TERRORE ISLAMICO
Prima di oggi il partito di destra era sempre stato escluso dai vertici
Nel terrificante caos civile e politico in cui è caduta la Francia,
dopo il venerdì di sangue tra le strade della sua Capitale, c’è un dato
che sembra certo per analisti e osservatori: l’ascesa del Front National
a poche settimane dal voto per le Regionali. Accanto a questo proprio
ieri è arrivata una novità assoluta e di rilievo: il partito fondato da
Jean Marie Le Pen, da sempre escluso dai vertici, è entrato a pieno
titolo nella dinamica della Republique. «Siamo d'accordo con questo
stato d'emergenza a patto che si decida finalmente di andare a disarmare
le banlieue», ha spiegato Marine Le Pen all’uscita dell’incontro con il
presidente Francois Hollande che l’ha ricevuta nello stesso giorno di
Nicolas Sarkozy. Una sorta di “prima assoluta”, questa, che arriva sì
come risposta di unità della nazione all’emergenza del terrorismo ma che
si innesta in un percorso governista che anche in queste ore il leader
del Fn ha dimostrato di voler e saper percorrere.
A partire dalla reazione agli eventi. Marine Le Pen, appena emerse le
prime notizie sugli attacchi, ha scelto infatti un atteggiamento da
solidarietà nazionale ed evitato accuratamente ogni intervento a gamba
tesa sulla vicenda, onde evitare accuse di speculazione sull’“effetto
Parigi”. «La Francia e i francesi non sono più in sicurezza: è mio
dovere dirvelo. Si impongono delle misure d’urgenza», così, dopo gli
attacchi terroristici rivendicati dall’Isis, si è rivolta direttamente
alla nazione in un intervento, in alcune parti, più vicino alla cifra
dialettica di un uomo di Stato che di rappresentante dell’opposizione
più intransigente. Prima di questo, nei minuti successivi alla strage,
aveva annunciato la decisione di stoppare la propria campagna elettorale
(e con lei anche la nipote Marion) per le Regionali a tempo
indeterminato: un gesto valutato positivamente anche dalla stampa
mainstream. Le Pen, nel suo intervento, ha parlato alla Francia
indicando un percorso più che lanciando strali contro il governo: «I
nemici della Francia sono quelli che intrattengono rapporti con l’Islam
radicale – ha attaccato -. I suoi nemici sono anche quelli che hanno un
atteggiamento ambiguo nei confronti delle organizzazioni terroristiche.
Tutti quegli Stati che invece combattono il terrorismo dobbiamo
trattarli come alleati». Implicito il riferimento, per ciò che riguarda
gli alleati, alla Russia di Putin. Certo, se il leader frontista ha
abbassato i toni non ha annacquato di certo i concetti: «La Francia deve
vietare le organizzazioni islamiste. Bisogna chiudere le moschee
radicali ed espellere gli stranieri che predicano odio sul nostro
territorio». E se ancora la precisa identità degli attentatori di Parigi
non si conosce, Le Pen ha già messo in chiaro l’eventuale misura-shock
per i francesi di seconda o terza generazione che dovessero subire il
richiamo della “guerra santa”: «Per quanto riguarda i cittadini
stranieri con doppia nazionalità che prendono parte a movimenti
islamisti: dovranno essere privati della nazionalità francese e banditi
dal territorio».
I sondaggi precedenti l'attentato, del resto, davano già il Fn come
primo partito del paese, con il 52% degli intervistati che dichiarava di
non vedere nulla di male nell'avere un presidente di regione frontista.
Dopo i fatti di questo fine settimana, il bisogno di sicurezza e il
fatto che – per la seconda volta in meno di un anno – la Francia si sia
svegliata impaurita e frastornata da un attacco terroristico, sono da
indicare come elementi di questo ulteriore riconoscimento alla Le Pen.
Da parte sua madame Le Pen ha evitato – a differenza di ciò che accadde
con la vicenda di Charlie Hebdo – ogni attacco diretto ad Hollande per
non fornire assist al “cordone sanitario” anti-Fn sempre dietro
l’angolo, e concordato con il presidente sulla necessità di chiudere le
frontiere (Le Pen spera che ciò avvenga anche oltre l’emergenza). Uno
scenario questo che segna, da un lato, un nuovo passaggio nella
definizione di un profilo maturo del Front National che da ieri si può
ritenere un partito pienamente legittimato; dall’altro che in un Paese
che si sente sotto attacco anche i vecchi schemi e le esclusioni sono
destinati a essere messi da parte.
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