Il Premier Matteo Renzi, abbondantemente spernacchiato in ogni assise, ha il compito politico di convincere il cinquanta per cento degli italiani (quelli ormai in povertà) che l’unica via d’uscita dal disagio è partecipare agli “Hunger Games” ai “giochi della fame”: questa è la direzione che sta indicando il presidente del Consiglio parlando di competitività e crescita. Va detto che Renzi (non eletto ma scelto e gradito al potere) è stato indicato per quel ruolo perché studioso del “sistema d’esclusione dei reality show” da circa vent’anni: ancora diciannovenne, nel 1994, partecipava a cinque puntate del programma televisivo “la ruota della fortuna”.
Ovviamente lo avevano fatto vincere, e da allora seguito come leader in erba. Va detto che gli anni Novanta del secolo e millennio passato hanno rappresentato una sorta di campo sperimentale per quel sistema d’esclusione sociale e lavorativa decollato in Italia con il governo Monti: infatti con il reality “Grande Fratello” (un format mondiale) i potenti della terra sperimentavano sia il sistema d’esclusione detto “confessionale” che il controllo continuo di singoli e nuclei familiari nelle realtà urbane avanzate, ovvero sistemi sociali equipollenti a “Capitol city” del libro “Hunger Games”. E qui s’incontrano due componenti importanti, ovvero la sicurezza e l’accettazione del “percorso d’esclusione sociale”: chi non accetta un “percorso d’esclusione sociale” è accusato automaticamente di terrorismo o comunque di rappresentare l’antisistema, e per prevenire ogni forma di dissenso agisce la cosiddetta sicurezza globale (ovvero la rete delle polizie occidentali).
Piccolo inciso: “The Hunger Games” è un romanzo scritto di Suzanne Collins, che nel 2008 prospettava in maniera visionaria il futuro degli Usa e del pianeta. Una visione certamente apocalittica, per certi versi paradossale, ma che prefigurava il nuovo regime totalitario, spiegando che gli “hunger games” si sarebbero svolti periodicamente come combattimenti mortali trasmessi in televisione: e qui si comprende che “hunger games” sono le migrazioni di massa, le rivolte nei centri per immigrati, le proteste violente dei disoccupati, il dissenso verso il governo, i ghetti italiani ed europei. Il merito della Collins sta tutto nell’aver intuito che i potenti della terra avrebbero fuso l’esperienza del “Grande Fratello” (cioè i reality show) con le guerre, e per creare annichilimento ed assuefazione nei tanti diseredati che quotidianamente fanno zapping davanti ad un televisore: ovvero masse d’indigenti lobotomizzati, inseriti in un percorso d’esclusione sociale, e controllati dalle polizie per scongiurare rivolte. Ecco che oggi appare sempre più labile il confine fra un reality show e le notizie di guerra.
In un simile sistema, sempre più acritico ed antistorico, i Renzi del pianeta assumono un ruolo chiave: a loro viene devoluta dai potenti la funzione di controllo dei singoli settori (nel nostro caso il settore Italia). Ma chiariamo chi sono questi potenti veri, a cui rispondono i vari Renzi: sono i vertici del Fondo Monetario Internazionale, quelli di ben cinque banche d’affari e d’altrettante multinazionali (farmaceutiche, energetiche ed informatiche con rami nella sicurezza privata). I veri potenti si sono riuniti prima che Renzi venisse investito, quindi lo hanno informato che il suo compito era continuare ad abbassare la qualità della vita in Italia.
Perché solo abbassando la qualità della vita e le garanzie è possibile governare un popolo scongiurando le rivoluzioni. Queste ultime le ha sempre organizzate la classe borghese, quella oggi passata a miglior vita (defunta per intenderci). Un tempo, quando la borghesia intravvedeva nell’eliminazione del tiranno spazi di crescita, scoccava la scintilla del cambiamento. Oggi il mondo è piatto, organizzato dalle aristocrazie finanziarie: non c’è spazio per le rivoluzioni. Le regole ci vogliono tutti in riga o davanti ad un televisore, convinti che morte e miseria siano conseguenze necessarie, “the reality show must go on”.
di Ruggiero Capone - 11 giugno 2016
fonte: http://www.opinione.it
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