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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

01/09/14

Cristina De Stefano racconta «Oriana. Una donna»





Oriana_Fallaci



«Non avrai molto tempo per capire e fare le cose. Il tempo che ci dànno, quella cosa chiamata vita, dura troppo poco. E cosí bisogna che tutto accada molto in fretta.» Uno spirito intraprendente, caparbio, costantemente alla ricerca della verità, della provocazione, di quella sana irrequietezza che dà modo alla vita di procedere col maggior entusiasmo possibile, uno spirito intrepido e coraggioso, selvaggio e austero come quello d’Oriana Fallaci, ha una prima grande ossessione: il tempo. Il tempo della Storia, il tempo della realtà, il tempo che scorre inesorabile e che non basta mai, il tempo che scandisce le tappe d’un’esistenza coll’E maiuscola, quella d’una donna che ha saputo fare della propria vita un’avventura emozionante e spericolata.
Attraverso le pagine limpide e appassionate di Cristina De StefanoOriana. Una donna, edito da Rizzoli — possiamo recuperare il ritratto della Donna per eccellenza, colei che attirò i complimenti piú sinceri, le critiche piú spietate e le maledizioni piú acerbe. Oriana, il cui nome tradisce già un livello culturale superiore — i genitori, poveri ma appassionati di letteratura, lo scelgono pensando alla duchessa di Guermantes di Proust —, fin da piccola fu educata dal padre Edoardo a non aver paura di niente e di nessuno, mai. Questa primogenita crebbe — dice la De Stefano — come un soldato, e da soldato Oriana combatté tutta la vita, impugnando come arma letale il proprio carattere, la grinta che la contraddistinse e che le regalò la fama in tutto il mondo. Se l’infanzia della Fallaci fu abitata soprattutto dal ricordo della durezza, non di meno in età adulta Oriana farà sempre i conti con quel ghiaccio superficiale che rivestí le sue fragilità e insicurezze. Perché, prim’ancora che scrittrice, giornalista e corrispondente di guerra, era un essere umano, e come tutti gli esseri umani guerreggiava quotidianamente con sé stessa.
Se sbarcare all’Europeo fu la mossa chiave che le permise di farsi un nome a livelli internazionali, riuscí, audace e volitiva, a raggiungere l’obiettivo che s’era prefissata in un tempo record, divenendo ben presto corrispondente politica. Ed è qui che nasce la vera Fallaci, la tagliente dama del giornalismo italiano, la Fallaci che non perdona, la Fallaci che provoca, che osa, che vuol sapere, la Fallaci che lotta e ottiene. Le sue interviste a Kissinger, Arafat, Golda Meir, Indira Gandhi, Ali Bhutto passeranno alla storia e saranno pubblicate proprio nel volume Intervista con la storia. Tra queste, una in particolare ci dà l’opportunità d’inquadrare la grande donna che si cela (ma non troppo) dietro la graffiante giornalista: l’intervista a Khomeini, durante la quale Oriana, con un gesto di stizza, si toglierà il chador, il velo che indossano «le donne giovani e perbene», come le rimproverò l’imam, infastidito dalle insistenti domande dell’intervistatrice sulla condizione femminile in Iran. Il giorno dopo, quando ripresero il colloquio interrotto bruscamente da Khomeini, Oriana, senza batter ciglio, tornò all’attacco: «Ora, imam, riprendiamo da dove abbiamo lasciato ieri. Stavamo parlando del fatto che io sono una donna indecente…».
Questa era Oriana. La stessa Oriana che affrontò la guerra del Vietnam e rischiò la vita, la stessa Oriana che soffrí terribilmente per amore e per i ripetuti aborti, la stessa Oriana di cui Indro Montanelli disse: «Se Oriana intervistasse Dio, gli chiederebbe la carta d’identità. Se dovessi intervistare io la Fallaci, non gliela chiederei, perché certe domande può farle solo la Fallaci».
Alle prese con una personalità di ferro e fuoco, indaffarata a tenere sotto controllo una vita da guerriera e da militante convinta, la donna Oriana non si rivelerà, in questo libro, semplicemente un’artista della parola, né sarà solo colei che, durante le interviste televisive, riesce a ribaltare i ruoli senza vergogna né pudore, mettendo l’intervistatore in difficoltà di fronte alla razionale e logica aggressività di quello che lei definí Il sesso inutile. Perché Oriana è altro: è la mamma mancata della Lettera a un bambino mai nato; è l’amante sofferente d’Un uomo, Alekos Panagoulis; è la malinconica figlia d’Un cappello pieno di ciliege. Oriana è immensa, infinita, inarrestabile. Eterna.
Con un piglio vivace e armonioso, un incedere elegante e garbato quanto basta, la De Stefano è riuscita nell’intento di donarci il ricordo d’una toscanaccia indistruttibile, ripercorrendo tutta la sua storia, dalla nascita alla morte, e usando un linguaggio semplice e immediato, proprio come quello d’Oriana, sempre memore del consiglio della madre Tosca: «Quando la gente legge quel che scrivi, deve capire! Devi essere chiara a tutti, anche agl’ignoranti come me!». E la De Stefano, cosí come lo fu la Fallaci, è stata chiara a tutti, anche ai giovani, a quelli che sperano, a quelli che stanno per intraprendere la lotta con la vita, ai giovani sani, arrabbiati e tenaci. È un libro che insegna a volersi bene e al contempo insegna l’arte del sacrificio; insegna a coltivare l’entusiasmo e la voglia d’investire in sé stessi, per sé stessi.
Una Donna che visse al galoppo e morí in piedi. «Sono alla fine, […] e voglio morire a Firenze. E ora ci siamo. Ma morirò in piedi, come Emily Brontë

di G. Ciarapica - 1 sett 2014

fonte: http://thefielder.net


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