Sta cominciando a girare il facsimile della scheda che dovrà
essere votata e che contiene il quesito referendario sulla riforma
costituzionale.
Questa è la scheda:
Questo quesito, così come è formulato è una truffa ai danni dei cittadini.
Vero che il quesito riproduce fedelmente il titolo della legge
costituzionale approvata dalle Camere, ma correttezza avrebbe voluto che
si usasse il metodo della specificazione dei contenuti, come previsto
dall’art. 16 L 352/70. Così com’è il quesito da un informazione non
corretta e manipolata.
A parte le disposizioni per il superamento del bicameralismo
paritario, che ci può stare (anche se in effetti più che superarlo hanno
creato un bicameralismo incasinato…) e la dichiarazione di ridurre il
numero dei parlamentari, senza badare alla qualità di quelli che mettono
in sostituzione, la parte vergognosamente falsa è quella che afferma
che le disposizioni sono per “il contenimento dei costi di funzionamento
delle istituzioni”: qui si parla in pratica di una riduzione
del 8% delle spese del Senato, ovvero lo 0,06% delle spese totali dello
Stato. Parliamo di un risparmio, al lordo delle minore entrate fiscali
di 79 milioni di euro, al netto di 49 milioni di euro, su un bilancio
dello Stato di sole spese correnti per il 2016 stimate in 579 miliardi
di euro, come risulta dalla tabella del Ministero delle entrate:
Evidenziare nel quesito questo irrisorio risparmio è totalmente
fuorviante per un cittadino che non conosce questi numeri, magari che ha
sentito da televisioni compiacenti la Boschi parlare di 500 milioni di
risparmio (totalmente falso e smentito dalla stessa Ragioneria dello
Stato), nutrito a “Stato ladro” da trasmissioni propagandistiche e che
legge solo la frase suggestiva “contenimento dei costi di funzionamento
delle istituzioni”. Come se io mi gloriassi di contenere le mie spese
familiari perché rinuncio ad un pacchetto di gomme al mese…
Il quesito a parte ciò è comunque suggestivo, poiché prende alcuni
aspetti di sicuro richiamo, ancorché sostanzialmente falsi e
superficiali ed omette, con il generico richiamo al titolo V, di
avvertire i cittadini che si sta ad esempio cercando di smantellare il sistema del decentramento,
togliendo materie importanti alla legislazione locale, come la tutela
paesaggistica, la salute, l’ordinamento scolastico e soprattutto la sicurezza alimentare,
visto che spesso si cercava di preservare le eccellenze e la sicurezza
dell’origine locale protetta contro l’attacco dell’Europa asservita alle
multinazionali, quella della liceità del Parmesan, tanto per capirci…
Non solo. L’art 117 Cost. prevede anche il superamento da parte dello
Stato centrale dell’autonomia legislativa locale, ed il suo
scavalcamento, in nome dell'”interesse nazionale”, concetto vago quanto pericoloso, potendosi estendere all’infinito, come ben sanno gli Stati totalitari.
Nulla dice il quesito dell’asservimento all’Unione Europea, attraverso il controllo obbligatorio di conformità della legislazione nazionale a quella comunitaria
dato come compito al nuovo Senato ed i vincoli di rispetto
incondizionato a tale normativa dati agli Enti locali. Nulla ancora
sull’aumento del quorum per il referendum e per la proposizione delle
leggi di iniziativa popolare, addirittura quest’ultimo triplicato.
Si parla di abolizione del CNEL, ma non si dice che i componenti e
coloro che ci lavorano saranno riassorbiti, senza alcun risparmio per le
casse dello Stato.
Un quesito vergognoso, dunque, che riproduce un titolo voluto dalla propaganda renziana
e che fa strame dell’obiettività che un referendum deve avere per
permettere una decisione serena ai cittadini chiamati ad esprimersi su
una materia delicata e fondamentale come quella di una riforma
costituzionale.
Fa specie che la Corte di Cassazione non abbia avuto nulla da
rilevare: certo la nomina degli ultimi Giudici della Corte
Costituzionale faceva intuire che c’è una manovra in atto per spostare
gli equilibri (ricordo che gli ultimi due si erano espressi a favore del
pareggio di bilancio, norma che di fatto impedisce allo Stato di
perseguire i compiti a lui affidati dall’art. 3 comma II Cost.), ma permettere
che sia dichiarato ammissibile dall’Ufficio Centrale per il referendum
un quesito così palesemente di parte e fuorviante è sintomo di un grave vulnus democratico, che la riforma, unità all’effetto perverso dell’Italicum, non potrà che ampliare.
Oltretutto il quesito sembra non perfettamente in linea con quanto
previsto dalla citata L. 352/70 che regola l’indizione del referendum
costituzionale: l’art. 16 infatti dichiara che il quesito deve essere
posto nei seguenti termini: «Approvate il testo della legge di revisione
dell’articolo… (o degli articoli …) della Costituzione,
concernente … (o concernenti …), approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero … del … ?»; ovvero (e questo è il metodo che è stato furbescamente scelto): «Approvate il testo della legge costituzionale … concernente … approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero … del … ?». Il quesito approvato dall’Ufficio Centrale sembra comunque tralasciare alcuni di questi elementi ed essere eccessivamente generico.
concernente … (o concernenti …), approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero … del … ?»; ovvero (e questo è il metodo che è stato furbescamente scelto): «Approvate il testo della legge costituzionale … concernente … approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero … del … ?». Il quesito approvato dall’Ufficio Centrale sembra comunque tralasciare alcuni di questi elementi ed essere eccessivamente generico.
Adesso si capisce perché la stessa maggioranza ha chiesto il
referendum, con procedura totalmente anomala: così ha potuto modellare
il quesito sulla sua propaganda e ripetere il titolo chiaramente
propagandistico voluto per la riforma costituzionale.
Speriamo comunque che gli italiani vadano oltre il testo del quesito e
percepiscano i danni di questa pasticciata, sciatta e pericolosa
riforma.
LUIGI PECCHIOLI - 16 SETTEMBRE 2016
FONTE: http://scenarieconomici.it
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