L'errore più grande è quello di chiuderla a tarallucci
e vino dicendo che, alla fine, “so' ragazzi”. Interrompere al motto di
“andate via di qui” e “questa è casa nostra” una processione religiosa
non era riuscito neanche ai bravi di Peppone per i quali l'affronto
massimo poteva essere non togliersi il cappello al passaggio della
statua della Madonna o staccare la corrente all'altoparlante mentre il
prete parlava.
Che il sindaco del comune di Conselice, in provincia di Ravenna,
avesse voglia di chiudere la questione per non esacerbare gli animi era
chiaro già dal comunicato che giovedì ha pubblicato sulla home page del
sito dell'amministrazione: “Mi risulta che i ragazzi siano stati
rimproverati”. È in quel mi risulta che alberga la spia che l'episodio
di domenica debba essere considerato come un incidente di percorso, e
nulla più, nell'ambizioso percorso di integrazione che i comuni sperano
di costruire con le tante comunità islamiche sparse nel territorio.
I fatti però delineano scenari un po' più inquietanti, a cominciare dal luogo in cui sono avvenuti.
Domenica. Ore 10.30, come riporta l'edizione ravennate del Resto del Carlino.
Al termine della messa della parrocchia di San Martino parte la
processione con la statua della Madonna. Siamo a maggio, mese dedicato
al Rosario e alla Vergine.
In processione c'è la comunità parrocchiale, ci sono
le autorità civili, ci sono i bambini di prima comunione. Al passaggio
del corteo religioso in via Dante Alighieri succede qualcosa. Alcuni
ragazzi, poi si dirà soltanto bambini, della vicina sede
dell'associazione di cultura islamica Attadamun iniziano a inveire contro i fedeli: “Andate via”, “qui non potete stare”.
La cosa lascia sconcertati tutti. C'è chi è
intenzionato a fermarsi e riprendere i ragazzi. Poi si decide di fare
finta di nulla. Ma al termine, tornati in chiesa, non si parlava d'altro
anche se, si legge dal Carlino qualcuno ha cercato di
minimizzare dicendo che in fondo si è trattato di un gruppetto di
bambini che non si sono resi conto della gravità del loro gesto. So'
ragazzi, appunto.
Ma la vicenda non si è chiusa sul sagrato: è finita
sul giornale andando a coinvolgere anche il sindaco Paola Pula, primo
cittadino Pd di Conselice che ha chiesto un incontro con l'associazione.
Il giorno dopo arrivano le lettere di scusa dell'associazione
consegnate al parroco e al sindaco. I quali hanno ringraziato per il bel
gesto dell'associazione islamica. “Considero il comportamento tenuto
dai rappresentanti di entrambe le comunità, la migliore risposta a
qualsiasi strumentalizzazione dell'accaduto”, ha chiuso il sindaco.
Tutto risolto? Più o meno. Restano da capire almeno un paio di cose.
Perché dei bambini che si presuppone frequentino le scuole regolarmente
insieme a tutti gli altri iniziano ad inveire contro il sentimento
religioso? Che cosa si cela dietro questa zingarata primaverile che,
come risulta al sindaco, i bambini avrebbero pagato con una ramanzina
dei genitori? Ai più è scappato un dettaglio.
Il luogo dal quale sono partiti gli improperi verso i fedeli cattolici
non è una vera e propria moschea. Ma è la sede di un'associazione di
cultura islamica. Un luogo in cui gli islamici istituiscono le proprie madrasse
per i bambini e praticano un culto che nella stragrande maggioranza dei
casi è abusivo perché è sotto il nome di associazione di cultura
islamica che si celano gran parte dei luoghi di preghiera musulmani
emiliani. I quali, per avere il titolo di moschea, devono dotarsi di
caratteristiche urbanistiche proprie dei luoghi di culto. E che invece
per comodità e grazie all'escamotage di una legge regionale che
disciplina i luoghi di aggregazione culturale e sportiva, funge a tutti
gli effetti da moschea. Con tutti i crismi che ne derivano, compresa la
pretesa di considerarlo un luogo inviolabile, in quanto sacro. Anche se
moschea non è.
In Regione la cosa è risaputa, basterebbe modificare la normativa
e rendere più stringenti i permessi, ma questo comporterebbe il
passaggio in consiglio comunale per le approvazioni urbanistiche
avvitando la questione in favorevoli e contrari. Meglio procedere così.
Fino a quando qualcuno non si sente in diritto di cacciare dal proprio suolo
alcuni fedeli che da quelle vie passano con statue e ostensori da
almeno mille anni. Con il senso di sfida che questo gesto lascia con sé.
Che cosa succederà se il prossimo anno qualcuno particolarmente zelante
consigliasse di cambiare itinerario per non “urtare la comunità
islamica”? E se la proposta dovesse passare per quieto vivere?
I bambini che hanno inveito contro la statua devono
aver respirato un clima ostile al cristianesimo da qualche parte. Dove?
Forse nelle stesse scuole coraniche approntate con il benestare dei
Comuni sotto l'effige di normale attività culturale? Saranno anche
ragazzate, ma bisognerebbe che qualcuno si interrogasse su chi ha reso
il terreno fertile perché accadessero.
15-05-2015
fonte: http://www.lanuovabq.it
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