Il clima teso a livello internazionale e la maggiore attenzione
che anche il governo italiano sta riservando ai problemi di sicurezza
interna del Paese impongono scelte radicali sia dal punto di vista
operativo che da quello qualitativo delle forze da mettere in campo.
Queste scelte, frutto di decisioni contingenti, possono però confliggere
con orientamenti assunti soltanto qualche tempo addietro; faccio
naturalmente riferimento al Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.
Questa importante componente del sistema di difesa nazionale non deve
essere valutata soltanto alla stregua di forza di completamento degli
assetti sanitari delle nostre Forze Armate in ogni possibile teatro o
scenario ma avendo maturato nel tempo un'elevatissima autonomia
logistica ha oggi le qualità di interoperabilità dei sistemi, modularità
e scalabilità della propria componente base e un'ampia capacità di
proiezione che possono renderla protagonista in ogni possibile scenario
d'impiego. Proprio per queste ragioni il Corpo Militare della Croce
Rossa Italiana è considerato, insieme al Corpo nazionale dei Vigili del
Fuoco, tra gli attori principali di ogni pianificazione dei sistemi di
Difesa Civile nazionale, prima delle stesse Forze Armate e di quelle di
Polizia.
Nel
tempo il proprio personale, per la gran parte riservista, ha acquisito
elevata capacità di risposta NBCR e può contare su propri Nuclei di
Decontaminazione campale in grado di attuare una importante tutela della
popolazione in caso di eventi antropici gravi quali attacchi
terroristici o incidenti industriali. Anche la struttura dei propri Nuclei Sanitari
rende la risposta in caso di emergenza molto flessibile e rapida in
quanto detti assetti sono già schierati secondo la dislocazione
geografica dei quattordici Centri i Mobilitazione diffusi su tutto il territorio nazionale e le isole maggiori.
Tanta potenzialità deve ora fare i conti con un processo di riordino
che, pur mutuando il termine dal titolo del decreto legislativo 178 del
2012 che ne ha sancito l'avvio, sta stravolgendo letteralmente
struttura, compiti e finalità di un Ente pubblico nato tre secoli
orsono. Il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana sta subendo, dopo i
drastici tagli alle proprie spese di funzionamento tali da rendere
difficile non solo l'addestramento del personale ma anche la corretta
manutenzione dei propri beni strumentali, una procedura di mobilità che
nei primi giorni del 2016, in pieno esercizio giubilare, avrà visto
ridurre la forza del personale in servizio continuativo ad un quarto
delle attuali disponibilità.
La
forza del Corpo Militare della Cri sono però i riservisti, circa
diecimila uomini contro i 1.300 effettivi attuali, che allo Stato non
costano nulla, nemmeno quando vengono richiamati in servizio per
addestramento o prestano la loro opera in teatri ad elevato rischio
quali le missioni Triton o Resolute Support,
in quanto a mente di quel provvedimento governativo non possono essere
retribuiti. Ma a loro non importa, continueranno a fare il loro dovere
con l'abnegazione e lo spirito di sempre, naturalmente con difficoltà
crescenti perché dal prossimo gennaio verranno meno il contributo
logistico e formativo dei loro colleghi inseriti nel quadro permanente e
tutto si farà più difficile. Proprio mentre il paese e l'intero
continente stanno affrontando una nuova minaccia concreta, proprio
quando un ripensamento del governo nazionale su una strategia, nata come
riordino e tradotta quale smobilitazione, potrebbe fare la differenza.
(foto dell'autore)
16/11/15
fonte: http://www.difesaonline.it
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