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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

18/12/15

SOLDI SPARITI NELLE BANCHE? SEMPLICE, SI TRATTA DI FURTO


BANCA ETRURIA 1

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Non è populismo da quattro soldi ri-segnalare l’inquietante strapotere, nonché la sostanziale impunibilità, delle banche nel mondo finanziarizzato di oggi. Né l’altrettanto inquietante acquiescienza della politica nei loro confronti.
Né ri-ripetere che, mentre l’Unione Europea approvava la partecipazione dei depositanti al salvataggio delle banche etc, i saggi contestatori nostrani erano impegnati a protestare, per lo più senza sapere perché, contro la buona scuola o l’alta velocità ignorando le enormità che si decidevano a Bruxelles per il semplice motivo che non erano in grado di capirle.
Non è populismo da quattro soldi ma certamente è fare come Don Chisciotte contro i mulini a vento. Perché per ora contro la finanza il mondo ha perso.
Solo poche considerazioni che mi vengono in mente sulla vicenda delle banche fallite e dei risparmiatori derubati.
  1. Derubati, si perché di furto si tratta. E’ vero che se uno investe soldi in un’impresa qualsiasi, se poi questa va male i soldi si perdono e non è lo Stato che deve rimborsare lo sfortunato investitore. Ma è anche vero, nella sostanza autentica delle cose, che chi mette i soldi in una banca non li investe ma, come dice la parola stessa, li deposita; glieli dà perché la banca li custodisca. E li custodisca, nel caso dei conti correnti, senza nemmeno che il depositante ci guadagni: oggi i conti correnti non danno nulla, anzi si paga perché la banca tenga i nostri soldi. Per cui la banca con i nostri depositi non deve rischiare proprio niente. Perché noi in soldoni diciamo alla banca: tieni i miei soldi, questi restano sempre miei, non te li giocare a poker, non farci le tue speculazioni, non prestarli ai soliti furbetti e quando mi servono me li ridai. Se non lo fai, me li hai tecnicamente rubati.
  2. E’ escluso che un conto corrente sia un investimento o una forma di compartecipazione  ai destini della banca anche perchè siamo di fatto costretti ad aprirne uno: molte operazioni indispensabili o addirittura obbligatorie (l’accredito di uno stipendio, pagare le tasse e via dicendo) la politica ha stabilito che si possano fare solo tramite banca. E’ pertanto concettualmente assurdo che i conti correnti (anche se solo i più alti) debbano contribuire a salvare delle strutture che i nostri soldi semplicemente li ospitano.
  3. A maggior ragione il discorso vale per i titoli: si parla infatti di custodia titoli e la proprietà dei titoli resta la nostra.
  4. Qualcuno potrà obiettare: si, questo vale per i titoli di Stato o di aziende; ma chi compra azioni o obbligazioni di una banca diventa comproprietario o creditore della banca e se questa fallisce o va salvata, i comproprietari e i creditori sono coinvolti. Tralascio per brevità il tema delle azioni.
  5. Quanto alle obbligazioni, non ci prendiamo in giro. Nessuno o quasi dei piccoli o medi obbligazionisti della Banca Etruria intendeva finanziare l’istituto, assumendosi il rischio d’impresa. Voleva solo non mettere i suoi soldi sotto il materasso, voleva solo che la banca li custodisse assicurando un modesto rendimento e non era proprio in grado di sapere che, se avesse comprato un’obbligazione di Mediobanca o un BTP, quei titoli sarebbero restati del tutto suoi; se invece avesse comprato comprato obbligazioni della sua banca, quella sotto casa di cui si fidava, questi sarebbero andati persi nel caso di difficoltà o di cialtroneria della banca medesima.
  6. Aggiungo: non posso più reggere la pubblicità delle banche quando parlano di un consulente a tua disposizione per gestire al meglio i tuoi investimenti, magari utilizzando qualche sofisticato (e fasullo) strumento di analisi. Una buona parte di queste signore e questi signori hanno un solo scopo, come è del resto umano, basta saperlo: cercare di guadagnare di più sulla base di quello che riescono a venderci (si dice “raggiungere gli obiettivi”) e questo accade se eseguono le direttive della banca che dice loro “Cercate il più possibile di vendere il prodotto A o il titolo B; non importa se c’è bisogno alle volte di non essere proprio chiari o di nascondere qualche cosa”.
E per concludere: quando una banca comunica i suoi risultati al mercato ed esulta perché ha fatto utili pazzeschi (magari superiorissimi all’anno prima pur a parità di raccolta), il così detto mercato dice bravo ai dirigenti della banca. Io invece penso che, se una banca guadagna spropositatamente, c’è proprio qualcosa che non va. L’analisi del perché sarebbe qui veramente troppo complicata. Comunque, se i profitti sono altissimi, i primi beneficiari dovrebbero essere quelli che danno alla banca la sua materia prima. Cioè i soldi. Cioè noi. E così non è.


Angelo Baiocchi - 17 dicembre 2015

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