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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

11/09/14

CASO MARO' - «L’esempio di Latorre e Girone Dignità e onore da veri soldati»


India, i maro' escono dal carcere di Trivandrum per incontrare le loro famiglie





  «Lo stress riguarda entrambi i marò che vivono lontano dalla famiglia. Nonostante questo mantengono grande dignità, sono dei veri soldati». Parola del ministro...
«Lo stress riguarda entrambi i marò che vivono lontano dalla famiglia. Nonostante questo mantengono grande dignità, sono dei veri soldati». Parola del ministro della Difesa Roberta Pinotti che ieri ha parlato a lungo di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò ingiustamente detenuti in India da due anni e mezzo, a Porta a Porta, la trasmissione Raiuno di Bruno Vespa.
«L’istanza è stata presentata solo sulla base del malore avuto da Massimiliano Latorre, ma è evidente che la situazione di stress riguarda entrambi», ha dichiarato a Porta a porta il ministro della Difesa, parlando del possibile ritorno in Italia di uno dei due marò detenuti in india.

Sul caso «venerdì si attende la sentenza della Corte Suprema indiana», ha ricordato la Pinotti, sottolineando che «il governo indiano non si opporrà ad un parere favorevole della Corte», come già annunciato nei giorni scorsi.
Ma, secondo il ministro, anche l’altro marò, Salvatore Girone, vive una condizione di sofferenza: «Ho parlato anche con lui, il quale mi ha assicurato che ora il primo problema riguarda Massimiliano, perché c’è un problema sanitario, ma noi non vogliamo distinguere le due posizioni». Per la Pinotti i due militari «vivono una situazione di sofferenza perché sono lontani dalle famiglie - ha aggiunto - ma stanno dimostrando la loro grande dignità di soldati con senso dell’onore e della patria».
«Noi siamo tecnicamente pronti a internazionalizzare la vicenda» dei due marò, «ma i tempi di un arbitrato non sarebbero brevi e quindi, visto che in India c’è un nuovo governo, guardiamo con favore ad un’interlocuzione con esso», ha detto inoltre a Porta a porta, il ministro della Difesa, Pinotti. Se il dialogo non dovesse produrre gli effetti sperati, ha assicurato il ministro, «andremo avanti per la nostra strada».

Sono due anni e mezzo che si trascina la vicenda dei marò: tra incertezze, polemiche e continui rinvii.
Intanto, in India, il pescatore e piccolo armatore Freddy Bosco, proprietario dell’imbarcazione coinvolta nell’incidente con la petroliera Enrica Lexie, ha presentato un ricorso in cui chiede alla Corte Suprema di Nuova Delhi una perizia medica «indipendente» per verificare le reali condizioni di salute di Massimiliano Latorre, colpito da un’ischemia il 31 agosto, prima di concedergli una eventuale autorizzazione a curarsi in Italia. E questo forse dimenticando che Latorre è stato soccorso e curato in una struttura neurologica indiana di Nuova Delhi.
In una petizione alla Corte Suprema, fortunatamente non ancora accolta, gli avvocati di Bosco mettono in dubbio la malattia di Latorre e citano l’incidente diplomatico dello scorso anno in occasione della licenza di quattro settimane concessa ai due militari per votare in Italia. In particolare, il ricorrente ricorda alla Corte che «è pratica comune verificare la veridicità e la serietà di una malattia», e che «un rapporto di specialisti qualificati dopo un esame medico del paziente è altamente necessario». Si suggerisce poi che questo compito venga affidato a una commissione medica dell’All India Institute of Medical Science, il più grande ospedale pubblico di Nuova Delhi.

Secondo quanto disposto dai giudici nell'ultima udienza, domani il governo indiano dovrà presentare la sua opinione alla Corte Suprema in merito alla richiesta di autorizzare Latorre a rientrare per alcuni mesi in Italia per motivi di salute. Ci sono forti possibilità che la domanda venga accolta in quanto, come anticipato dal ministro degli Esteri indiano, Sushma Swaraj, Nuova Delhi non si opporrà all'eventuale concessione del permesso per convalescenza.
Lo scorso aprile il proprietario del peschereccio St. Antony, a bordo del quale si trovavano i due pescatori Valentine Jelastine e Ajeesh Binki uccisi il 15 febbraio 2012, aveva già presentato un ricorso al massimo ente giudiziario indiano per chiedere il trasferimento del processo da Nuova Delhi al Kerala, dove sono stati attratti con l’inganno e arrestati i nostri marò.
Lo stesso Bosco, ha presentato la denuncia per omicidio alla polizia portuale di Neendakara, afferma di essere stato ferito e di aver subito lui stesso gravi lesioni.

Antonio Angeli - 11 settembre 2014
fonte: http://www.iltempo.it/esteri



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