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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

26/12/19

Roghi tossici a Tor San Lorenzo, l’associazione Nuova California scrive alle istituzioni

I cittadini temono per la loro salute e sono oramai esasperati,per l’odore acre e irrespirabile.


- 25 Dicembre 2019 - 18:59


Ardea – “Il sottoscritto Piero D’Angeli, presidente della scrivente in intestazioni, con la presente intende denunciare lo stato di profondo abbandono del nostro territorio (Tor San Lorenzo e Nuova California – Ardea), ogni giorno, sin dalle prime luci dell’alba fino a tarda notte, ci ritroviamo a respirare l’odore nauseante dei roghi tossici, io credo che chi mette in pericolo la salute e la vita stessa di un’intera comunità, di interi paesi, o di intere città debba essere arrestato per tentato omicidio plurimo” – comincia con queste parole la lettera inviata alle istituzioni dall’associazione Nuova California.

“Questi continui roghi rischiano seriamente di farci ammalare tutti, se continua così, lentamente e intenzionalmente faremo la stessa fine della terra dei fuochi, ormai le persone appena sentono la frase “sai chi ha il tumore?” rabbrividiscono, perché sappiamo tutti che da questo male raramente si esce vittoriosi e che prima o poi capiterà a chi amiamo o a noi stessi, si, perché nessuno di noi si ritiene così fortunato da scampare a tale male perché si tratta solo di fortuna se non lo conosci: il mostro.
Diverse sono le segnalazioni ricevute da parte di tanti cittadini, che temono per la loro salute e sono oramai esasperati, per l’odore acre e irrespirabile.

La cosa triste sapete qual è? che noi siamo soli, soli a combattere contro chi ci vuole ammazzare, camminiamo per strada attenti ai mucchi di rifiuti, quasi facciamo la guardia per paura che venga incendiato, cerchiamo di fare il nostro dovere ogni santo giorno, perché questo avviene proprio quasi ogni giorno, ma vedete, noi siamo così piccoli e impotenti di fronte a questi eventi che abbiamo necessariamente bisogno dello Stato per poterne uscire.
Lo sappiamo, lo abbiamo capito, lo stato é un padre assente, forse colpevole, non lo so, non voglio nemmeno pensare che sia possibile, perché un padre non uccide i propri figli, i figli vanno protetti, curati e noi siamo in pericolo costantemente, dobbiamo essere tutelati. Lo stato può, lo stato deve perché senza popolo alla fine non ha motivo di esistere. Il mio appello è chiaro, forte.
Gli unici odori che vorremmo respirare sono: l’odore della brezza marina, del caffè, dell’erba verde, del pesce appena pescato, della frutta fresca e dell’aria frizzante del mattino. Noi Vogliamo semplicemente vivere.

Come senz’altro sapete la “stagione” dei roghi tossici, non è mai di fatto cessata. Se essa sembrava sopita, grazie al fatto che fino alla fine del mese di Maggio si sono avuti frequenti piovaschi che hanno senz’altro limitato l’accensione dei roghi e temperature piuttosto basse che non hanno consentito ai cittadini di tenere le finestre aperte di sera e di conseguenza di accorgersi di ciò che continuava a perpetuarsi, con l’elevarsi improvviso delle temperature, tutti hanno avuto modo di comprendere che tale fenomeno non si è mai arrestato.

Non vogliamo dilungarci nello snocciolare gli allarmanti dati sull’alta incidenza delle patologie tumorali divulgati periodicamente dall’Istituto Superiore di Sanità, rispetto ad altre zone d’Italia, dati che senz’alt ro conoscerete, a nome di tanti altri concittadini che continuamente ci sollecitano a fare qualcosa, vi chiediamo:

1) Di richiedere, anche tramite il Prefetto di Roma, che le Forze dell’Ordine con il supporto se  necessario dell’Esercito Italiano presidino il territorio, anche con l’invio di ulteriori unità, da richiedere ai vari Ministeri competenti.

2) La rimozione dei cumuli di rifiuti, anche pericolosi, tuttora presenti in varie zone, specialmente alle Salzare e dintorni,

3) Un controllo più serrato da parte della Polizia Municipale e delle Forze dell’Ordine, dei furgoni che trasportano illecitamente rifiuti, che spesso risultano sprovvisti di copertura assicurativa e collaudo, oltre che del pagamento della tassa automobilistica, che mettono così a repentaglio l’incolumità altrui e la possibilità di risarcimento in caso di sinistro.

4) Individuazione delle varie attività che smaltiscono i rifiuti illegalmente e loro relative sanzioni.

5) Individuazione, da parte degli enti competenti, con conseguente monitoraggio della presenza nell’aria di inquinanti (come diossina o metalli pesanti).

6) Di coinvolgere quanto più possibile, limitatamente alle proprie responsabilità che comunque sono tante, gli altri soggetti del nostro territorio presenti nelle istituzioni, i Consiglieri Metropolitani, i Consiglieri Regionali, i Deputati italiani ed europei, i Senatori della Repubblica, i membri del Governo.

I problemi del nostro territorio non finiscono qui: continuiamo ad avere furti in abitazioni e presso esercizi commerciali; abbiamo una viabilità da terzo mondo, con strade provinciali dissestate continuamente e strade comunali che aspettano da anni di essere asfaltate; la maggior parte delle strade è priva di illuminazione stradale e segnaletica; non abbiamo parchi per i nostri bambini, una piazza e una scuola superiore; non abbiamo piste ciclabili e un lungomare dignitoso.
Le testate giornalistiche del territorio hanno più volte rimarcato i grandi problemi di questa città ai margini di “Città di Roma Capitale”, ma nulla nel tempo è stato fatto.
I cittadini e i commercianti sono oramai esasperati e sperano in un intervento, che possa ridare finalmente un futuro dignitoso a questa città dalle enormi potenzialità, sia storiche che turistiche.
Certi di un vostro interessamento immediato in merito, e restando sempre a disposizione per eventuali aggiornamenti e/o scambi di idee, formuliamo alle SS.VV. i nostri più Cordiali Saluti, ricordando, qualora ve ne fosse bisogno, che ciò che facciamo, lo facciamo solo ed esclusivamente per la tutela della salute nostra, dei nostri figli e delle generazioni che verranno, a cui desidereremmo tanto lasciare una città vivibile”.


Leggi anche: 


08/12/19

Ardea, sequestrati e rapinati in casa i proprietari del bar Laurentina

Altro colpo: svaligiato il ristorante Sora Teresa sul lungomare degli ardeatini


Ardea – Questa notte è stata sequestrata una famiglia composta da due persone moglie e marito gestori e proprietari del bar “Laurentina” sito in via Laurentina angolo imbocco per la via Pontina direzione Latina. 

I due coniugi, sono stati raggiunti vero le 20,30 nell’appartamento dove abitano, dopo aver chiuso il locale, un bar Tabacchi tavola calda, da quattro malviventi che armati di asce, coltelli e “maleppeggio” attrezzo edile, si sono fatti consegnare dai due impauriti coniugi soldi ed oro, dopo si sono fatti aprire il locale ed hanno razziato scatoloni di sigarette, ingente il bottino.
Per la fuga hanno rubato l’auto del malcapitato barista dove hanno caricato la refurtiva e si sono dileguati facendo perdere per il momento le loro tracce.
Sul posto i carabinieri della locale tenenza che hanno provveduto da subito ad avviare le indagini coordinate dal C/te Lorenzo Buschittari della compagnia carabinieri di Anzio competente per territorio.

 

 

Svaligiato il ristorante Sora Teresa

 

Purtroppo non è stato l’unico episodio delinquenziale, questa notte. In Lungomare egli Ardeatini angolo via Brescia, è stata svaligiata la cantina del noto ristorante “Sora Teresa” dove i malviventi hanno asportato bottiglie di vino pregiato, per un ingente valore.
I malviventi comunque non contenti hanno vandalizzato i vetri delle finestre del salone ristorante mandandoli in frantumi.

E’ allarme criminalità

 

Ormai Ardea sembra essere sempre più preda di malfattori dove non manca notte che non avvengono incursioni ladresche e vandaliche specialmente in questa ultima settimana: i furti sulla Laurentina poco distante dal bar “Laurentina” sere fa fu razziato il vivaio “Celilli”, il tentato il furto nel supermercato “Sodifor”, il colpo alla BCC con asportazione del bancomat.
Infine, nelle scorse ore, i carabinieri della tenenza sono dovuti intervenire in forze per arrestare i tre egiziani che avevano malmenato il consorte della consigliera Leghista (leggi qui) a sprangate di ferro in testa facendolo ricoverare presso la clinica Sant’Anna con 30 giorni di prognosi salvo complicazioni. I tre sono stati tratti in arresto e denunciati per tentato omicidio ma le indagini sono ancora in corso.

di - 07 Dicembre 2019 

fonte: https://www.ilfaroonline.it/2019/12/07/ardea-sequestrati-e-rapinati-in-casa-i-proprietari-del-bar-laurentina/307788/

#ardea #comunediardea #marinadiardea #sicurezzaurbana #lungomaredegliardeatini #torsanlorenzo #polizialocaleardea #carabinieriardea #amministrazioneardea 

06/12/19

ARDEA .. Lido delle Salzare, una vergogna infinita ( con aggiornamento 8 febbraio 2020 / 20 marzo 2020 )




ARDEA (Roma) - Tor San Lorenzo

Un servizio di CAN10/Ostia del 26 marzo 2019 sull'ennesimo sopralluogo di un nucleo della Guardia Nazionale Ambientale volto a denunciare l'estremo degrado e l'evidente emergenza igienico sanitaria riscontrata presso il complesso immobiliare "Lido delle Salzare".
Complesso oggetto di numerosi atti giudiziari , dichiarato abusivo, da abbattere come da sentenze passate in giudicato del TAR del Lazio prima e del Consiglio di Stato dopo,  e allo stato proprietà del Comune di Ardea.

Troppo lungo sarebbe ora narrarne tutta la storia, che abbraccia un ventennio,  ben conosciuta dagli abitanti di Ardea e Tor San Lorenzo, dagli organi di informazione locali, e da molti altri che fanno finta di non sapere.


      foto di repertorio, aprile 2019




L'articolo/video parla erroneamente di nuova discarica, ma quel che si vede, e non è tutto, è una vergona che va avanti da anni senza che nessuno intervenga radicalmente, il più assoluto menefreghismo per il concreto pericolo di contrarre malattie importanti a danno di chi vive in  quegli appartamenti e per chi soggiorna, soprattutto nel periodo estivo, nelle immediante vicinanze del complesso in questione.




Dopo il 26 marzo 2019 è accaduto qualcosa ? Assolutamente no !! i rifiuti di ogni genere e provenienza aumentano giorno dopo giorno senza nessun intervento da parte delle istituzioni locali, tantomeno da parte di chi, come la Procura della Repubblica, il NOE, la ASL, la Polizia Locale e le Forze dell'Ordine, è stato più volte sollecitato ad intervenire con segnalazioni ed esposti.

Restiamo in attesa
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Aggiornamento - 8 febbraio 2020


Allo stato nulla è cambiato, nessun intevento, mentre il degrado ambientale, l'emergenza igienico sanitaria ed il pericolo per la salute pubblica sono sempre più presenti.

Di seguito foto del febbraio 2020 che si pubblicano per gentile concessione del geometra Luigi Centore.  

Se per qualsiasi motivo tutti questi rifiuti dovessero andare a fuoco, le coseguenze per l'ambiente e i residenti sarebbero disastrose.






  








 


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Aggiornamento - 20 marzo 2020

Nulla è cambiato, ancora nessun intervento,  mentre la già enorme quantità di rifiuti continua ad aumentare così come il degrado ambientale, l'emergenza igienico sanitaria ed il pericolo per la salute pubblica sempre più incombente.

In verità qualcosa è cambiato, è accaduto quello che si temeva e che già era stato in qualche modo preannunciato nel precedente aggiornamento dell'8 febbraio 2020 ( rpt "Se per qualsiasi motivo tutti questi rifiuti dovessero andare a fuoco, le coseguenze per l'ambiente e i residenti sarebbero disastrose").

* " Un violento incendio si è sviluppato intorno alle 20 del 18 marzo. Ad andare a fuoco una gran quantità di rifiuti abbandonati a lato della palazzina "D"


Incendio


Il fumo e l’odore acre hanno infastidito le famiglie che abitano nelle palazzine confinanti e nello stesso complesso. La segnalazione dell’incendio è arrivata anche al sindaco Mario Savarese, che ha provveduto a girare l’allarme al Comandante della Polizia Locale di Ardea Sergio Ierace. Sono stati avvisati anche i Carabinieri della Tenenza di Ardea, che si sono recati immediatamente sul posto coordinati dal comandante Ten. Antonio Calabrese "




* "Altro incendio il 19 marzo, questa volta ad andare a fuoco sono stati i rifiuti di ogni genere accatastati nel sottoscala della palazzina D. Aria irrespirabile, e fumo nero che ha invaso i palazzi intorno e il Consorzio “Sabbie d’Oro”. Questo avvenimento non è nuovo ai residenti della zona, che da anni continuano ad avanzare richieste per porre fine alla situazione di abusivismo, delinquenza e degrado in cui versa il territorio.
Sono ancora da accertare le dinamiche dell’incendio. Sul posto sono intervenuti tempestivamente i Vigili del Fuoco del Distaccamento di Pomezia e i Carabinieri della Tenenza di Ardea "























Adesso c'è il timore che venga dato fuoco anche alla gran quantità di rifiuti abbandonati alle spalle della palazzina "D" e della "E". 
Dopo questi ultimi episodi si confida in qualche intervento delle istituzioni comunali preposte al controllo del territorio e alla tutela della sicurezza urbana e della salute pubblica.

Restiamo in attesa


Leggi anche :
e.emme

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26/11/19

Perché la riforma del Mes è un disastro per l’Italia



Ora Gualtieri dice che va tutto bene, ma la riforma del Meccanismo europeo di stabilità inciderà pesantemente sui nostri conti

conte gualtieri manovra

Adesso Banca d’Italia e il vice direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica fanno marcia indietro, e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd) dichiara che tutto va bene, che la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) in dirittura d’arrivo non modifica le condizioni per l’accesso al prestito da parte dei paesi dell’eurozona e non obbliga chi ne fa richiesta alla ristrutturazione del debito (traduzione: a non rimborsare in tutto o in parte i titoli di Stato ai detentori piccoli e grandi per ridurre l’indebitamento pubblico).

Settimana scorsa

Ma non era così settimana scorsa e quella precedente, quando prima Giancarlo Galli (già deputato Pd e capo economista di Confindustria prima di diventare vice direttore dell’Osservatorio sui conti) in audizione presso le Commissioni riunite V e XIV della Camera dei Deputati e poi il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in occasione di un seminario sull’unione monetaria lanciavano l’allarme sui contenuti della riforma del Mes, il Fondo salva-stati creato dai paesi dell’Eurozona nel 2011 per intervenire in casi di crisi finanziarie dei paesi partecipanti.

Un colpo di pistola

Galli l’ha definita «un colpo di pistola a sangue freddo alla tempia dei risparmiatori, una sorta di bail-in applicato a milioni di risparmiatori». L’economista ed ex parlamentare aveva esordito nella sua audizione dichiarando «la riforma del Mes contiene elementi di criticità per l’Italia abbastanza forti». Aveva poi spiegato che è un’entità esterna al perimetro delle istituzioni europee, creato con un trattato ad hoc, e che quindi non risponde al Parlamento Europeo. Che la riforma sposterà l’asse del potere economico nell’eurozona dalla Commissione Europea al Mes, che diventerebbe il vero “Fondo Monetario Europeo”, a immagine del Fondo Monetario Internazionale (Fmi).

La precondizione per chiedere aiuti

E che la criticità è la seguente:
«Nella riforma che viene proposta emerge in modo implicito ma abbastanza chiaro l’idea che un paese che chiede aiuto al Mes debba ristrutturare preventivamente il proprio debito pubblico nel caso in cui non sia ritenuto sostenibile dallo stesso Mes. La novità sta nell’idea che la ristrutturazione diventi una precondizione pressoché automatica per ottenere gli aiuti. Questa idea che si debba stabilire una regola che obblighi alla ristrutturazione un paese che chiede accesso ai fondi del Mes e abbia un debito giudicato insostenibile è stata espressa in modo molto esplicito e ripetutamente da esponenti come il governatore della Bundesbank Jens Weidmann. (…) Si danno gli aiuti, ma li si condizionano alla ristrutturazione del debito, il che dovrebbe evitare quel “rischio morale” che ha spinto alcuni paesi a non fare gli aggiustamenti necessari».

A chi dare gli aiuti

Galli ha citato la dichiarazione franco-tedesca di Mesenberg, che afferma che gli aiuti del Mes vanno dati solo dopo un’analisi della sostenibilità del debito del paese che ne fa richiesta, e ha espresso la sua preoccupazione per la riaffermazione del concetto di “private sector involvement” nelle azioni di aggiustamento, una perifrasi per indicare che potranno non essere ripagati titoli di Stato detenuti dai privati.
«Ho l’impressione che le clausole single limb (sistema per facilitare le ristrutturazioni di titoli – ndr) siano introdotte avendo in mente l’Italia e dando al mercato un segnale negativo sull’Italia».

Una calamità immensa

Nella situazione italiana, dove il 70 per cento del debito è detenuto da soggetti residenti in Italia,
«la ristrutturazione sarebbe una calamità immensa, con distruzione di risparmio, fallimento di banche, disoccupazione, impoverimento della popolazione. Una ristrutturazione sarebbe un colpo di pistola a sangue freddo alla tempia dei risparmiatori, una sorta di bail-in di massa applicato a milioni di risparmiatori innocenti».
«Azioni o parole che possano ingenerare nei mercati anche solo il timore di una ristrutturazione o di un default vanno considerati un pericolo per l’Italia e per gli italiani. Per questo motivo noi ci preoccupiamo delle proposte di revisione del trattato Mes».

Una spirale perversa

Parole simili a quelle che di lì a poco avrebbe pronunciato Ignazio Visco:
«I piccoli ed incerti benefici di una ristrutturazione del debito», avrebbe detto sabato 16 novembre, «devono essere bilanciati con il rischio enorme che il semplice annuncio di una sua ristrutturazione possa innescare una spirale perversa di aspettative di default, le quali potrebbero rilevarsi autoavveranti».

Fondo ammazza stati

Insomma, gli interventi di autorevoli economisti venivano a confermare quello che l’opposizione di centrodestra andava dicendo coi toni esagitati del dibattito politico, definendo il Mes in gestazione «Fondo ammazza stati» (Matteo Salvini), «nuova eurofollia» (Giorgia Meloni), un evento così traumatico che richiederà «burro e vaselina» (Claudio Borghi), un’iniziativa tedesca che causerebbe «gravi danni al sistema bancario italiano» (Renato Brunetta). Nel suo blog Luciano Barra Caracciolo, sottosegretario agli Affari europei nel primo governo Conte, scrive:
«La riforma del Mes impone una scelta, obbligata e senza alternative, tra ristrutturazione del debito pubblico o definitiva ristrutturazione sociale italiana, cioè uno sconvolgimento ordinamentale e dunque costituzionale».

Si rimangiano tutto

Sono passati pochi giorni e sia Bankitalia che Galli si sono rimangiati buona parte delle loro affermazioni. Visco non avrebbe «messo in guardia» dalla riforma, ma solo «espresso cautela». Galli adesso dice che le sue parole sono state strumentalizzate, e che nonostante i problemi che la riforma presenta per l’Italia,
«i nostri negoziatori sono riusciti a espungere ciò che era nelle intenzioni chiaramente espresse da molti esponenti dell’establishment del Nord Europa e cioè la ristrutturazione automatica e preventiva del debito dei paesi che si rivolgessero al Mes per assistenza: la ristrutturazione non è automatica, perché dipende dall’esito dell’analisi di sostenibilità del debito».

La riforma in sintesi

La ristrutturazione non è automatica? Andiamo a vedere cosa prevede in sintesi la riforma. Le condizioni per i prestiti, se la riforma dovesse essere confermata nella forma attuale, sarebbero le seguenti: 1) non essere in procedura d’infrazione; 2) vantare un deficit inferiore al 3 per cento da almeno due anni; 3) avere un rapporto deficit/Pil sotto il 60 per cento (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni).

Default di Bot e Cct

Chiaramente l’Italia non rientra nel punto 3: il nostro rapporto debito/Pil è del 134,8 per cento e non lo stiamo riducendo di 6,5 punti percentuali ogni due anni. Dunque la realtà è questa: se l’Italia, che ha versato al Mes 14,3 miliardi di euro che sono serviti per aiutare Cipro, Grecia, Spagna e Irlanda, dovesse avere bisogno in un futuro prossimo di un prestito del Mes, non potrebbe ottenerlo a meno che non intervenga selvaggiamente per rendere sostenibile il proprio debito agli occhi dei tecnici del Mes, cioè dichiarando un default su parte dei Bot, Cct, ecc. Coi nostri soldi stiamo aiutando mezza Europa, ma non potremo nemmeno averli indietro per aiutare noi stessi. Se prima non decapitiamo i nostri risparmiatori.


23/10/19

Il governicchio del caos



Il governicchio del caosCome era inevitabile che accadesse, un governicchio tenuto insieme dalla necessità di evitare il voto anticipato non poteva che impantanarsi tra gli impervi ostacoli della Legge di Bilancio. Ciò è quanto sostiene l’autorevole Stefano Folli il quale, pur non trovando in questo particolari novità rispetto al passato, sottolinea: “Non è la prima volta che un governo di coalizione boccheggia davanti agli scogli della legge di bilancio, come insegna la storia della Prima e un po' anche della cosiddetta Seconda RepubblicaTuttavia è la prima volta che un Esecutivo appena nato – meno di due mesi fa – risulta essere così sfilacciato, privo di qualsiasi collante politico, non diciamo di un'idea condivisa del futuro. È il suo vizio d'origine, essendo nato unicamente per evitare le elezioni guadagnando tempo”.

Ecco, la stringata enunciazione di Folli fotografa in modo piuttosto esauriente la precaria condizione che sta vivendo l’attuale maggioranza, nella quale tende a predominare una crescente confusione, se non un vero e proprio caos, che prima o poi sfocerà in una inevitabile crisi politica.

In particolare, nel caso di un andamento ancor più sfavorevole della nostra già disastrata economia, con gli inevitabile contraccolpi sullo spread, il formidabile collante dell’autoconservazione parlamentare non potrà più bastare per tenere insieme forze politiche così distanti. D’altro canto, nel mondo globalizzato già in parecchi intravedono l’arrivo di una crisi economica, favorita dalla guerra doganale in atto, la quale avrebbe per l’Italia dei debiti e delle tasse ripercussioni catastrofiche. In tal senso se l’Esecutivo giallo-rosso avesse realmente inteso proteggere, almeno nei limiti del possibile, il Paese nell’eventualità di uno scenario di grave congiuntura internazionale, avrebbe dovuto prioritariamente intervenire con l’accetta sui due insensati provvedimenti adottati dal primo Governo Conte, ovvero Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Avrebbe dovuto, inoltre, rimettere in discussione l’altrettanto insensata, dal momento che anche in questo frangente si è fatto ampio ricorso al deficit, politica dei bonus, con quello degli 80 euro in testa, fortemente voluta da Matteo Renzi.

Invece si è seguita la vecchia linea che ha fin qui caratterizzato praticamente tutti i Governi degli ultimi cinquant’anni: tenere in piedi le precedenti leggi di spesa, raschiando il fondo del barile dei conti pubblici nel disperato tentativo di aggiungerne altre. E tutto questo da sacrificare sull’altare supremo del consenso, mascherato con il solito e oramai logoro campionario di buone intenzioni con cui lastricare l’inevitabile inferno che ci attende. Da qui discende il sempre più indigesto fritto misto di una manovra caratterizzata da misure altrettanto insensate rispetto a quelle che non si è avuto il coraggio di modificare. Misure che impongono nuove tasse e nuove coercizioni, come l’assurda battaglia contro l’uso del contante, e che contengono ulteriori elementi di terrorismo fiscale, in ossequio alla vocazione forcaiola dei grillini, soprattutto ai danni dei nuovi kulaki, cioè la grande platea dei lavoratori indipendenti di questo disgraziatissimo Paese.



13/10/19

Metti un Volpi nel pollaio Copasir

Metti un Volpi nel pollaio CopasirNella guerra degli spioni alla quale tutta la politica partecipa, la Lega di Matteo Salvini mette a segno un colpo decisivo: la nomina di un proprio rappresentante alla presidenza del Copasir, il Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica. Si tratta del deputato Raffaele Volpi che succede al “demLorenzo Guerini, nel frattempo diventato ministro della Difesa. Col cambio della maggioranza, la presidenza del Copasir sarebbe comunque toccata a un rappresentante delle opposizioni. Ed è stato il leghista a spuntarla con 6 voti su dieci. Poi, tre schede bianche e un voto al deputato Elio Vito.

La sua vittoria va di traverso ai Cinque Stelle i quali pur di sbarrare la strada a un uomo di Salvini hanno tentato un accordo con Forza Italia per convogliare i voti sul forzista della Commissione, Elio Vito. Questa volta però l’asse con il Partito Democratico non ha funzionato. I “dem” si sono acconciati ad appoggiare il leghista probabilmente perché neanche a loro dispiace che da qualche parte in Parlamento vi sia qualcuno in grado di tenere sulla corda il premier Giuseppe Conte. Già, perché l’ex avvocato del popolo oggi migliore amico di se stesso, da qualche tempo si è montato la testa. Il rapporto privilegiato con Donald Trump lo ha mandato su di giri. Le sue dichiarazioni lambiscono il delirio lucido, come quella di dirsi nella relationship con l’Amministrazione americana più duro di Bettino Craxi a Sigonella. Un paragone bugiardo e inelegante per autopromuoversi.

Fu Beppe Grillo a dargli dell’elevato e lui ha cominciato a comportarsi da tale. Ma in politica l’autoesaltazione non funziona quasi mai. I sostenitori, in casa grillina, cominciano a stufarsi di essere trattati dal premier come Kleenex. Vorrebbero contare nelle scelte di governo e non sentirsi scavalcati da un arrogante “ghe pensi mi” che sulla bocca di un foggiano suona strano. Sul fronte Pd e renziano di “Italia Viva” la priorità resta quella di stare al Governo, ma non necessariamente di tenersi Giuseppe Conte. E allora perché non lasciare che ci pensi la Lega a cuocere a fuoco lento l’avvocato arrembante sulla graticola del Copasir? Per questo speciale barbecue non poteva essere scelto cuoco più adeguato.

L’onorevole Raffaele Volpi è il campione del “democristianesimo” realizzato al tempo dei tweet. Uno di basso profilo, poco incline ai riflettori e ancor meno a rispondere alle domande dei giornalisti. Il curriculum è quello del burocrate. Diplomato geometra, una carriera da funzionario di partito. Una storia parlamentare relativamente lunga (nel 2008 la sua prima volta alla Camera) e senza particolari picchi di notorietà. Al Governo una sola volta, nel 2018, da Sottosegretario alla Difesa. Insomma, una vita in grigio che, associata all’aspetto piuttosto bonario da nonno intento a portare al mattino i nipotini a scuola, potrebbe ingenerare qualche dubbio sull’adeguatezza al ruolo, difficilissimo, di presidente della Commissione che controlla gli apparati di Sicurezza del Paese. Ma l’apparenza inganna. Volpi è il classico mastino che quando addenta la preda non la molla. Uomo-macchina, abituato a muoversi al riparo dalle luci della ribalta, è l’uomo a cui Salvini ha affidato la conquista del Sud. È lui che ha chiamato a raccolta i vecchi arnesi della destra post-almirantiana e finiana, non sempre di adamantina illibatezza e con qualche inciampo giudiziario di troppo nel curriculum, per rimetterli in circolazione dopo una gigantesca cosmesi. E per questa operazione-nostalgia è stato premiato dal Segretario federale in persona che lo ha nominato, lo scorso luglio, proconsole della Lega in Campania, ufficialmente coordinatore regionale per vigilare sugli irrequieti neo-leghisti campani.

Volpi ha il fiuto del cane da tartufi per cui, c’è da scommettere, affronterà il confronto con il Presidente del Consiglio sulla questione, spinosa, degli incontri segreti con il ministro delle Giustizia statunitense William Barr e della sua collaborazione con gli 007 americani alla ricerca di prove del presunto complotto dei Democratici Usa per incastrare Donald Trump, prendendola alla lontana. Non è un velocista, ma un passista. Da spalatore non si accontenterà delle chiacchiere argute che vorrà propinargli il presidente del Consiglio, ma vorrà scavare. Potrebbe voler sentire tutti quelli del Dis, dal capo operativo Gennaro Vecchione, all’ultimo usciere della sede romana. Poi toccherà a quelli delle strutture Aise e Aisi. E con tutti proverà a instaurare un feeling, basato sulla reciproca utilità nel più classico spirito del do-ut-des. Volpi non è tipo da lasciare nessuno a bocca asciutta, ma neppure di restare lui a pancia vuota. Lavorerà ai fianchi i suoi interlocutori fino a quando non avrà ottenuto ciò che vuole sapere. Il che non è affatto una buona notizia per Conte.

Se il premier pensava di giocarsi anche quelli del Copasir come si è girato e rigirato i suoi sprovveduti grillini, si prepari a cambiare tattica. Non se la caverà raccontando ai Commissari che, da garante di tutti, avrebbe coperto le malefatte compiute dai suoi predecessori a Palazzo Chigi, in particolare quelle di un sempre più nervoso Matteo Renzi che minaccia fuoco e fiamme contro chi provi a incastrarlo con l’affaire Russiagate. Non faccia conto sull’aiuto del presidente Trump. Visto come “The Donald” usa e getta persone e gruppi dopo essersene servito, come volta le spalle agli alleati per fare gli interessi americani e della sua Amministrazione, Conte non provi a rifare lo scherzetto dell’Affidavit dello scorso agosto, per intenderci quello di “Giuseppi... A very talented man who will hopefully remain Prime Minister!” passato alla storia nel novero delle stranezze dell’uomo della Casa Bianca. Certi coup de théâtre riescono una volta sola. E non se la caverà neppure tirando in ballo il Quirinale. È vero che nei mesi scorsi vi è stata una forte moral suasion del Colle per tenerlo sullo scranno di Palazzo Chigi. Ciò però non implica che il presidente Sergio Mattarella se lo sia caricato nello stato di famiglia. Il problema del Quirinale era di avere un Governo in linea con l’asse di potere franco-germanico in Europa.

Da quando Beppe Grillo, padrone del Movimento Cinque Stelle, ha deciso di trasferirne il possesso, con un comodato d’uso non si capisce quanto gratuito, ai “Dem”, il rischio di un ritorno anticipato alle urne, con vittoria scontata della destra egemonizzata dalla Lega, è stato temporaneamente scongiurato. Quindi, se il premier dovesse essere silurato se ne farebbe un altro. Come si dice: morto (politicamente) il re, viva il re!

22/09/19

Quel surreale silenzio sulle insinuazioni di Salvini contro Conte, e le domande da fargli


O Salvini sa bene di cosa parla, e allora presto tornerà sull’argomento, o ha sparato alla cieca, e fingerà di non averlo mai detto. In ciascuno dei due casi prima o poi qualcuno gliene chiederà conto, di quel metodo insinuante e di quel merito inquietante

(open.online) – C’è qualcosa di surreale nella densa cortina di silenzio che ha accompagnato quasi ovunque le parole di Matteo Salvini nei confronti di Giuseppe Conte. Eppure sono lì, tuttora davanti ai nostri occhi, nella loro pesante brutalità: «Conte? Ha tradito gli Italiani per salvare la sua poltrona, ha qualcosa del suo passato da nascondere?» .
Parole distillate e soppesate, non pronunciate a caldo nel mercato milanese che ieri mattina il leader leghista aveva visitato, tra applausi e fischi, o in una delle quotidiane dirette Facebook. Sedici parole che compongono una nota che gli addetti stampa di Salvini hanno inviato ai giornalisti alle 12.45 di ieri. Richiesti di precisare come si inquadrasse quella domanda retorica, rispondevano in tempo reale si trattava di una nota a commento di quel che aveva appena detto Conte alla festa di Atreju.
Il premier non aveva detto in realtà molto di più che nei giorni scorsi circa il cambio della maggioranza. Aveva semmai affermato che la Lega si è trovata completamente isolata in Europa, perché gli alleati sovranisti dell’Est, l’ungherese Orban e il polacco Kaczynski, si sono ben guardati dal rompere col partito popolare europeo e con la Von der Leyen. Non piacevole per Salvini, ma fattualmente vero.
Eppure è arrivata quella nota di commento. Ora, essa sarebbe stata durissima anche se l’avesse scritta e diffusa l’ultimo eletto della Lega. Ma se a firmarla è l’ex vicepremier di Conte…
Il sospetto che insinua Salvini è grave e greve: che Giuseppe Conte sia stato costretto a «tradire gli italiani» (ma in realtà a buttar fuori dal governo i leghisti) per la necessità di rimanere a Palazzo Chigi. E non per poltronismo, o per brama di potere, ma per continuare a tenere nascosto «qualcosa del suo passato».
Veleno puro, per dirla tutta. L’ombra di un qualche segreto inconfessabile, e per ciò stesso torbido e degradante. Impressiona che ad avanzare un simile sospetto, ai fini di una battaglia di potere, sia il leader più popolare del Paese. Accentua la gravità della cosa il fatto che Salvini sia stato fino a un mese fa il ministro dell’Interno, cioè il capo politico delle strutture di controllo del Paese.
Ma stupisce e sconcerta anche che, di fronte a una allusione così brutale, che il presidente del Consiglio sia sotto ricatto o abbia cambiato il corso della vicenda politica per nascondere un segreto, la reazione generale sia stato il silenzio, il far finta di non aver letto. Nessuna risposta, neanche la più scontata, straparla perché è stato battuto, o la più sarcastica, l’insuccesso gli ha dato alla testa, come disse di sé Ennio Flaiano. «Non aprite quella porta» pare che si siano detti l’un l’altro tutti i protagonisti. Della politica, ma anche del giornalismo.
Siamo giovani e non vogliamo fare i fenomeni, ma dalla logica non si scappa: o Salvini sa bene di cosa parla, e allora presto tornerà sull’argomento, o ha sparato alla cieca, e fingerà di non averlo mai detto. In ciascuno dei due casi prima o poi qualcuno gliene chiederà conto, di quel metodo insinuante e di quel merito inquietante. Intanto ci proviamo noi: senatore Salvini, cosa sa o sospetta? E pensa che si possa reclamare, con una mano, la parola al popolo, e con l’altra alimentare i veleni di palazzo?

Pubblicato su  
fonte: https://infosannio.wordpress.com/2019/09/22/quel-surreale-silenzio-sulle-insinuazioni-di-salvini-contro-conte-e-le-domande-da-fargli/

21/09/19

Migranti. Germania e Francia stanno fregando (di nuovo) l’Italia


Riaprire in modo indiscriminato i porti alle condizioni di Berlino e Parigi (che al momento sono le stesse del 2015) è una follia

Il governo giallorosso vuole dimostrare che non c’è bisogno di adottare la linea dura di Matteo Salvini per gestire la crisi migratoria. Il premier Giuseppe Conte è convinto che instaurando un nuovo rapporto di fiducia con i partner dell’Unione Europea incasserà anche la loro solidarietà. Ma tutto dimostra il contrario e prima di riaprire i porti in modo indiscriminato, il governo farebbe bene a pensarci due volte.

I MIGRANTI ECONOMICI RESTANO IN ITALIA

Come abbiamo già scritto, l’accordo tra Stati volenterosi verrà perfezionato il 23 settembre a Malta. Oggi il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron si trova a Roma per discutere dei dettagli ma se passerà la linea dei galletti per l’Italia saranno guai. Come precisa oggi Repubblica, infatti, Parigi insiste sul fatto che «nel nuovo meccanismo di ripartizione entrino solo i richiedenti asilo e non i migranti economici».
Il problema è che i migranti economici rappresentano i due terzi delle persone che sbarcano in Italia. Se l’accordo venisse chiuso così, non sarebbe diverso da quello europeo del 2015 che si è dimostrato inefficace. La Francia inoltre si è detta indisponibile «all’ipotesi di una rotazione degli sbarchi tra i porti del Mediterraneo». Sarebbe di conseguenza l’Italia a doversi far carico del riconoscimento e della registrazione dei migranti, che può richiedere mesi. E sarebbe sempre l’Italia a doversi occupare del rimpatrio dei migranti economici, con tutte le difficoltà che presenta, come si è visto negli ultimi cinque anni.

L’INGANNO DELLA GERMANIA

Anche la Germania, che a parole ha solo elogi e garanzie di collaborazione per il nuovo governo – basta leggere l’intervista di oggi del Corriere al presidente Frank-Walter Steinmeier nella quale promette «solidarietà» – non sta affatto aiutando il nostro paese. Il caso di Mahamad Fathe, lo yemenita che ieri inneggiando ad Allah ha accoltellato un militare a Milano, lo dimostra. Il 23enne era arrivato in Italia dalla Libia nel 2017 e dopo aver richiesto asilo si era spostato in Germania. Da qui era stato espulso il 12 luglio e rimandato non certo in Yemen ma in Italia, come previsto dal trattato di Dublino, in base al quale lo Stato membro competente all’esame della domanda d’asilo è quello in cui il richiedente ha fatto il proprio ingresso nell’Ue. E cioè, come sempre, l’Italia.
Bisogna ancora vedere quali saranno i dettagli dell’accordo che il governo di Conte intende firmare. Al momento, però, la solfa è sempre la stessa: l’Unione Europea vuole fare le politiche umanitarie sulla pelle dell’Italia, senza condividere gli oneri. Con una differenza: se venisse ratificata ancora una volta la redistribuzione solo di chi ha diritto all’asilo politico, l’Italia dovrebbe farsi carico anche di una parte dei migranti che da mesi, a ritmo sempre più sostenuto, arrivano in Grecia. Provenendo quasi tutti da Afghanistan e Siria, si tratta di persone alle quali facilmente sarà riconosciuto il diritto di permanere nell’Ue. Così oltre al danno, l’Italia incasserebbe anche la beffa.

Foto Ansa

13/09/19

Kunta Konte

Kunta Konte


Ci avevano detto che, d’ora in poi, il registro verbale del Presidente del Consiglio sarebbe stato improntato alla sobrietà ma poi il professore, quando si tratta di replicare a Matteo Salvini in aula, si lascia prendere la mano e va in acido. Altro che bon ton istituzionale.
Ci avevano detto che sarebbe stato il Governo della discontinuità ma poi il Premier è lo stesso, i papaveri del Partito Democratico ci hanno buttato dentro i loro figliocci e molti ex ministri come Elisabetta Trenta rischiano di essere imbucati come Sottosegretari.
Ci avevano detto “mai con Renzi”, “mai con il partito degli inquisiti”, “apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” e poi si sono trovati Matteo Renzi e Maria Elena Boschi rispettivamente come “Nostromo” e mozzo dell’attuale maggioranza. Come se non bastasse, Luigi Di Maio è “positivamente sorpreso dal Pd”. I tempi cambiano.
Ci avevano detto fino a un giorno prima che per il Pd fare un’alleanza con i Cinque Stelle era un’ipotesi da non prendere nemmeno in considerazione, ma poi si sono dovuti attaccare al bene del Paese per non attaccarsi ad altro andando a elezioni.
Ci avevano detto, in occasione delle consultazioni, che l’alleanza giallo-rossa era anzitutto sodalizio umano e poi rigida intesa sulle cose da fare, ma poi Luigi Di Maio si convoca i suoi ministri alla Farnesina e Dario Franceschini se li convoca al Nazareno e comunque ogni giorno esternano divergenze quasi insanabili. Una roba triste.
Ci avevano detto che il Governo doveva nascere per senso di responsabilità e per scongiurare un terribile aumento dell’Iva, ma poi hanno optato per l’opzione “chissenefrega” e quindi l’Iva aumenterà. Vabbè, mica stiamo a guardare il capello.
Ci avevano detto che l’operato del precedente Governo non sarebbe stato smantellato, ma poi in tema di sicurezza, di immigrazione e di economia comanderà il Partito Democratico per cui Giuseppe Conte dovrà correre a cancellare i tweet in cui, in compagnia del ministro dell’Interno, festeggiava il “Decreto sicurezza”. Conte si comporta come se prima di lui ci fosse un impostore a Palazzo Chigi.
Ci avevano detto che il Governo degli annunci sarebbe stato definitivamente archiviato e che avrebbe trionfato la serietà, ma poi hanno optato per un programma talmente vago da essere universalmente indifendibile se non quasi buffo. Sembrano Bergoglio quando straparla la domenica a Piazza San Pietro.
Ci avevano parlato dell’onestà, ma poi a Marco Travaglio si è bruciato il computer e non riesce più a trovare il database contenente tutti gli inquisiti del Pd, partito di cui anzi parla in termini lusinghieri forse perché non ricorda o, se c’era, dormiva. Brutta bestia la vecchiaia.
Ci avevano detto anche che il Governo non nasceva sotto dettatura dei papaveri di Bruxelles e che anzi l’Italia, in tempo di Governo giallorosso, aveva acquistato nuova credibilità in ambito europeo.
Poi però scopriamo che Paolo Gentiloni è stato nominato sì Commissario agli Affari economici Ue, ma è sotto tutela dell’ex Premier Lettone. Avete capito bene, l’ex Premier Lettone. Già perché la novità fresca fresca è proprio questa: ormai è palese che l’incarico a Gentiloni è solo l’osso che Ursula von der Leyen ha tirato a Giuseppe Conte come si fa con i cani ammaestrati.
L’Italia demopentastar andava ripagata per aver marginalizzato la Lega e per aver fatto nascere la cosiddetta “maggioranza Ursula”. Andava dato il contentino ad uso e consumo di propaganda interna, ma nulla di più. E il trattamento ricevuto è stato infatti davvero umiliante: non creda l’Italia, nonostante sia una potenza economica fondatrice dell’Unione europea, di stare nelle istituzioni sovranazionali come tutti gli altri Stati. Gentiloni succede agli Affari economici a Pierre Moscovici il quale, avendo potestà di vicepresidente esecutivo, era pienamente titolare del suo portafoglio. Il commissario italiano dovrà invece riportare a Valdis Dombrovskis – un campione del rigorismo europeo – che andrà a ricoprire la carica di vicepresidente esecutivo del gabinetto von der Leyen con precise deleghe agli Affari economici e che quindi è l’unico vero diretto riporto della presidente appena insediata (altro che il prestigio per l’Italia restituito da Gentiloni). E così l’Italia – fondatrice dell’Ue e ottava potenza mondiale per Pil – dovrà chiedere il permesso all’ex premier della Lettonia, la novantanovesima potenza mondiale entrata per giunta nell’Unione europea da soli quindici anni. Un po’ come gli scolaretti quando devono andare a fare la pipì.
Quindi “quegli splendidi ragazzi del Movimento” hanno fatto una rivoluzione lunga e fragorosa per farsi mettere la mordacchia da un uomo di apparato come Giuseppe Conte, per farsi trascinare dalla parte di Matteo Renzi e degli euroburocrati, per farsi umiliare con incarichi europei che assomigliano a un contentino e per nominare una vecchia carampana che risponde al nome di Paolo Gentiloni come loro rappresentante (dimezzato) in seno alle istituzioni europee.
Una fine triste, indegna e indecorosa quella di farsi normalizzare dal nuovo Kunta Kinte di Ursula von der Leyen.

27/05/19

Tor San Lorenzo/Ardea: Allarme igienico sanitario e illegalità alle Salzare ... non si può più attendere.



Sono venuto per la prima volta a Tor San Lorenzo nel 1989, da allora non sono mai mancato, e continuerò a venire, con la mia famiglia ....... ma tutto questo fa veramente male, ed è insopportabile.

     foto di repertorio - aprile 2019


(Vedi video  https://www.canaledieci.it/ardea-discarica-a-cielo-aperto-alle-salzare/)

Premesso che lì l'illegalità ha una storia lunga quasi un ventennio; che la *discarica era già presente prima che il comune posizionasse i new jersey; che si sta avvicinando il periodo delle ferie estive ................ per chi abita nelle immediate vicinanze del monumento all'ignavia l'agognato periodo di riposo e relax si prospetta ancora una volta come un incubo.

Già tanti sono quelli che non invitano più amici e parenti, non portano  bambini, figli o nipoti; è tanta la vergogna per lo spettacolo che si offre ai primi, e grande il timore che i secondi possano contrarre qualche malattia epidemica.

Per contrastare l'illegalità, il degrado e i rifiuti di ogni genere presenti da mesi, alcuni da anni ed in continuo aumento, si confidava in qualche intervento dopo le tante rimostranze,  dopo il recente video andato in onda su CAN10,  e dopo gli interventi di alcune testate giornalistiche locali, ma non è accaduto assolutamente niente  come chi da tempo vive a contatto con questo inferno aveva pronosticato. Non si può più nemmeno affittare, basta che il potenziale villeggiante dia uno sguardo verso il complesso per sentirsi dire " no grazie “ o commenti come: “ma come si fa a vivere vicino a questo schifo, è incredibile che nessuno intervenga". 
E non si possono nemmeno vendere, e tantomeno svendere, sono belle ... ma nessuno le vuole.


 Via Alessandria, strada che bisogna percorrere per visitare uno degli appartamenti al confine con il complesso residenziale (non ha avuto mai un serio intervento di manutenzione dal 1985) sembra un percorso di guerra, al suo imbocco non sfigurerebbe l'avviso: "Perdete ogni speranza voi che entrate" e viene qualche dubbio su dove si sia realmente fermato Cristo.

Non si può più tacere, non si può più accettare e sopportare passivamente .. esiste una evidente emergenza igienico sanitaria e con l'avvicinarsi della stagione estiva un concreto pericolo per la salute di residenti e villeggianti (se ci saranno). Chi deve tutelare i cittadini non può essere complice facendo finta di non vedere, non si può essere trattati in questo modo, non è accettabile. 
Non si può più attendere e sarà intrapresa ogni azione utile e necessaria affinchè intervenga la magistratura ed ogni organo preposto a garantire il sacrosanto diritto dei cittadini alla sicurezza e alla tutela della propria salute.

Copiosa giurisprudenza in materia afferma a chiare lettere la necessità di un intervento immediato da parte dell'Amministrazione in situazioni di pericolo e di urgenza, nella quale rientra a pieno titolo quella qui rappresentata.

Per brevità si riporta la seguente massima: “(...) il trascorrere del tempo non interrompe il nesso di immediatezza tra pericolo e reazione dell'Amministrazione (…) dovendosi ragionevolmente ritenere che il ritardo accentui piuttosto che escludere la necessità e l'urgenza di fronteggiare il pericolo ancora esistente (…) (T.A.R. LAZIO, SEZ.. II, 1 marzo 2002, N.1582)


* furono rimossi i rifiuti presenti sul piazzalle lato mare, ma non furono raccolti quelli lato terra, non visibili dal lungomare perchè accatastati alle spalle della palazzina "D"... Faccia pulita e mutandine sporche.

18/05/19

Ardea/Tor San Lorenzo (Roma) Incuria & Sprechi







Da alcuni mesi il quadro elettrico, lato ingresso stabilimento balneare Calypso, risulta manomesso.
E' stato più volte segnalato, così come il pericolo che qualcuno, soprattutto un bambino, possa metterci le mani e procurarsi seri danni ... ma sembra non interessare nessuno.
Il suddetto quadro, con annesso interruttore, alimenta il semaforo (Vd foto) che segnala il pericolo ( è stato impostato solo in modalità "lampeggiante) in un tratto del lungomare che risulta particolarmente pericoloso, anche per la presenza nelle immediate vicinanze di ben due fermate della nota società di servizio urbano COTRAL.
Da considerare altresì, visto l'approssimasi della stagione estiva, che il numero degli attraversamenti aumenterà in maniera esponenziale, e se il quadro elettrico dovesse esere oggetto di ulteriori manomissioni, l'inevitabile mancato funzionamento del semaforo aumenterebbe sensibilmente il pericolo per l'incolumità dei cittadini.
Quello che indigna, oltre al palese disinterese delle istituzione locali, in primis quelle addette al controllo del territorio, è l'aggravio di spesa che i cittadini dovranno affrontare per il rispristino dell'impianto, e qualora si dovesse riscontrare che questa attitudine è comune anche ad altre realtà, il danno a carico dei cittadini sarebbe ingente..
Nelle foto che seguono si può apprezzare l'avanzare dei danni causati. Sarebbe bastato riposizionare lo sportellino e chiuderlo adeguatamente, spendendo 100 invece di 1.000 in un contesto dove l'amministrazione comunale, per giustificare interventi non eseguiti, non perde occasione per dichiarare che non ci sono soldi.




 
 

















 e.emme 18.05.2019 h14:55

03/05/19

Nigeria: Jihad contro i cristiani

  • L'attuale violenza, che si è intensificata dall'inizio del 2017, "è leggermente diversa, trattandosi di una serie di attacchi mirati alle comunità cristiane e finalizzati a cacciare gli agricoltori e ad appropriarsi delle loro terre per darle ai pastori". – Nathan Johnson, International Christian Concern, direttore regionale per l'Africa.
  • "In Nigeria, i cristiani vengono trattati come cittadini di seconda classe nei dodici Stati del nord, dove viene applicata la legge della sharia. Sono perseguitati in molti modi. Le ragazze cristiane vengono rapite e costrette a sposare uomini musulmani. I pastori vengono rapiti per chiedere un riscatto. Le chiese sono vandalizzate o completamente distrutte." – Nathan Johnson.
  • "Il governo nigeriano e la comunità internazionale (...) fin dall'inizio hanno fatto ben poco per affrontare la situazione. Questa mancanza di partecipazione non è sorprendente: non riescono nemmeno a riconoscere le sue radici, ossia l'intollerante ideologia del jihad. Di conseguenza, il bilancio delle vittime cristiane non ha fatto che aumentare – e probabilmente continuerà a crescere in modo esponenziale – fino al momento in cui questa realtà non sarà soltanto riconosciuta, ma anche affrontata." – Raymond Ibrahim, autore ed esperto di Medio Oriente.




In Nigeria, i cristiani vengono massacrati dai Fulani e dai jihadisti di Boko Haram – e a nessuno sembra importare. Nella foto: Abubakar Shekau, leader di Boko Haram, da un video di propaganda di Boko Haram del novembre 2018.


In Nigeria, i cristiani vengono massacrati dai militanti Fulani e dai jihadisti di Boko Haram – e a nessuno sembra importare.
La più grave persecuzione di questi cristiani indifesi – che costituiscono metà della popolazione totale della Nigeria – ha avuto luogo soprattutto nella parte settentrionale musulmana del paese che è governata dalla legge della sharia e nei cosiddetti Stati della "Cintura di Mezzo", che è una zona di transizione tra gli Stati del nord e del sud.
Secondo l'organizzazione per i diritti umani International Christian Concern (ICC):
"A marzo, i militanti Fulani hanno continuato a compiere attacchi in tutta la regione nigeriana della Cintura di Mezzo. Gli attacchi brutali perpetrati da questi intransigenti militanti islamici generano costantemente paura tra i cristiani che vivono nella Cintura di Mezzo, mentre il bilancio delle vittime continua a salire. (...) Il mese scorso [marzo 2019], sono state uccise almeno 150 persone.
"...il vescovo nigeriano William Amove Avenya dello Stato di Benue ha dichiarato: 'Le tribù Fulani armate fino ai denti stanno uccidendo donne incinte e bambini, e stanno distruggendo le nostre piccole proprietà.
"'Questa è una bomba a tempo che minaccia di innescare l'intera regione. Non possiamo aspettare che si perpetri un genocidio di massa per intervenire', ha aggiunto.
"...Qui di seguito sono riportati i maggiori attacchi compiuti a marzo:
  1. 4 marzo, 2019: I militanti Fulani attaccano lo Stato di Benue, uccidendo 23 persone.
  2. 11 marzo 2019: Le milizie Fulani attaccano Kajuru, bruciando più di cento case e uccidendo 52 persone.
  3. 18 marzo 2019: Boko Haram assedia una città a maggioranza cristiana nello Stato di Adamawa, con più di 370 mila abitanti.
Il direttore regionale per l'Africa dell'ICC, Nathan Johnson, che di recente si è recato in Nigeria, ha detto al Gatestone che questa violenza letale è iniziata meno di 20 anni fa.
"In realtà è iniziata solo nel 2001, dopo che una serie di scontri tra musulmani e cristiani nella regione dell'Altopiano causarono la morte di più di un migliaio di persone e la distruzione di molte chiese. Nel 2018 e nel 2010, ci furono anche delle rivolte mortali e da allora la tensione tra le due comunità è aumentata".
Johnson ha rilevato che l'attuale violenza, che si è intensificata dall'inizio del 2017, "è leggermente diversa, trattandosi di una serie di attacchi mirati alle comunità cristiane e finalizzati a cacciare gli agricoltori e ad appropriarsi delle loro terre per darle ai pastori".
Secondo il responsabile dell'ICC, l'ostilità annovera una serie complessa di fattori – socio-economici (pastori contro agricoltori), etnici (soprattutto Fulani contro chiunque, tranne gli Hausa) e religiosi (musulmani contro cristiani) – tuttavia:
"Il governo nigeriano e i media mainstream hanno minimizzato il fatto che i musulmani radicali stanno massacrando le comunità cristiane in Nigeria. Preferirebbero considerare la crisi come uno scontro tra due comunità etniche o socio-economiche che si uccidono a vicenda – anche se quasi l'80 per cento delle vittime sono cristiane".
E Johnson ha aggiunto:
"In Nigeria, i cristiani vengono trattati come cittadini di seconda classe nei dodici Stati del nord, dove viene applicata la legge della sharia. Sono perseguitati in molti modi. Le ragazze cristiane vengono rapite e costrette a sposare uomini musulmani. I pastori vengono rapiti per chiedere un riscatto. Le chiese sono vandalizzate o completamente distrutte.
"I cristiani che ho incontrato durante il mio recente viaggio in Nigeria, vittime dei Fulani e di Boko Haram, sperano che altri nel mondo esprimano preoccupazione e preghino per loro. Molti non hanno cibo, acqua e riparo, perché sono stati cacciati dalle loro terre e nelle città dove si sono trasferiti non possono coltivare la terra né riescono a trovare lavoro. Centinaia di migliaia di bambini cristiani in tutto il paese non possono andare a scuola, perché i loro genitori non possono permetterselo, non hanno accesso all'istruzione o temono che i loro figli possano essere attaccati o rapiti mentre si recano a scuola o mentre sono in classe".
Come l'esperto di Medio Oriente Raymond Ibrahim ha scritto lo scorso anno:
"Il governo nigeriano e la comunità internazionale (...) fin dall'inizio hanno fatto ben poco per affrontare la situazione. Questa mancanza di partecipazione non è sorprendente: non riescono nemmeno a riconoscere le sue radici, ossia l'intollerante ideologia del jihad. Di conseguenza, il bilancio delle vittime cristiane non ha fatto che aumentare – e probabilmente continuerà a crescere in modo esponenziale – fino al momento in cui questa realtà non sarà soltanto riconosciuta, ma anche affrontata".
Uzay Bulut, una giornalista turca, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.