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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

19/09/14

La jihad banditesca sul Mediterraneo. L’incubo Libia

Le tentazioni francesi di un nuovo intervento militare sui fatti interni e lo jihadismo armato che trova spazi

L’emergenza libica e il rischio contagio per il Mediterraneo. Scontri e bombardamenti proseguono ormai da mesi a Tripoli e nella Cirenaica. A Madrid la conferenza internazionale sulla crisi in Libia per parlare di ‘dialogo’. Approccio surreale al caos che travolge il Paese e minaccia i vicini
Diplomazia mediterranea e voglie francesi
In Libia è guerra aperta tra bande armate che si sono fatte eserciti e la diplomazia si inventa un vertice sul «Dialogo» in Libia. Ipocrisia o stupidità? Forse ingenuo atto di fede, mentre la Francia scalda i motori dei propri Mirage per distribuire una seconda rata di sua ‘Grandeur’ ai poveri libici che ha liberato, assieme alla Gran Bretagna di Cameron e con l’aiutino della Nato, dal cattivo ma rimpianto da molti colonnello Gheddafi. Dubbi aperti per i 21 Paesi del Nord Africa e dell’area del Mediterraneo coinvolti, Italia compresa. ‘Stabilizzare la situazione nel Paese’: ma quale situazione?

Member of the Libyan Army special forces who took military action against a militia group that took over public land, holds his weapon, in Benghazi

Il caos disorganizzato
Combattimenti a Tripoli, a Bengasi, ovunque. Scontri all’aeroporto di Bengasi dove da settimane si combattono le truppe dell’ex generale Khalifa Haftar, che difendono la legittimità della Camera dei Rappresentanti insediata a Tobruk, e le milizie islamiste che spalleggiano il Congresso Generale Nazionale (l’ex parlamento) di Tripoli. Secondo Haftar, il suo esercito avrebbe ripreso possesso di alcuni elicotteri e di quattro Mig finiti nelle mani degli islamisti. Si spara a Zuara, importante punto di imbarco per i migranti africani che attraversano la Libia per raggiungere le coste italiane.

Gruppi armati Pro-Hiftar
National Army. Nonostante il suo nome, l’Esercito Nazionale è un gruppo armato nazionalista controllato da Khalifa Haftar, piuttosto che esercito nazionale della Libia. Esso affonda le sue radici agli esuli addestrati in Ciad dagli Stati Uniti per combattere contro Gheddafi nel 1980. Il gruppo si trasferì negli Stati Uniti e dispersi, ma ri-formata per aiutare a combattere la rivolta contro Gheddafi nel 2011. È composto da combattenti non islamici. Haftar sostiene che la sua missione è quella di sciogliere il vecchio Congresso, etichettato come islamista, e di distruggere i “terroristi”.


Le forze regolari
Il piccolo esercito e l’aviazione libici che rimanevano hanno per lo più disertato a favore di Haftar. Le Forze armate della Libia nel 2011 hanno combattuto su entrambi i fronti, pro e contro Gheddafi. Da allora l’esercito è formalmente in ‘ricostruzione’. Le principali unità si trovano nella zona est con forze speciali che hanno combattuto contro le milizie islamiste per più di un anno. Gli ufficiali dell’ esercito accusano Congresso di aver stornare fondi dalle forze regolari per le milizie islamiste. La defezione della forza aerea ha dato Haftar la chiave del successo, con gli attacchi aerei sulle milizie.

Milizie di Zintan
Sono la seconda forza armata più potente in Libia, dopo Misurata, hanno la loro base in montagna, a Nafusa, 144 km a sud ovest di Tripoli. Zintan è stato uno dei tre fronti della rivolta dopo di che è salito a Tripoli, costituendo diverse basi in città e controllando l’aeroporto internazionale. La milizie Zintan si sono spesso scontrate con altre milizie cittadine con avversari su entrambi i fronti. Il 18 maggio, dopo che le forze di Hiftar avevano attaccato Bengasi, due milizie Zintan avevano preso d’assalto l’edificio del congresso a Tripoli. Da allora hanno stabilito le posizioni in gran parte del sud-ovest di Tripoli, dotati di artiglieria e carri armati. Sono dotati di artiglieria e di carri armati.

Gruppi armati Pro-Congresso
‘Libia rivoluzionari Joint Operations camera’ (LROR), sigla complessa per rappresentare un gruppo ‘ombrello’ di milizie islamiste con forti affiliazioni tra Fratelli Musulmani. Nemici dichiarati di Haftar quindi. ‘Combattenti estremisti’, è la definizione del generale amico degli Usa, accusati di “aver condotto il paese in un tunnel buio, fatto di oscurantismo e takfir (empietà), con combattenti provenienti dal mondo arabo e non solo”. Lo scorso ottobre, le unità LROR avevano rapito l’ex primo ministro Ali Zaidan. LROR ha recentemente lanciato razzi sulla sede delle forze aeree .

Libiawar carro bimbi 600

Ansar al-Sharia
Gli Stati Uniti accusano ‘Ansar al-Sharia’ per l’assalto al consolato americano a Bengasi, che ha ‘provocato la morte di ambasciatore Chris Stevens nel 2012. E’ la prinvipale formazione quaedista-jihadista in Libia, con la missione dichiarata di stabilire un califfato nel Paese. A differenza degli altri oppositori di Gheddafi nella ‘Libia Shield’ rifiuta di riconoscere il governo costituzionale. Da allora, è cresciuto a Bengasi con programmi sociali ed educativi oltre al suo braccio armato. Le sue unità stanno combattendo contro le unità dell’esercito regolare e le forze pro-Haftar da molti mesi.

Brigate Misurata
Sono 235 ‘brigate’ della milizia di Misurata, la più potente forza armata in Libia che si era formata nella città durante i sei mesi di assedio durante la rivolta. Le ‘brigate’ possiedono armi pesanti, carri armati, camion lancia razzi e sono la forza decisiva nella partita finale tra Haftar e gli islamisti. Attualmente molti leader ‘Misratan’ sarebbero vicini ad alcuni islamisti nel Congresso. Le brigate sono responsabili del massacro -novembre scorso- di 43 civili nel quartiere di Gharghour, a Tripoli. La discesa in campo di Haftar ha visto Misurata divisa e le brigate in difficoltà nelle alleanze tra bande.

fonte: http://www.remocontro.it

18 settembre 2014
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.......e per non dimenticare il gran capolavoro:
       26 aprile 2011

"«L’ulteriore impegno dell’Italia in Libia costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta a marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di Difesa da me presieduto, e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento», ha detto precisamente Napolitano."


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