Sarà proprio quella costante aria di sfida, di superiorità e
supponenza; quell’immancabile presunzione di appartenenza alla
perfezione e alla verità assoluta, a trasformarsi, prima o poi, in un
boomerang letale per il Premier. Del resto Matteo Renzi è così e, da
quel che è dato sapere, lo è sempre stato fin da giovanissimo: un
concentrato di quelle caratteristiche che, pure addosso a un vero genio,
darebbero fastidio. Diciamoci la verità, la colpa non è sua, in fondo
un po’ ce lo siamo cercato anche noi italiani, se nel 2013 avessimo
votato meglio Renzi al massimo sarebbe rimasto a Firenze. Non vi è
dubbio poi che la minoranza dem che lo attacca più per finta che per
davvero, Silvio Berlusconi che ha abboccato al Patto del Nazareno e
soprattutto Giorgio Napolitano abbiano fatto il resto.
Renzi disputa la sua partita e, tutto sommato, nel suo stile lo fa
bene, l’incredibile è che gliela si lasci giocare per lungo e per largo,
ma del resto in Italia funziona così. È accaduto con Mario Monti, tutti
a dirne di ogni male, eppure in Parlamento i suoi provvedimenti
esiziali (legge Fornero compresa) furono votati a larghissima
maggioranza, insomma, è indubbio che l’Italia sia uno strano Paese.
Talmente strano che quella stessa magistratura, che ai tempi di
Berlusconi al semplice accenno di una sua parola tuonava come Minosse,
oggi quasi quasi si giustifica col Premier che la sfida a petto in
fuori.
Bene, anzi male, quel che accade è solo la conferma della ragione per
la quale siamo allo sbando, ridotti un colabrodo di debiti e
disservizi, un coacervo di parrocchie e parrocchiette, un conglomerato
di personalismi che se ne infischia del bene collettivo. Il problema,
infatti, non è l’utilità o meno di questo o quel provvedimento, di
questo o quell’emendamento, ma tutto ciò che in Italia gli si costruisce
intorno, tutto ciò che dentro una legge magari positiva, si apparecchia
ad hoc per favorire alcuni anziché tutti. Ed è proprio qui che
bisognerebbe lavorare e fare chiarezza, impedire cioè che tra le pieghe
di provvedimenti positivi si nascondano vantaggi mirati, difficili da
evincere in assenza di intercettazioni, bucce di banana e quant’altro.
Insomma, al di là di quello che la magistratura accerterà, per
verificare se esistono colpe, reati, illeciti su “Tempa Rossa”, il
problema italiano di una classe politica e dirigente che da decenni
finisce in mezzo a scandali, indagini, abusi e chi più ne ha e più ne
metta, resta grosso come una casa.
Su questo Renzi andrebbe incalzato e messo nell’angolo, sul fatto
cioè che dopo essersi presentato e insediato per rottamare non tanto le
persone ma un certo modo di fare politica, per restituire così fiducia
agli italiani, abbia fallito clamorosamente. È questa la grande colpa
del Premier, non è penale, non è civile, non è giuridicamente rilevante
ma politicamente inaccettabile e ingiustificabile. Infatti, da quando il
Governo Renzi si è installato, più di un suo ministro o sottosegretario
che sia, ha dovuto dimettersi fra mille polemiche per fatti di grande
opacità intorno ai quali la magistratura è intervenuta per cercare
eventuali colpe o responsabilità. Insomma, dagli episodi del “caso Lupi”
alla “Banca Etruria” e ora “Tempa Rossa”, solo per citarne alcuni,
anche con questo esecutivo la materia per sconcertare, sfiduciare e
indignare gli italiani non è mancata di certo. Per questo la “missione
Renzi” è fallita, per questo la rottamazione che ci si aspettava è
mancata e per questo l’andazzo del Paese non è cambiato.
Come se ciò non bastasse l’economia non riprende, gli indicatori
languono, la gente soffre e le aziende arrancano; il fisco ossessiona e
perseguita, i furbetti di Stato si moltiplicano e la burocrazia inutile
imperversa. Insomma il punto di rottura sociale si avvicina
pericolosamente. È un brutto, bruttissimo vivere; non capirlo, ora e
subito, può diventare la goccia che fa tracimare il vaso.
fonte: http://www.opinione.it
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