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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

19/09/14

L’OCCIDENTE SI SVEGLIA: trenta Paesi si alleano per aiutare l’Iraq a contrastare l’ISIS.






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Ventinove Paesi, tra cui le cinque potenze del Consigli di Sicurezza dell’ONU ed i Paesi del Golfo Persico, con l’esclusione dell’Iran, si sono incontrati, lunedì 14 Settembre, a Parigi per appoggiare il Governo dell’Iraq contro i jihadisti dell’ISIS, con tutti i mezzi necessari, inclusa l’opzione militare.
All’orizzonte, quindi, si intravede una nuova massiccia campagna di bombardamenti aerei in cui gli Stati Uniti avranno il comando delle operazioni.
Sempre lunedì, l’aeronautica francese ha effettuato i primi voli di ricognizioni per stendere delle mappe degli obbiettivi che colpirà dalla sua base di Dubai, dove sono attualmente dislocati sei caccia Rafale, pronti ad attaccare l’ISIS nei prossimi giorni.
Il Presidente Hollande, ha proposto a tutti i membri della riunione, di includere, nella lotta al terrorismo, una soluzione direttamente nel luogo dove l’ISIS è nato: la Siria.
A tal proposito, Hollande, ha richiesto di appoggiare maggiormente la forza di opposizione democratica siriana, un soggetto politico su cui, la settimana scorsa, il quotidiano francese Le Figaro ironizzava definendolo “una specie in pericolo di estinzione”.

Guardiamo in faccia alla realtà: l’ISIS è il prodotto diretto e naturale dei disastri del prematuro ritiro delle truppe americane dall’Iraq, fortemente voluto da Obama, e degli ultimi interventi militari in Siria e Libia, in cui vi è stata la palese responsabilità dell’Occidente e gli ingenti finanziamenti dei regimi “amici” del Golfo Persico.
Ma è anche il risultato della ”diplomazia dell’esclusione” ossia di una politica internazionale che tende a non aprire il dialogo verso Paesi “segnalati” e ch contraddice l’essenza stessa della diplomazia.
In un’intervista con la radio francese, il presidente iracheno ha dichiarato “molto probabilmente alcuni dei paesi riuniti a Parigi hanno finanziato lo Stato islamico”.
Questa conferenza parigina è stata anche occasione per intraprendere colloqui segreti tra Russia, Germania e Francia in merito alla questione ucraina: non si esclude un buon risultato di Putin in cambio dell’appoggio russo contro l’ISIS.

E mentre 29 Paesi si coalizzano contro i jihadisti, la Turchia, dapprima titubante, ha dichiarato al Segretario Americano John Kerry ed al Segretario alla Difesa Chuck Hagel, che non concederà le proprie basi aeree per bombardare il Califfato islamico, almeno in via ufficiale. Erdogan sta apertamente dimostrando al mondo che il miglior alleato dei terroristi operanti in Siria ed Iraq non è solo il Qatar ma anche la Turchia, quella Turchia che sta abbandonando la laicità per abbracciare leggi sempre più degne di uno stato teocratico, quella Turchia che sta guadagnando dalla guerra civile in Siria e che allo stesso tempo finanzia l’ISIS attraverso il contrabbando di greggio che avviene al confine turco-siriano, quella Turchia, che tanti vorrebbero paese membro dell’Europa e che nell’ultima settimana ha assistito inerme all’attraversamento del confine siriano di 53 famiglie, emigrate per unirsi all’ISIS.

Gian Giacomo William Faillace - 17 settembre 2014
fonte: http://www.lacritica.org 



 

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