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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

12/03/17

Fukushima, il nucleare e i cinghiali radioattivi


Sei anni dopo la catastrofe nucleare di Fukushima. Vivere radioattivi quanto basta per non morire.
Il racconto dell’agenzia Reuters, da Namie, una cittadina costiera giapponese a quattro chilometri da Fukushima, ora quasi deserta dopo il disastro del 2011. Un gruppo di operai ripara una casa danneggiata, e si preparano ad accogliere il ritorno dei residenti. Non molto lontano, due cinghiali si sono intrufolati nel giardino di qualcuno, in cerca di cibo. Ma sono animali radioattivi, pericolosi. Tutto ciò che vive lì attorno è potenziale pericolo.


Ritorno al futuro, sarebbe la speranza. Partendo da sei anni addietro quando in quell’angolo di Giappone scoprirono un futuro da inferno. In origine i residenti di Namie erano 21.500, ma solo poche centinaia progettano di tornare nelle loro case. E, traduzione su Internazionale, leggiamo che ad appena quattro chilometri di distanza dallo stabilimento nucleare, Namie è stata la prima città a essere bonificata per il ritorno dei residenti. Ma il Giappone della primavera fiorita finisce qui.
La vita in città non sarà più la stessa: le radiazioni hanno contaminato molte aree che non saranno mai più abitabili. Inoltre più del 50 per cento degli abitanti ha deciso di non tornare. Le loro preoccupazioni riguardano le radiazioni e la messa in sicurezza dell’impianto nucleare. La maggior parte di chi ha già deciso di non tornare ha meno di 29 anni, di conseguenza la popolazione futura sarà costituita da anziani e la città sarà senza bambini.
Il livello di radiazioni a Namie è di 0,07 microsievert (un milionesimo di sievert) per ora, simile al resto del Giappone. Ma nella vicina città di Tomioka, un dosimetro segna 1,48 microsieverts per ora, trenta volte quella segnalata nel centro di Tokyo. Perché l’annullamento del piano di evacuazione sia ufficiale, il livello deve essere inferiore a 20 millisievert (un millesimo di sievert) per anno. Vivere con un dosimetro appeso al collo?
Il sindaco di Namie Tamotsu Baba spera di riuscire a riattivare l’industria e l’economia attirando imprese di ricerca e robotica. Le prospettive per la rinascita del business non si realizzeranno a breve, ma il presidente della compagnia di legnami Munehiro Asada ha riaperto la sua fabbrica per favorire la ripresa economica della città. “Ora le vendite non raggiungono nemmeno il decimo di una volta, ma aprire la fabbrica era la mia priorità. Se nessuno tornerà, la città sparirà”.



La stessa città letta da altri
Sampre Namie, e sempre a quattro chilometri di distanza dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Per un altro racconto, uno dei problemi grandi da affrontare sono i cinghiuali che, in assenza dell’uomo, hanno proliferato. Come attorno allas spazzatura di Roma che li ha chiamati in città. Peccato che a Namie di cinghiali ce ne sono centinaia che arrivano alla città scendendo da zone considerate radioattive dove hanno vissuto per anni e di conseguenza lo sono anche loro.
Sembra cronaca di casa, sono che qui c’è poco da sorridere. Kimiko de Freytas-Tamura sul New York Times: «Scendono nelle città, saccheggiando le coltivazioni intrufolandosi nelle case. In certi casi hanno anche attaccato degli uomini. Ma, forse, la cosa più pericolosa di tutte, è il loro essere radioattivi». Secondo alcuni test fatti dal governo giapponese, alcuni dei cinghiali dell’area avrebbero livelli di cesio-137 300 volte più alti rispetto a quelli ritenuti accettabili dagli standard di sicurezza.
La guerra al cinghiale. A Tomioka, una delle città della zona, c’è un gruppo di 13 persone che ha l’incarico di uccidere quanti più cinghiali possibili. Le autorità di Tomioka, un’altra città dell’area, hanno detto di averne uccisi 800 e a Soma sono stati predisposti inceneritori per brucare le carcasse ed evitare di disperdere cesio nell’ambiente. Cinghiali, problema principale, ma nelle aree vicino alla centrale ci sono anche altri animali. I ratti ad esempio.
Film Horror. Colonie di ratti radioattive che si sono sviluppate nei supermercati abbandonati. È una cosa che era successa e continua a succedere anche dopo il disastro di Chernobyl: nell’area di alienazione, quella in cui fu vietato l’accesso agli umani, la popolazione animale è molto aumentata. Non è che gli animali sono immuni alle conseguenze delle radiazioni. Loro traggono vantaggio dall’assenza dell’uomo ma diventano loro stessi veicolo di minaccia radioattiva, morendo a poco a poco e contaminando.
Utile spaccato di realtà dentro la nostra modernità ad energia nucleare. Pur che sia chiaro a tutti di cosa stiamo parlando e a cosa potremmo dover andare incontro.

Di  11 marzo 2017  
fonte: http://www.remocontro.it

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