Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy. Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via email all'indirizzo edomed94@gmail.com Saranno immediatamente rimossi. L'autore del blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.


Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

08/04/17

Povertà irreversibile per 2 milioni d’italiani


 


“Fate finta di nulla, non esistono”. Sarebbe stato questo l’ordine impartito tre mesi fa dai vertici del ministero del Lavoro e previdenza sociale (quelli del welfare) ad alcuni che segnalavano l’incremento per oltre il 30 per cento degli “invisibili”: ovvero dei cittadini italiani disoccupati non più alla ricerca di un lavoro e finiti tra i senza fissa dimora. L’agire sarebbe stato anche perfezionato da intese tra Istat e Welfare, per omettere dai dati statistici gli “invisibili”, al fine di dimostrare un effettivo calo della disoccupazione.
Ma il caso del veronese di 62 anni e del vicentino di 53 rimasti senza lavoro (e senza casa) è saltato agli onori delle cronache in barba a tutte le pulsioni politiche che chiedevano il silenzio su questi casi, ormai bollati dalla dirigenza italiana come irrisolvibili. I due veneti vivono in una tenda (nella foto), a San Zeno in Monte (salita per Colle San Felice), un posto quasi boschivo. Come loro, circa due milioni d’italiani si nascondono dentro tende e baracche lungo i corsi dei fiumi, tra la macchia mediterranea come tra le sterpaglie che circondano e attraversano le città. Dal Veneto alla Sicilia da Napoli a Genova passando per Roma, quello degli invisibili italiani senza fissa dimora rappresenta ormai una schiera in costante aumento.
Storie che hanno come comune denominatore la perdita del lavoro e il concatenarsi di situazioni avverse create anche da soggetti pubblici (Agenzia delle entrate, Equitalia, enti locali vari). Quindi lo Stato concorre a mandarli per strada. Per il sistema sociale sono inseriti nella “fascia di non ritorno”, anche detta “popolo degli invisibili”. Se parlate con chi tra loro ha ancora voglia di raccontare il suo vissuto, vi elencherà le innumerevoli porte sbattute in faccia e, purtroppo, minacce ed offese ricevute dai dipendenti degli enti pubblici che avrebbero potuto scongiurare (forse solo in parte) la loro discesa agli inferi. Desta non poco sconcerto che il livello d’istruzione degli invisibili sia medio-alto: sempre più laureati vengono quotidianamente arruolati nell’esercito degli invisibili. Più indagini sociali spiegano come il basso livello d’istruzione favorisca l’adattarsi ad ogni forma di lavoro e sopravvivenza, che spesso va dal raccogliticcio al furto di generi di prima necessità. Di pari passo si sono raddoppiate le denunce di violenza a pubblico ufficiale da parte di barboni e senza tetto: è stato dimostrato che i più violenti sarebbero tra i disoccupati invisibili, recalcitranti verso ogni forma di controllo e indagine da parte delle forze di polizia. E nei salotti buoni della Capitale c’è già il dirigente pubblico che invoca soluzioni vittoriane: come nella Londra di metà Ottocento, dove i poveri arrestati per vagabondaggio venivano condotti controvoglia in Australia. Solo la crisi a mettere l’orologio dei diritti indietro di 150 anni? Certamente il benessere diffuso aveva chetato gli animi anche dei più fervidi assertori del classismo, adusi comunque a scongiurare l’ascensore sociale. La riduzione di denaro e speranze ha ravvivato un fuoco mai sedato. Ovviamente i vertici dello Stato hanno pensato bene di sacrificare ben due milioni d’invisibili sull’altare della “pace sociale”, consci che nell’Era della comunicazione sia sufficiente non parlarne per negarne l’esistenza.
Intanto, circa 21 milioni di contribuenti potrebbero finire in povertà: si allude agli indebitati a vario titolo con 8.500 enti creditori che hanno affidato la riscossione ad Equitalia. Per l’amministratore delegto della società pubblica di riscossione, Ernesto Maria Ruffini (in audizione in commissione Finanze alla Camera), il 53 per cento degli italiani ha accumulato pendenze che non superano i 1000 euro e il 74 per cento dei contribuenti ha debiti sotto i 5mila euro. Somme che secondo alcuni vertici dell’Economia sarebbero bastevoli per tentare una lezione esemplare contro gran parte dei cittadini.
La palla passerebbe ancora una volta alla politica, e all’obbligo di ottemperare ad alcune norme Ue: ovvero pignorare il bene casa agli italiani anche per debiti irrisori, e per istillare nel cittadino la paura di finire per stracci anche per insoluti di piccola entità. Strategie che ci fanno comprendere come la dirigenza di Stato sia pronta a un braccio di ferro col popolo, con chi versa in difficoltà economiche. A questo s’aggiunge che nell’Italietta antisolidarista serpeggia sempre più il virus della dabbenaggine, al punto che qualche giustizialista avrebbe bollato come “traffico d’influenza” l’aiuto di eventuali personalità a chi è in cerca d’occupazione. Quella della spoliazione degli italiani sembrerebbe una via irreversibile, anche perché alcuni soloni dell’Unione europea starebbero già sollevando dubbi sulle modalità di rottamazione delle cartelle Equitalia.

di Ruggiero Capone - 08 aprile 2017

Nessun commento:

Posta un commento