento, ma anche qui anziché riformarla la si è assecondata supinamente per ipocrisia intellettuale. Tanto è vero che non solo da noi la giustizia è lenta e ingiusta, ma continua a essere sempre più invisa ai cittadini che non si sentono garantiti.
Insomma, in Italia in cinque anni di centrosinistra si è pensato solo al potere, alle poltrone, al clientelismo anziché risolvere i problemi della gente, degli artigiani, degli autonomi e dei piccoli imprenditori. Dulcis in fundo, giovani e occupazione, un buco nero sul quale il Jobs Act ha messo solo un po’ di cipria tanto è vero che i laureati espatriano e il lavoro stabile latita. Non è questione di essere disfattisti, ci stiamo limitando in tutti i sensi, a riportare una realtà che è sotto gli occhi di tutti tranne che del centrosinistra.
Ecco perché bisogna cambiare pagina, passo e politica di Governo, ecco perché Letta, Renzi e Gentiloni hanno fallito. Del resto basta leggere le cronache quotidiane, girare per le strade, guardare qualche trasmissione in tivù (privata), per rendersene conto. A poco serve tentare di condizionare il giudizio con qualche risultato sulla crescita e sulla ripresa, panna montata rispetto al necessario e rispetto al resto d’Europa. Il tempo è scaduto e anche se Gentiloni e la sua maggioranza tenteranno un colpo di coda, il giudizio non può cambiare: bocciati senza appello.