Le lezioni nella vita vengono spesso da chi meno te lo
aspetti, non perché non ne siano culturalmente ed eticamente capaci, ma
semplicemente perché provengono da persone estranee al mondo cui viene
impartito l’insegnamento.
E’ quello che avvenuto poche ore fa a Napoli dove il Pd,
disperatamente alla ricerca di una personalità della società civile al
di sopra di ogni dubbio e sospetto da candidare a sindaco, ha avuto non
solo il rifiuto dell’interessato ma anche, come dicevamo, una lezione di
politica e, come si diceva una volta, di educazione civica.
Stiamo parlando in una bella persona come Paolo Siani -fratello di
Giancarlo, il giovane cronista de Il Mattino barbaramente ucciso dalla
camorra trent’anni fa- un professionista apprezzato e uomo impegnato nel
sociale con grande signorilità e sobrietà. Paolo Siani ha ringraziato
il Pd, motivando il suo rifiuto con il desiderio di voler continuare ad
impegnarsi a tempo pieno nella sua professione di medico pediatra e,
nello stesso tempo, sul versante della legalità, con le iniziative per
tenere vivo il ricordo delle vittime innocenti della criminalità. Poi è
arrivata, con umiltà ma con estrema chiarezza, l’inaspettata lezione di
politica: «Sono consapevole di non avere le caratteristiche per un
incarico così importante, per governare la complicatissima macchina
amministrativa della città… Non basta essere una persona perbene per
essere anche un buon sindaco».
In un mondo di apparenze e di egotismo, malato di protagonismi e
velleitarismi, predominato dal vacuo e dall’effimero, Paolo Siani è
forse una splendida eccezione, una rara avis, ma, nel contempo,
rappresenta anche una speranza, e che cioè ci sia tuttora diritto di
cittadinanza per quanti, anche se minoranza, hanno ancora il senso della
misura e delle proporzioni.
La lezione di Siani, sia chiaro, non vale solo per il Pd napoletano,
ma per la politica nel suo insieme, sempre com’è alla ricerca di una
bella faccia, di una persona onesta e affermata, di un nome spendibile
per catturare consensi e vincere l’elezione di turno. E purtroppo poi
vengono i guai, non solo perché una volta vinte le elezioni non sempre
il bel nome è capace anche di governare una città, ma se lo è, si
ritrova comunque con una classe politica scandente e raccogliticcia.
Questo avviene ovunque, a Napoli così come a Roma. Tutti ad
affannarsi per trovare il nome buono da candidare a sindaco, ma nessuna
attenzione non solo ai programmi e più ancora alla qualità della
squadra di assessori e consiglieri comunali da affiancare al primo
cittadino.
La lezione di Siani, però, vale anche per la società civile, la
quale spesso più che buoni politici partorisce mostri e mostriciattoli,
se non pericolosi e improvvidi neofiti della politica, improvvisatori
istituzionali con tanto di curriculum professionale, catapultati senza
rete, direttamente dai loro studi ovattati o dalle loro aziende di
successo, a gestire la cosa pubblica.
La lezione di Siani, infine, vale anche per i semplici elettori,
troppo spesso abbagliati dall’esteriorità, che si lasciano infinocchiare
dalla favella fluida e generosa, anche nelle promesse. Forse, se si
ponesse maggiore attenzione alla semplicità piuttosto che alla
vanagloria, alla sostanza più che alla parvenza, alla
concretezza più che alle lusinghe fantasiose, alla fine un po’ di classe
politica di maggior spessore si riuscirebbe pure a tirarla fuori.
Così, purtroppo, non è e c’è da credere che difficilmente sarà diverso in futuro, anzi.
Proprio per questo, in ogni caso, teniamoci e coltiviamo come un seme
prezioso la lezione di Paolo Siani, con l’auspicio che dia dei frutti,
magari anche modesti, e di non doverla solo incorniciare come una cosa
bella da ricordare.
di Pasquale Petrillo - 17/10/2015
fonte: ulisseonline.it
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