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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

17/04/14

Magistrati contro tagli dei loro stipendi: “iniziativa grave e mortificante”








Roma, 17 apr. – L’Associazione nazionale magistrati, a fronte degli annunciati tagli degli stipendi nei riguardi di alcune categorie del settore pubblico, denuncia “la gravita’ di una eventuale iniziativa unilaterale del governo che, senza alcun confronto con le categorie interessate e in via d’urgenza, procedesse a una riduzione strutturale delle retribuzioni”.
La magistratura, “consapevole delle forti difficolta’ che investono vasti strati della popolazione, non vuole sottrarsi all’impegno di solidarieta’” ma “la redistribuzione delle risorse deve avvenire in modo equo, a parita’ di capacita’ contributiva, e dunque con strumenti di natura fiscale, e non con soluzioni inaccettabili, che incidono unicamente su una parte del pubblico impiego, senza colpire gli evasori, le grandi rendite e le retribuzioni del settore privato”.
I ventilati tagli degli stipendi di alcune categorie del settore pubblico rappresentano “una penalizzazione economica” che “finirebbe col colpire anche retribuzioni medie, onnicomprensive e assai distanti dai livelli sui quali spesso insistono i mezzi di informazione, determinando una mortificazione della categoria, tale da dequalificare in prospettiva la magistratura, non piu’ in grado di attrarre le migliori professionalita’”, dice l’Associazione nazionale magistrati.
L’Associazione, “nel ricordare i principi costituzionali che assistono la retribuzione dei magistrati come garanzia dell’autonomia e indipendenza della giurisdizione, rileva che il taglio delle retribuzioni sarebbe addirittura uno dei primi interventi del nuovo esecutivo nel settore della giustizia, che vede i magistrati sottoposti a un gravissimo e crescente carico di lavoro e di responsabilita’, a causa dell’insostenibile carenza di risorse materiali e di personale amministrativo, dell’inadeguatezza degli strumenti processuali e della conseguente lunghezza delle cause civili e penali”. (AGI) .



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