Non
smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi
domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i
dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate
voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non
crescerà mai.
PREMESSA
Il complesso
Lido Delle Salzare nasce a inizio anni ‘90, 7 palazzine di 36
appartamenti ciascuna per un totale di 250 alloggi. Il Serpentone,
così viene soprannominato, sin dal principio è stato oggetto di
vicissitudini giudiziarie, vuoi perché sembra non sia stato
rispettato il progetto approvato o la destinazione d'uso; vuoi,
soprattutto, a causa di “sviste, o errori di comunicazione” tra
il Comune di Ardea e il Ministero dei Beni culturali. Il permesso a
edificare viene infatti dato su un’area di enorme valore
archeologico , Castrum Inui, dove sarebbe sbarcato Enea; uno
dei più importanti siti venuti alla luce sul litorale romano.
COMPLESSO "LIDO DELLE SALZARE.
7 PALAZZINE DALLA "A" ALLA "G"
Tutto
il complesso è delimitato da un muro di cinta con ingressi su Via
Ancona 44
Ingresso/i lato nord
ingresso/i lato sud
Condomìni confinanti
con il Complesso "L.d.S."
Più che una
svista, cecità assoluta. E quando ci si rende conto dell'errore il
complesso è praticamente ultimato e molti appartamenti sono già
stati venduti. Non è il caso, per ora, di spiegare perché
tutto ciò sia potuto accadere, e poi non sarebbe certo il primo
fabbricato del quale si accerti l'abuso solo a
costruzione ultimata.
Il residence
viene confiscato, iniziano una serie di denunce e contenziosi, e
tutta l'area diventa terra di conquista. Alcuni appartamenti vengono
abusivamente affittati ed altri altrettanto abusivamente occupati da
stranieri, extracomunitari prevalentemente di etnia rom e marocchina.
Il complesso diventa teatro di una infinita serie di atti criminosi,
disordini, spaccio di droga, smontaggio di auto rubate, sparatorie...
E ancora: interventi delle forze delle ordine, blitz che hanno lo
scopo di sorprendere ed allontanare clandestini e delinquenti.
Basta cliccare "Le Salzare" su un qualsiasi motore di ricerca.
Basta cliccare "Le Salzare" su un qualsiasi motore di ricerca.
Forse una
gestione più accorta da parte delle Istituzioni avrebbe potuto
evitare questo disastro, forse è mancata un'azione di controllo e di
intelligence, capace di prevedere - non era difficile intuirlo -
quanto sarebbe potuto accadere, attuando le opportune contromisure.
Forse.
Fatto è che
tra un crimine e l'altro e notizie di cronaca nera si arriva al 2009
quando, probabilmente a seguito di accordi con il curatore
fallimentare, il Comune riceve l'affido in custodia degli immobili
ed il complesso viene in seguito acquisito dal Comune.
Una grande
opportunità con la quale l'Amministrazione comunale avrebbe potuto
“riscattarsi”, far prevalere lo stato di diritto. Ad onor del
vero si pensa di destinare parte dei fabbricati ad uffici (la
palazzina "A"), ma il progetto fallirà miseramente
continuando a regnare anarchia e illegalità.
DECORO
URBANO E BUONI ESEMPI.... VANTAGGI PER TUTTA LA COMUNITA'.
Su Via
Arezzo e Via Ascoli Piceno persistono, già dal 1985, alcuni
Condomìni con gli appartamenti che affacciano sulle suddette vie. La
situazione che si era venuta a creare nel confinante Complesso “Lido
delle Salzare” era motivo di grande preoccupazione. Pur trovandosi
al di là di un muro di confine erano evidenti segni di degrado e
abbandono e gli articoli di stampa che narravano di atti criminosi
accrescevano il senso di preoccupazione ed apprensione. Si pensò
quindi di curare al massimo l'aspetto delle due vie, con particolare
attenzione al decoro urbano. Vennero installati, e sono ancora
perfettamente funzionanti, sette pali luce a norma; ai lati delle due
strade furono interrate piante ornamentali e fu stipulato un
contratto con un giardiniere per la cura del verde e la pulizia. Si
provvedeva altresì a riparare con asfalto le buche sul manto
stradale (l'ultimo intervento ad aprile 2014). Tutto a proprie spese.
Un vantaggio per l’intera comunità, un costante impegno che voleva
essere un messaggio mirato e di esempio per un vivere civile.
In effetti,
e con grande soddisfazione, la cura del verde ed altre iniziative
(sempre con particolare attenzione al decoro urbano), iniziarono ad
essere messe in atto anche da altri cittadini, coloro le cui
abitazioni affacciavano sul prosieguo di Via Ascoli Piceno, su Via
Alessandria e su un tratto di Via Ancona.
IL
CANCELLO
Durante la
fase di costruzione del residence “Lido delle Salzare”, il
costruttore trovò difficoltà nel far accedere i mezzi che
trasportavano il materiale edile attraverso gli ingressi posti in Via
Ancona. Questi dunque si procurò, dopo aver prima consultato gli
amministratori ed i proprietari degli appartamenti che affacciavano
su Via Arezzo e Via Ascoli Piceno, un ulteriore passaggio lungo il
muro di confine, più precisamente all'angolo di intersezione delle
suddette vie, con l'obbligo ad opera ultimata di ripristinarlo e di
riparare il manto stradale danneggiato. Il varco fu realizzato ad
arte, con due spallette di rinforzo sui lati dell'apertura per meglio
sostenere il peso di un cancello in ferro che fu installato a difesa
del materiale giacente nel cantiere. (Vd. foto).
Purtroppo a
fine lavori, anche a causa di alcuni dissapori, l'impegno non fu
mantenuto, e così rimase il cancello che fu chiuso con una robusta
catena e un grosso lucchetto. L'asfalto fu ripristinato dagli
abitanti di Via Arezzo e Via Ascoli Piceno. Per 21 anni quel cancello
non fu mai nemmeno sfiorato.
Fino al 5
febbraio 2010.
L'INIZIO
Come
sopra accennato, in data 11 dicembre 2009 veniva effettuato uno
sgombero per i 36 appartamenti della Palazzina ”A” del complesso
edilizio. All'operazione presero parte agenti della Polizia
Locale di Ardea, i carabinieri della Stazione di Tor San Lorenzo e i
carabinieri della Compagnia di Anzio. L’obiettivo
dell'Amministrazione Eufemi era quello di affidare gli appartamenti
liberati ad alcune organizzazioni ONLUS:
Fu
in quella occasione che vennero posti alcuni manufatti in cemento
nelle immediate adiacenze della Palazzina “B” (Vd.
Foto/ostacoli), probabilmente allo scopo di impedire il transito
delle autovetture durante i lavori di ristrutturazione della
palazzina sgomberata.
Dopo pochi
giorni, forse per motivi legati alla liceità dell'intervento, il
progetto fu abbandonato, i lavori di ristrutturazione interrotti e
scomparve anche il personale al quale era stata affidata la
sorveglianza della palazzina, con il prevedibile e non contrastato
risultato che gli appartamenti furono nuovamente, abusivamente
occupati. Per evitarlo sarebbe bastato murare porte e finestre.
Nessuno però
si preoccupò di far rimuovere gli ostacoli. Inoltre
restò agibile, anche per l'uscita dal complesso, l'accesso di Via
Ancona 44.
Fu per tale
motivo, probabilmente, che nei giorni successivi vennero posizionati
alcuni ostacoli in cemento nelle immediate vicinanze delle palazzine
E, F, G. (Vd. foto), per mezzo dei quali si impediva il
passaggio delle autovetture ai condomini residenti nelle palazzine
A, B, C, D. La possibilità di entrare o uscire dal Complesso restò
dunque prerogativa esclusiva dei condomini delle prime suddette
palazzine.
in
direzione verso il basso/sinistra l'uscita dal residence.
Sarebbe
bastato chiedere al competente ufficio del Comune di ripristinare
l'altro passaggio, quello il cui transito veniva ancora impedito
dagli ostacoli posizionati in occasione dello sgombero della Pal. “A”
e mai più rimossi.
Inspiegabilmente però, nonostante numerosi contatti con le autorità locali, la situazione restò invariata, nessun provvedimento venne adottato, ed in data 5 febbraio 2010 fu aperto, divelto e poi fatto sparire, senza autorizzazione alcuna, il cancello metallico su Via Arezzo, angolo Via Ascoli Piceno. Forse dagli abitanti delle palazzine a cui veniva impedito il transito? O dagli stessi abitanti che avevano collocato gli ostacoli?
IL VARCO
DELLA VERGOGNA
L'abuso fu
immediatamente comunicato al Sindaco ed alla polizia locale, ma
l’unico risultato fu una mail, ricevuta a seguito dell'iniziativa
di un singolo, nella quale un consigliere in carica comunicava, dopo
aver contattato anche il primo cittadino, che l'amministrazione
comunale non aveva dato alcuna autorizzazione ad abbattere quel
cancello.
Attraverso
quel varco/0 numerose autovetture di proprietà degli occupanti (per
la maggior parte abusivi), delle palazzine A-B-C-D si immettevano,
anche a velocità sostenuta, in Via Arezzo e Via Ascoli Piceno, con
grave pericolo per l'incolumità degli abitanti e degli avventori del
luogo, in particolar modo bambini in bici.
Va
sottolineato infatti che, grazie alla cura prestata dagli abitanti
tutti ed alla presenza dei 7 lampioni le due strade (in quanto le
uniche illuminate), erano divenute meta privilegiata per nonni e
genitori con al seguito nipoti e figli, anche piccolissimi nei loro
carrozzini. Almeno in due casi, di cui si ha testimonianza,
si sfiorò la tragedia.
Alcune
autovetture parcheggiavano sulle aiuole distruggendo e danneggiando
le piante interrate (molte delle quali furono sradicate). Costante la
presenza di sacchetti di spazzatura, bottiglie vuote e rifiuti di
ogni genere, abbandonati lungo il ciglio delle due strade, sempre
prontamente rimossi dagli abitanti che provvedevano sempre e comunque
a ripulire e ripristinare quanto danneggiato.
Purtroppo
quel varco divenne anche il punto di riferimento per traffici
illeciti.
Frequenti
i furti alle auto, trovate aperte o con i vetri infranti e private di
qualsiasi oggetto potesse essere rubato. Ed a questo vanno aggiunti
atti di vandalismo, auto e moto rubate all'interno dei giardini,
alcuni furti nelle abitazioni ed altre gravissime problematiche, non
qui elencabili, denunciate più volte alla locale stazione dei
carabinieri, alla Polizia Locale, ed alla casa comunale tramite
lettere Racc. al Sindaco. Raccomandate tutte rimaste senza risposta,
nelle quali si segnalava la grave situazione che si era venuta a
creare. Niente però sembrava riuscire a far comprendere alle
Istituzioni il grave disagio sociale e la disperazione nella quale si
trovava una intera comunità.
Una
estate terribile e da incubo quella del 2010, con i bambini chiusi in
casa, poco prudente anche restare affacciati ai balconi delle
proprie abitazioni per non essere testimoni di alcuni “passaggi”
e risse. Quasi assente anche il passeggio serale ed altre attività
di svago. Ostaggi in casa propria... Un dramma che, al di la della
liceità o meno di quanto attuato con la posa degli ostacoli in
cemento nei pressi delle palazzine E, F e G, si sarebbe potuto
evitare semplicemente rimuovendo quelli collocati al limite della
palazzina B in occasione dello sgombero della palazzina A e che,
nonostante tutto, ancora non venivano rimossi.
IL
RIPRISTINO DEL MURO DI CINTA - VERSO L'ABBATTIMENTO DELLA PALAZZINA
“A”
Finalmente,
dopo altre visite presso le autorità locali e numerosi reclami e
segnalazioni, qualcuno sembrò finalmente rendersi conto dei
gravissimi problemi e dei danni causati dal varco abusivamente
aperto, e venne ripristinato il muro di cinta con la posa in opera di
un muretto in cemento armato ancorato a quello preesistente. Era il 6
settembre 2010.
Tornò un
po’ di serenità.
Il 2 marzo
del 2012 gli abitanti della palazzina A ricevevano un’ordinanza
firmata dal Sindaco con l'intimazione a lasciare gli appartamenti e
il 14 marzo la palazzina veniva abbattuta.
SI
RIPIOMBA NEL TERRORE E NELL'INSICUREZZA
Erano
passati tre giorni dall'inizio della demolizione della palazzina A
quando un mezzo impiegato nei lavori abbatté la porzione di muro
ripristinato il 6 settembre 2010, il materiale di risulta venne
utilizzato per rinforzare uno degli ostacoli adiacenti le palazzine
E, F e G, e lo stesso mezzo realizzava anche due solcati in punti
diversi (Vd. Foto).
In
basso a destra..il varco - a sinitra la direzione verso l'uscita da
Complesso
Immediata la
richiesta di chiarimenti alle autorità locali ma dalle risposte
trapelava il caos assoluto: E' stato il Comune … No! I
Carabinieri... No! Lo ha chiesto la ditta che sta eseguendo i lavori
e verrà prontamente ripristinato, devono passare i camion con il
materiale di risulta.
Non si
riusciva a capire cosa fosse veramente successo e da quel varco non è
mai passato alcun camion, nemmeno un operaio con la cardarella.
A
demolizione ultimata i blocchi in cemento posizionati in occasione
dello sgombero della palazzina A in data 11 dicembre 2009 (Vd. Sopra)
restano ancora al loro posto, ad impedire l'ingresso e l'uscita degli
occupanti delle palazzine B, C, D.
Palazzina
"A" già abbattuta. Ancora presenti (area centrale) gli ostacoli che
impediscono il transito delle autovetture.
Quelle che
invece iniziano nuovamente a transitare sono le autovetture delle
altre palazzine B, C, e D, che attraverso quel varco si immettono in
Via Arezzo e Via Ascoli Piceno. A demolizione avvenuta si ripiomba
nel terrore, nella disperazione e nell'insicurezza. Permettere che
delle autovetture attraversino quel varco, anche a velocità
sostenuta, in un angolo retto formato dall'intersezione di due strade
a doppia circolazione è fuori da ogni logica. E se si continua
a permetterlo dopo aver ricevuto segnalazione che molte delle
autovetture che lo attraversano lo fanno senza curarsi minimamente
del sopraggiungere di altri automezzi, dei bambini in bici o
trasportati nelle carrozzine dalle mamme , è un atto criminale.
A maggio
2012 si chiede un incontro con il neo nominato Sindaco, il
quale - in attesa che il muro venga ripristinato - fa collocare
due manufatti in cemento per impedire il passaggio delle autovetture.
- Ma, a tutt'oggi, il muro di cinta non è stato ancora ripristinato
-
Con il
perdurare del varco aperto si riaffacciano prepotentemente i
gravissimi problemi precedentemente elencati. Non è risolto
nemmeno quello del transito delle autovetture, visto che alcune
arrivano a velocità sostenuta frenando e sgommando in prossimità
del varco, dove riprendono i traffici illeciti. C’è poi una
new entry, quella dei venditori abusivi ospitati nel complesso
nel periodo estivo che, prima di far passare i loro carrettini
al di sopra degli ostacoli allo scopo di accedere al complesso,
spesso abbandonano rifiuti di ogni tipo.
E un'altra beffa: alcuni, avviliti e sfiduciati, cercano di vendere la propria abitazione, ma si rendono amaramente conto che quel varco è la causa principale del deprezzamento delle stesse, che arriva fino al 30/40% del loro reale valore. Nonostante tutto non si arrendono i residenti delle due vie, che continuano il loro lavoro teso a curare il verde, a promuovere ogni azione per il mantenimento del decoro urbano e di un vivere civile, ripristinando come e quando possibile lo stato del manto stradale.
Viene
intanto presentato un altro esposto nel quale si rappresenta anche il
preoccupante e drammatico degrado igienico sanitario che persiste nel confinate
Complesso. Ma nulla accade di veramente significativo.
FIGLI DI UN DIO MINORE
Mentre si
attendeva, con una fiducia nello Stato e nelle locali autorità
inevitabilmente sempre più in calo, che qualcosa di positivo
accadesse, a qualcuno capitò, girovagando su Internet, di imbattersi
in un video relativo ad un servizio andato in onda su una rete locale
subito dopo l'abbattimento della palazzina A. Presenti in
trasmissione, tra gli altri, anche il consigliere Franco Marcucci, il
giornalista Luigi Centore, l'amministratore del residence ed alcuni
condomini delle palazzine E, F e G, che pare avessero costituito
un altro condominio denominato "La Fenice" si suppone per
pratiche prettamente amministrative (probabilmente a causa di mancati
pagamenti di quote condominiali da parte degli occupanti delle
rimanenti palazzine).
Un video
chiarificatore che ha permesso finalmente di comprendere i motivi che
comportarono ''l'urgente'' abbattimento di quel tratto di muro di cinta,
del complesso “Lido delle Salzare”.
Assurdo,
raggelante, incredibile ed inspiegabile.
Eccolo:
CRONACHE DI PROVINCIA su Telepontina - LE SALZARE
Quello che
interessa, inerente a quanto finora esposto, accade al minuto 46:35.
A parlare è il consigliere Franco Marcucci che dichiara, con
riferimento agli abitanti delle palazzine E, F, G: "Quelle
persone che hanno l'atto regolare... verranno tutelate (...) tanto è
vero che...”. Il cosa si evince subito
dopo, quando al min. 47:00 lo stesso consigliere tira in ballo
proprio quel varco, realizzato con un abbattimento abusivo come
riconosciuto dalla stessa amministrazione comunale, e richiuso con um
muretto.
Sembra
ci tenga in modo particolare a rimarcarlo: "Sono stato
proprio io personalmente a farlo abbattere per motivi di sicurezza".
Questo dopo aver parlato il giorno prima con qualcuno presente nello
studio che indica ma che non viene inquadrato.
Subito dopo
chiarisce anche quali erano i motivi di tanto allarme sociale, al
min.47:52: "Poiché le macchine delle palazzine B, C e D
erano costrette a passare davanti a voi ed uscire dal vostro
cancello", intendendo con voi le palazzine E, F, G, e con il
cancello l'unica possibilità rimasta per uscire dal Complesso.
Il tutto
accompagnato da una mimica ed una gestualità inquietanti.
Stupore,
sbigottimento e incredulità per chi aveva subito quanto su
esposto.
Possibile
che il consigliere Marcucci non sapesse che bastava rimuovere quegli
ostacoli posizionati nel 2009 a ridosso della palazzina B e poi
abbandonati, per consentire, se proprio si voleva, un'altra uscita?
Perché nessuno dei presenti glielo fa notare? Come può essere
possibile che nessuno tra Sindaco, Assessori, Consiglieri
Comunali, Polizia Locale, Carabinieri non gli abbia rappresentato le
disastrose conseguenze causate dalla prima apertura abusiva di quel
varco?
Con quale
autorità ci si può permettere di umiliare, calpestare e
condannare famiglie intere all'insicurezza ed alla disperazione
con tanta superficialità e noncuranza. Chi lo aveva autorizzato?
Il complesso "Lido delle Salzare" dispone davanti al suo ingresso, in Via Ancona 44, di un’enorme area per il parcheggio e di ampi spazi: per quale motivo si riapre un pericoloso varco sull'intersezione di due vie a doppio senso, e non in quell'area?
Negli
articoli di cronaca nera che riguardano il residence si accenna
spesso alle attività illecite e delinquenziali riconducibili agli
occupanti abusivi delle palazzine A (ora abbattuta), B, C e D: lo
sbocco su Via Ancona avrebbe permesso anche l'utilizzo delle
telecamere installate su un traliccio antistante il complesso (Vd.
foto), un controllo accurato che avrebbe assicurato un eccellente
grado di sicurezza su tutta l'area. Invece si è preferito riaprire
un varco, di fatto incontrollato, che oltre ad aver causato i disastri già ampiamente
descritti, era stato soprannominato "Il bancomat della
droga". Perché ????
Va poi
ricordato, ancora una volta, che sarebbe bastato rimuovere
quegli ostacoli posizionati, e poi dimenticati, dall'Amministrazione
comunale nel 2009.
Tra quanto
dichiarato dal consigliere per giustificare l'abbattimento e i danni
incalcolabili che quel varco aveva causato e causa tutt’oggi, c'è
una abissale e macroscopica sproporzione. Assurda !! Tanto che molti
tra coloro che hanno visionato il video avanzano più di un dubbio
sui reali motivi. Quali interessi si volevano favorire, di chi.
E perché?!
Qualcun
altro osserva che lo sgombero della palazzina A nel 2009,
l'abbattimento del cancello nel febbraio 2010 e quello
ingiustificato del tratto di muro di cinta nel 2012, sono avvenuti in
periodi pre-elettorali, considerandoli dunque solo un modo per
raccattare qualche voto. Gli abitanti di Via Arezzo e Via
Ascoli Piceno, infatti, per la maggior parte avventori estivi e non
residenti, votano altrove. Ma deve trattarsi di semplici coincidenze,
altrimenti ciò sarebbe mostruoso, soprattutto considerando i
gravissimi danni causati.
E poi ad
Ardea queste cose non succedono.
L'ULTIMA
CHICCA
Nel
frattempo, dopo la palazzina A vengono abbattute anche le palazzine B
e C. la situazione, per i propietari degli appartamenti dei condomìni
che affacciano su Via Arezzo e Via A. Piceno, migliora ma resta un
clima di forte disagio sociale e persistono le problematiche più
gravi, alcuni sono seriamente intenzionati a vendere, qualcuno lo fa
svendendo...altri affittano, in tutti una infinita tristezza, quella
di chi vede svanire un sogno e vanificata tutta la passione profusa
per assicurare a quella'area un più che adeguato decoro urbano
favorendo anche un buon grado si sicurezza, non solo a vantaggio
della comunità ma anche della stessa Amministrazione Comunale.
E' stato
forse questo l'errore ??
In questo clima, ad aprile c.a., viene nuovamente rappresentata al Sindaco la grave situazione. Questi invia una nota all'Uff tecnico per la risoluzione del problema , più volte rappresentato e di estrema importanza per la sicureza pubblica, ovvero la chiusura di quel varco. Segue la risposta nella quale il responsabile sembra apprendere per la prima volta l'esistenza di quel problema, e comunque rappresenta la volontà, con il coivolgimento degli organi interessati, ad eseguire quanto richiesto. Bene....non era poi così difficile.
Poi, il 13
maggio c.a. si apprende di una ordinanza del Comandante della Polizia Locale di Ardea con la quale viene interdetto il traffico veicolare
attraverso il varco di accesso del complesso "Le Salzare"
(quello ad angolo con Via Ascoli Piceno) e l'atto scaturisce tra le
azioni di contrasto alla illegalità per la tutela della pubblica
incolumità.
Quello che
sorprende, forse eccessivamente sospettosi dopo le innumerevoli prese
per i fondelli, è che quel varco abusivo venga indicato come "varco
di accesso (.....) del complesso Le Salzare", più esattamente,
Lido delle Salzare, e si vieta il traffico veicolare che è già
impedito dagli ostacoli in cemento che il Sindaco aveva fatto
posizionare nel maggio 2012.....e che sono ancora lì!
Quello
non è mai stato un varco di accesso, solo una apertura abusiva, non
si è nemmeno in presenza di un numero civico. Insomma,
sospettare dopo tante delusioni è lecito, sembra di scorgere il
tentativo di voler certificare come "legale" quello che
invece è un abuso, come già esistente un acesso che non era mai
esistito.
Intanto quel varco è ancora lì, a testimonianza di una amministrazione che non è stata capace di tutelare i propri cittadini, di garantire sicurezza e legalità, di gestire situazioni di emergenza, causando invece danni irreparabili e di incalcolabile gravità............tutto per un muretto lungo 4 metri.
Ebbene, in
questi anni, con particolare riferimento a questa vicenda, si è
avuta la spiacevolissima sensazione che lo Stato fosse assente...Ora
vi è la certezza, qui lo Stato non c'è.
...................
- copiosa giurisprudenza in materia afferma a chiare lettere la necessità di un intervento immediato da parte dell’Amministrazione in situazioni di pericolo e di urgenza,
- breve massima giurisprudenziale: “ (…) il trascorrere del tempo non interrompe il nesso di immediatezza tra pericolo e reazione dell’amministrazione (….) dovendosi ragionevolmente ritenere che il ritardo accentui piuttosto che escludere la necessità e l’urgenza di fronteggiare il pericolo ancora esistente (…)” (T.A.R. LAZIO, sez.. II, 1 marzo 2002, N. 1582);
- Art. 2043
c.c. : Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno
ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il
danno.
.................
Un doveroso
pensiero va a quei proprietari di alcuni appartamenti del Complesso
"Lido delle Salzare" che li vede per primi ed ancora, dopo circa 25 anni,
a dover penare ed essere in apprensione per una situazione non ancora definita e ai quali non
si può che esprimere comprensione e vicinanza. Tuttavia, onestamente, non
si può pretendere che un problema presente al loro interno
venga risolto causando danni così gravi e penalizzanti ad
altri. Non è giusto.
..................................................... to be continued
e.emme
e.emme
Ottimo articolo. Spiega benissimo tutta la nostra preoccupazione.
RispondiEliminaQuello che è accaduto in quel complesso è vergogno, inaccettabile, centinania di famiglie che vivono al confine con il complesso sono state condannate all'insicurezza da amministratori che di fatto hanno permesso l'espansione della criminalità in tutta l'area ..... sarebbe bastato un accurato controllo del territorio ed adeguate azioni di prevenzione....e non si venga a dire che "non hanno potuto"...chi vive lì sa che "non hanno voluto".
EliminaPERCHE ?????