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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

26/03/16

La differenza tra lo statista e il cantastorie

 

Sul tema caldo del terrorismo islamista, come d’altronde in merito a qualunque altra seria problematica, mi aspetterei da uno statista al Governo parole razionali e riflessioni serie. Ma quando la scena politica nazionale è dominata dai cantastorie di professione, al cospetto di questioni della massima gravità siamo costretti a sorbirci l’insostenibile leggerezza di una fuffa propagandistica a dir poco insopportabile.
Come altro definire, infatti, le altisonanti chiacchiere del Premier Matteo Renzi all’indomani dei sanguinosi attentati di Bruxelles se non fuffa propagandistica? Frasi ad effetto ad uso e consumo degli ingenui e degli sprovveduti che ancora credono, secondo una mirabile definizione di Freud sugli uomini primitivi, al potere magico della parola usata per trasformare la realtà. Nello specifico, il Presidente del Consiglio ha dichiarato enfaticamente che per sconfiggere il terrorismo “serve un gigantesco investimento in cultura, sulle periferie urbane, un investimento sociale. Bisogna mettere denari veri sulle aree urbane”. Ma non basta, onde rincarare la dose di sciocchezze gettate in pasto al popolo dei creduloni, Renzi ha aggiunto in tono solenne e con rima baciata: “Il territorio si presidia con i militari, ma anche con i maestri delle elementari”.
Ora, sarebbe il caso di informare il nostro primo ministro - alla perenne ricerca di soluzioni stile bricolage per problemi colossali - che la maggior parte degli attentatori dell’undici settembre, ovvero la più grande strage terroristica della storia, si erano laureati nelle più importanti università occidentali. In merito ai fatti di Bruxelles, inoltre, molti osservatori hanno rilevato che le zone di residenza dei presunti attentatori, così come il luogo dove era ubicato il loro covo operativo, non hanno nulla a che vedere coi ghetti immaginari, in cui vigerebbe una sorta di analfabetismo da strada, evocati dalla propaganda renziana.
Se non ci trovassimo di fronte ad un’immane tragedia, dovremmo liquidare con una fragorosa risata l’idea balzana di contrastare a colpi di pubblica istruzione e di ulteriore assistenzialismo a pioggia un drammatico fenomeno che sta insanguinando l’Europa. Da uno statista serio e responsabile, che noi francamente non abbiamo, vorrei sentire ben altro.

di Claudio Romiti - 26 marzo 2016

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