Vabbè che ormai la Parata del 2 giugno è una carnevalata in cui
l’aspetto militare è stato progressivamente mortificato e silenziato con
la rinuncia a far sfilare i mezzi nonché diluito per far posto a tutti,
dai sindaci che marciano in file ondivaghe ai bambini coi palloncini
tricolore.
Siamo ormai rassegnati al fatto che i reparti militari che sfilano
non siano mai abbinati alle singole operazioni belliche che li hanno
visti protagonisti nel presente o nel recente passato ma solo alle
“missioni di pace” con la parte del leone affidata alla più buonista di
tutte, quella che da anni soccorre i “migranti” nelle acque del
Mediterraneo Centrale.
Insomma,
non ci illudiamo che la Parata del 2 giugno assomigli anche solo
vagamente a quella del 9 maggio a Mosca o del 14 luglio a Parigi, ma a
guardarla su RAI 1 c’era da rischiare di ammalarsi di diabete per la
quantità di melassa sparsa a pieno schermo.
Tutto previsto del resto, tutto come d’abitudine in un’Italia che si
vergogna del suo strumento militare al punto da privarlo del denaro
necessario a mantenerlo operativo e da impiegarlo per favorire
l’illegalità e arricchire criminali.
Quello che risulta difficile da accettare non è neppure il fatto che i
conduttori della rete ammiraglia RAI non conoscessero i reparti che
sfilavano o non avessero nulla da dire circa le singole unità.
Non ha stupito neppure il fatto che tra le tre voci che si
avvicendavano ai microfoni non ce ne fosse una capace di riconoscere i
gradi militari.
Il
tenente di vascello Catia Pellegrino, distintasi nell’Operazione Mare
Nostrum per aver salvato centinaia di immigrati clandestini (e decorata
dal Presidente della Repubblica) ha avuto il cognome storpiato in
“Pellegrini” ed è stata definita “colonnello della Marina comandante di
una nave”.
Non riusciamo neppure a meravigliarci che i conduttori non
conoscessero i nomi dei vertici militari: se così non fosse non
avrebbero indicato l’ammiraglio Valter Girardelli come capo di stato
maggiore della Marina.
Incarico che assumerà presto ma al momento al vertice di quella forza
armata siede ancora (fino al 21 giugno) l’ammiraglio Giuseppe De
Giorgi, nome che non dovrebbe risultare ignoto a chi pratica il
giornalismo.
Ma
si tratta in ogni caso di sciocchezze irrilevanti. In realtà la cosa
davvero stupefacente è che la rete più importante della Tv pubblica,
pagata da tutti noi, non abbia pensato di avvalersi per la diretta del 2
giugno di un comunicatore militare in grado di distinguere gradi,
riconoscere comandanti e reparti.
Figure professionali che certo non mancano negli uffici stampa degli
stati maggiori a Roma e che per giunta non costano nulla: sono già
stipendiati per far conoscere le Forze Armate al grande pubblico e ai
media.
Foto: Difesa.it e Marina Militare
di Gianandrea Gaiani - 4 giugno 2016
fonte: http://www.analisidifesa.it
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