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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

27/04/14

Staffan De Mistura a Capri, i Marò nelle grinfie dell'India










 Staffan De Mistura: dopo due anni inconcludenti sul caso dei marò, un buen retiro pagato a Anacapri



Staffan De Mistura, cui il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha dato il benservito da plenipotenziario per la vicenda dei marò in India, si è trovato una collocazione di tutto rispetto e da invidiare: sarà il direttore generale della “Fondazione Axel Munthe”, a Capri, anzi Anacapri. Il posto, ha scritto Vincenzo Nigro su Repubblica, glielo ha dato il Governo della Svezia, dove Staffan De Mistura è nato e di cui era e forse è ancora cittadino.
Staffan De Mistura paga per il fallimento della trattativa per liberare i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dalle grinfie degli indiani.  Magari non tutte le colpe sono sue: lo hanno condizionato le mire del ministro degli Esteri del 2012 Giulio Terzi e del primo ministro Mario Monti, l’inadeguatezza complessiva dell’apparato diplomatico italiano, già apprezzata nelle varie vicende di navi ostaggio dei pirati; tutti elementi che si sono aggiunti a dei probabili limiti individuali.
La nuova sede di Staffan De Mistura è uno dei posti più belli del mondo, sulla punta di Anacapri, dove duemila anni fa viveva nella sua villa diffusa fra le rocce l’imperatore Tiberio, dividendo il suo tempo fra le cure del potere e quelle dei suoi piaceri immortalati da Svetonio e da Tinto Brass; circa un secolo fa lo psichiatra svedese Axel Munthe recuperò le rovine, costruì una villa e vi si trasferì, raccontando la storia in un bellissimo libro, “La storia di San Michele”, ormai fuori commercio se non dell’usato.
Contemplando l’ineguagliabile panorama che si gode dal picco di Anacapri, Staffan De Mistura potrà meditare sugli errori commessi e sulle tante parole un po’ difficili da capire che ha detto, frasi degne delle ultime parole famose della Domenica del Corriere dei bei tempi: da quella che lui e i due marò erano “un team” o quella che gli indiani
hanno capito che la pazienza dell’Italia è finita”,
a metà fra Cicerone e Mussolini, fino all’ultima di un mese prima del siluramento:
“Dobbiamo reagire con glacialità, ma spero con efficacia”.
Tra i molti articoli che hanno trattato la notizia del siluramento di Staffan De Mistura, quello di Pino Corrias sul Fatto merita speciale citazione:
“Non riuscendo a rimpatriare i due marò italiani, il Governo ha deciso di rimpatriare lui, il molto diplomatico Staffan de Mistura, marchese dalmata, classe 1947, dichiarando “esaurito il suo ruolo”.
Peccato. Ci stavamo abituando ai suoi sorridenti briefing che di quando in quando ci aggiornavano che “un passo avanti è stato fatto” con le autorità indiane, niente paura, “la ragionevolezza prevarrà”. E i marò? “Sono seri. Determinati. Con il morale fermo”. Eccetera.
Questo per una dozzina di viaggetti business class tra Roma e l’India, sempre con guardaroba adeguato alle stagioni – lino, cotone, cachemire – e agli alti consessi convocati in qualità [prima di sottosegretario agli Esteri del Governo tecnico di Mario Monti e poi] di Inviato speciale del governo, nomina di Enrico Letta, mentre ogni filo diplomatico si ingarbugliava, battaglioni di studi legali dislocati sui due emisferi si spedivano raffiche di diffide, deduzioni, memorie.
I tempi del processo si diluivano al punto che tra conflitti legislativi e altri labirinti procedurali, sono trascorsi 26 mesi e ancora non s’è capito chi debba giudicare Massimiliano La Torre e Sebastiano Girone e neppure quale sia esattamente il loro capo di imputazione.
Non proprio un successo diplomatico. Per di più, considerando la statura del nostro Staffan, e a volo d’uccello la sua biografia. Nato da famiglia nobile a Stoccolma. Apolide, federalista, massone. Romano d’adozione, anzi pariolino. Ginnasio dai Gesuiti. Laurea alla Sapienza con tesi preveggente in “Negoziati complessi”. All’Onu dal 1971″.
Staffan De Mistura, prosegue il racconto di Pino Corrias, ha scalato molte
“perigliose missioni destinate ai luoghi insanguinati del pianeta, Ruanda, Somalia, Iraq, Afghanistan. Organizzando dalle sedi diplomatiche più adatte spedizioni umanitarie e assistenza ai profughi. Ma sempre traversando i bordi di quelle immani tragedie da una distanza di sicurezza, parlandone ai convegni e alle cene che li completavano, dove esibiva la sua proverbiale competenza nel baciamano. Carlo Azeglio Ciampi nel 1999 gli conferisce la cittadinanza italiana. Giorgio Napolitano lo nomina Grande Ufficiale. La città di Trieste lo festeggia Dalmata dell’Anno”.
Possibile che, si chiede Pino Corrias,
“di tanti onori in patria, nulla sia trapelato in India?


L’americano Edward Luttwak
“ha risposte semplici a questioni complesse”:
“Staffan è solo un bellimbusto e in India è considerato un cretino”,
anche se facendo così Luttwak, secondo Pino Corrias,
“dimentica quante cose si siano intrecciate intorno a questo braccio di ferro: il nazionalismo indiano che pretende massime pene per gli italiani, gli 8 miliardi di dollari di interscambi commerciali, l’incolumità del nostro ambasciatore Daniele Mancini, varie campagne elettorali in India e persino quella permanente in Italia”.
Anche Vincenzo Nigro, pur non potendo negare il fallimento di De Mistura, gli trova delle attenuanti,
non solo per il precipitare dell’annuncio (“Secondo fonti della Farnesina, l’accelerazione annunciata ieri dalla Mogherini e dal ministro della Difesa Roberta Pinotti in audizione alla Camera è stata suggerita dal presidente del Consiglio Renzi anche per contrastare gli attacchi al governo sul caso marò a poche settimane dalle elezioni europee. E in effetti della “nuova squadra” che dovrà occuparsi dei due fucilieri di Marina per ora ancora non si ha notizia, se non del fatto che sarà un gruppo di esperti tecnico-giuridici”),
non solo per la correttezza del comportamento di De Mistura (“da “soldato” della diplomazia, ha commentato la scelta del governo dicendo di condividerla, «questa nuova, importante, e necessaria svolta richiede giustamente una nuova squadra di sostegno a tale specifico impegno: sono totalmente convinto che l’Italia saprà riportare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in Patria con onore»),
ma anche per gli ingiusti attacchi di cui è stato vittima da parte di personaggi che dovrebbero solo e sempre tacere:
“Contro De Mistura infieriscono i suoi avversari politici, innanzitutto Ignazio La Russa, che era ministro della Difesa quando fu varata la legge che mise i marò a bordo delle navi civili con procedure e regole di ingaggio che hanno poi prodotto l’incidente di 2 anni fa. Dice La Russa che «con il benservito a De Mistura e il via ad una fase di internazionalizzazione della vicenda ma con tre mesi di ritardo, anche il ministro degli Esteri Mogherini converge sulle posizioni sostenute da sempre da Fratelli d’Italia». De Mistura era stato nominato “inviato speciale” per il caso marò da Monti provocando l’immediata gelosia dell’allora ministro degli Esteri Giulio Terzi. Appena possibile, Terzi lo aveva escluso dal negoziato con l’India, e oggi lo attacca anche senza nominarlo: «Mi chiedo se questa del governo Renzi è la tattica ispirata da uno dei protagonisti dello scellerato rinvio in India dei due marò il 22 marzo dell’anno scorso, dopo aver partecipato ad un’opera di convincimento sui due militari, insieme all’allora ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, perché non si opponessero al loro ritorno». Lui, Terzi, approvò il rientro in India, salvo decidere poi di cavalcare il caso per provare a entrare in politica. Cosa che per ora non gli è riuscita”.


Staffan De Mistura, cui il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha dato il benservito da plenipotenziario per la vicenda dei marò in India, si è trovato una collocazione di tutto rispetto e da invidiare: sarà il direttore generale della “Fondazione Axel Munthe”, a Capri, anzi Anacapri. Il posto, ha scritto Vincenzo Nigro su Repubblica, glielo ha dato il Governo della Svezia, dove Staffan De Mistura è nato e di cui era e forse è ancora cittadino.
Staffan De Mistura paga per il fallimento della trattativa per liberare i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dalle grinfie degli indiani.  Magari non tutte le colpe sono sue: lo hanno condizionato le mire del ministro degli Esteri del 2012 Giulio Terzi e del primo ministro Mario Monti, l’inadeguatezza complessiva dell’apparato diplomatico italiano, già apprezzata nelle varie vicende di navi ostaggio dei pirati; tutti elementi che si sono aggiunti a dei probabili limiti individuali.
La nuova sede di Staffan De Mistura è uno dei posti più belli del mondo, sulla punta di Anacapri, dove duemila anni fa viveva nella sua villa diffusa fra le rocce l’imperatore Tiberio, dividendo il suo tempo fra le cure del potere e quelle dei suoi piaceri immortalati da Svetonio e da Tinto Brass; circa un secolo fa lo psichiatra svedese Axel Munthe recuperò le rovine, costruì una villa e vi si trasferì, raccontando la storia in un bellissimo libro, “La storia di San Michele”, ormai fuori commercio se non dell’usato.
Contemplando l’ineguagliabile panorama che si gode dal picco di Anacapri, Staffan De Mistura potrà meditare sugli errori commessi e sulle tante parole un po’ difficili da capire che ha detto, frasi degne delle ultime parole famose della Domenica del Corriere dei bei tempi: da quella che lui e i due marò erano “un team” o quella che gli indiani
hanno capito che la pazienza dell’Italia è finita”,
a metà fra Cicerone e Mussolini, fino all’ultima di un mese prima del siluramento:
“Dobbiamo reagire con glacialità, ma spero con efficacia”.
Tra i molti articoli che hanno trattato la notizia del siluramento di Staffan De Mistura, quello di Pino Corrias sul Fatto merita speciale citazione:
“Non riuscendo a rimpatriare i due marò italiani, il Governo ha deciso di rimpatriare lui, il molto diplomatico Staffan de Mistura, marchese dalmata, classe 1947, dichiarando “esaurito il suo ruolo”.
Peccato. Ci stavamo abituando ai suoi sorridenti briefing che di quando in quando ci aggiornavano che “un passo avanti è stato fatto” con le autorità indiane, niente paura, “la ragionevolezza prevarrà”. E i marò? “Sono seri. Determinati. Con il morale fermo”. Eccetera.
Questo per una dozzina di viaggetti business class tra Roma e l’India, sempre con guardaroba adeguato alle stagioni – lino, cotone, cachemire – e agli alti consessi convocati in qualità [prima di sottosegretario agli Esteri del Governo tecnico di Mario Monti e poi] di Inviato speciale del governo, nomina di Enrico Letta, mentre ogni filo diplomatico si ingarbugliava, battaglioni di studi legali dislocati sui due emisferi si spedivano raffiche di diffide, deduzioni, memorie.
I tempi del processo si diluivano al punto che tra conflitti legislativi e altri labirinti procedurali, sono trascorsi 26 mesi e ancora non s’è capito chi debba giudicare Massimiliano La Torre e Sebastiano Girone e neppure quale sia esattamente il loro capo di imputazione.
Non proprio un successo diplomatico. Per di più, considerando la statura del nostro Staffan, e a volo d’uccello la sua biografia. Nato da famiglia nobile a Stoccolma. Apolide, federalista, massone. Romano d’adozione, anzi pariolino. Ginnasio dai Gesuiti. Laurea alla Sapienza con tesi preveggente in “Negoziati complessi”. All’Onu dal 1971″.
Staffan De Mistura, prosegue il racconto di Pino Corrias, ha scalato molte
“perigliose missioni destinate ai luoghi insanguinati del pianeta, Ruanda, Somalia, Iraq, Afghanistan. Organizzando dalle sedi diplomatiche più adatte spedizioni umanitarie e assistenza ai profughi. Ma sempre traversando i bordi di quelle immani tragedie da una distanza di sicurezza, parlandone ai convegni e alle cene che li completavano, dove esibiva la sua proverbiale competenza nel baciamano. Carlo Azeglio Ciampi nel 1999 gli conferisce la cittadinanza italiana. Giorgio Napolitano lo nomina Grande Ufficiale. La città di Trieste lo festeggia Dalmata dell’Anno”.
Possibile che, si chiede Pino Corrias,
“di tanti onori in patria, nulla sia trapelato in India?
L’americano Edward Luttwak
“ha risposte semplici a questioni complesse”:
“Staffan è solo un bellimbusto e in India è considerato un cretino”,
anche se facendo così Luttwak, secondo Pino Corrias,
“dimentica quante cose si siano intrecciate intorno a questo braccio di ferro: il nazionalismo indiano che pretende massime pene per gli italiani, gli 8 miliardi di dollari di interscambi commerciali, l’incolumità del nostro ambasciatore Daniele Mancini, varie campagne elettorali in India e persino quella permanente in Italia”.
Anche Vincenzo Nigro, pur non potendo negare il fallimento di De Mistura, gli trova delle attenuanti,
non solo per il precipitare dell’annuncio (“Secondo fonti della Farnesina, l’accelerazione annunciata ieri dalla Mogherini e dal ministro della Difesa Roberta Pinotti in audizione alla Camera è stata suggerita dal presidente del Consiglio Renzi anche per contrastare gli attacchi al governo sul caso marò a poche settimane dalle elezioni europee. E in effetti della “nuova squadra” che dovrà occuparsi dei due fucilieri di Marina per ora ancora non si ha notizia, se non del fatto che sarà un gruppo di esperti tecnico-giuridici”),
non solo per la correttezza del comportamento di De Mistura (“da “soldato” della diplomazia, ha commentato la scelta del governo dicendo di condividerla, «questa nuova, importante, e necessaria svolta richiede giustamente una nuova squadra di sostegno a tale specifico impegno: sono totalmente convinto che l’Italia saprà riportare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in Patria con onore»),
ma anche per gli ingiusti attacchi di cui è stato vittima da parte di personaggi che dovrebbero solo e sempre tacere:
“Contro De Mistura infieriscono i suoi avversari politici, innanzitutto Ignazio La Russa, che era ministro della Difesa quando fu varata la legge che mise i marò a bordo delle navi civili con procedure e regole di ingaggio che hanno poi prodotto l’incidente di 2 anni fa. Dice La Russa che «con il benservito a De Mistura e il via ad una fase di internazionalizzazione della vicenda ma con tre mesi di ritardo, anche il ministro degli Esteri Mogherini converge sulle posizioni sostenute da sempre da Fratelli d’Italia». De Mistura era stato nominato “inviato speciale” per il caso marò da Monti provocando l’immediata gelosia dell’allora ministro degli Esteri Giulio Terzi. Appena possibile, Terzi lo aveva escluso dal negoziato con l’India, e oggi lo attacca anche senza nominarlo: «Mi chiedo se questa del governo Renzi è la tattica ispirata da uno dei protagonisti dello scellerato rinvio in India dei due marò il 22 marzo dell’anno scorso, dopo aver partecipato ad un’opera di convincimento sui due militari, insieme all’allora ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, perché non si opponessero al loro ritorno». Lui, Terzi, approvò il rientro in India, salvo decidere poi di cavalcare il caso per provare a entrare in politica. Cosa che per ora non gli è riuscita”.

Pubblicato il 26 aprile 2014

fonte: http://www.blitzquotidiano.it

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