Domenica 17 Aprile 2016 – Santi Elia, Paolo e Isidoro, Martiri – a casa, a Taurianova
Sì, dai, facciamoli sbarcare, sia dai canotti che dagli aerei. Accogliamoli, infine, nelle nostre case e, anzi, consegniamo loro devotamente una copia delle chiavi. Volessero uscire a mangiare un kebab… Tanto, prima o poi, ce le fotteranno comunque, le case nostre costruite col sudore dei nostri Padri. E cerchiamo, mi raccomando, di individuare quelli fra loro che vogliamo ospitare; facciamolo intelligentemente prima che partano dai loro Paesi, e preghiamoli di inviarci, magari con lo smartphone di cui sono dotati anche i loro neonati, la foto delle pietanze che vogliono trovare a tavola all’arrivo e il disegno del tappeto per la preghiera che meglio si intona col colore degli occhi o delle djellaba. Non sia mai ci dovessimo sbagliare di gusto o tonalità. Potrebbero incazzarsi o, peggio, restare delusi dell’accoglienza italiana.
Informiamoci su che marca di shampoo per chioma turbantata , smalto
per unghie nascoste e crema per le rughe sottovelate usino le signore e
quale sia il calibro di pistola o la lunghezza di lama del coltello più
gradita al marito, al nonno, allo zio e al nipotino kamikaze
salterello.
Non facciamoci riconoscere per quello che siamo: disattenti e
superficiali. Confusionari e disorganizzati. Anzi, cominciamo a studiare
tutte le loro lingue, anche quelle più sgrammaticate; leggiamo il loro
codice e memorizziamolo, soprattutto i capitoli che riguardano gli
infedeli (noi) e la giusta fine che devono fare (boom! o anche zac!).
Mettiamoli a loro agio, insomma. Come ci ordinano i nostri governanti
imposti dalla massoneria e dalle banche. Come ci impone, sputandoci
schizzi di coscienza favelera, il papa venuto dalla fine del mondo
(cristiano). Come ci consigliano le bavose associazioni (dis)umanitarie,
sempre pronte a salvare il culo e la pelle dei migranti for money,
mentre se ne strafottono dei CRISTIANI MASSACRATI IN TUTTO IL MONDO IN
QUANTO CRISTIANI!
Dai, ragazzi, andiamo a prenderceli, questi milioni di “pacifici
fraterni invasori” e porgiamo, durante il comodo viaggio, l’altra
guancia per qualche caracca (o papagno). Carichiamo
per primi i bambini, così facciamo contenti un po’ di monsignori col
vizietto; a seguire, i giovani, quelli che serviranno a far detonare le
cariche necessarie per ricostruire stazioni, aeroporti, piazze, scuole,
chiese… Non dimentichiamo le stivate di donne, di colore è meglio, per
il mercato del piacere da siepe. E, infine, gli imam! Quelli, per
favore, non manchino! Anzi, abbondiamo con gli imam. I più ortodossi.
Quelli che ci spiegano come si picchiano le mogli, ci si immola per il
profeta, si mutilino le bambine, si pieghino a suon di frusta le schiene
dei giovani refrattari.
Poi, infine dell’infine, carichiamo i vecchi. Anche gli sdentati di cent’anni. Quelli depositari della saggezza popolare. Quelli che stanno accovacciati per intere giornate, come per un’eterna cagata, davanti alla porta di casa o ai giardinetti e ti guardano come se tu fossi l’incarnazione di ogni male, e ti sputano sui piedi appena gli passi vicino.
Su, su, diamo retta al popolarmisericordioso papa Francesco, da ieri
anche nocchiere di lusso per famiglie non già cattoliche, cristiane,
ma, si dice, autenticamente maomettane. Di quelle che ci mancavano nella
collezione. I migranti pontifici.
Accogliamoli in questa nostra casa loro, sapendo che, male che vada,
entro dieci vent’anni, faranno saltare definitivamente chiese e
monsignori, governi e palazzi, sventreranno banche e luoghi del potere.
Ma a noi, detto “papale papale” non faranno un cacchio: perché non
valiamo e non varremo niente. Al limite, ci daranno un pugno di couscous
da mangiare per farsi servire.
Una croce.
Quella di Cristo fu più pesante e insanguinata.
Fra me e me. Verso il Golgota, grazie al papa traghettatore (per chi fabbrica chiodi per le croci)
di Nino Spirlì - 17 aprile 2016
fonte: http://blog.ilgiornale.it
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