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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)
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17/09/14

I FALSI POVERI - In banca un tesoro da 7 milioni. E gli paghiamo pure le bollette

Il denaro dei nomadi custodito in cassette di sicurezza e conti postali. Il Comune fornisce alloggi, luce, acqua e raccolta rifiuti. Tutto gratis


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Una vita a «canone zero». O meglio, a spese dei contribuenti del Comune di Roma Capitale. Dalla fornitura dell’alloggio, fino all’acqua, dall’energia elettrica al servizio Ama con la Tarsu: nulla ha un costo per i cittadini di etnia Rom che attestano di essere nulla tenenti, mentre in realtà possiedono centinaia di migliaia di euro. Conti correnti dal valore complessivo di 7 milioni 423mila 714 euro sono stati infatti scovati, negli ultimi due anni, dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. I finanzieri hanno squarciato il velo che celava la fasulla povertà annidata nei campi nomadi. Dietro le maschere dei mendicanti privi di mezzi minimi di sostentamento, si nascondevano veri e propri ricchi. Una paperopoli con cifre a sei zeri nascosta tra le cassette di sicurezza bancarie e i conti correnti postali, tutti sequestrati dalla Finanza. Denaro provento di attività illecite, celato per ottenere una vita a «costo zero», in danno del Comune di Roma ma anche e soprattutto dei cittadini, le stesse persone che ogni anno devono fare i conti con la crisi finanziaria e con un’imposizione fiscale rigida. Fortunatamente la Finanza, al comando del generale Ivano Maccani, ha alzato i controlli su questo fenomeno, che sembrerebbe essere assai diffuso tra i soggetti di etnia Rom.

I FALSI POVERI
Dietro la povera donna che chiede l’elemosina sulla metropolitana, una scena che si ripete quotidianamente anche tra le vie della Capitale, ci potrebbe essere una persona con un conto corrente da centinaia di migliaia di euro. D’altronde le verifiche investigative hanno fatto luce proprio su questo spaccato, quello dei mendicati vestiti con pochi stracci che, in realtà, hanno conti correnti che farebbero invidia a numerosi contribuenti italiano. In linea generale, è precisato nei documenti giudiziari, «occorre procedere alla ricognizione della capacità reddituale e patrimoniale dei preposti, posta in relazione con il valore dei beni di cui, direttamente o indirettamente, risultano disporre. I risultati degli accertamenti svolti dall’autorità di polizia giudiziaria (…) hanno messo in luce la notevole sproporzione tra i beni nella disponibilità dei preposti e le fonti di reddito lecite, note e dichiarate. In linea generale, fatta eccezione per talune posizione, le giacenze bancarie e postali non risultano adeguate alla modestia delle attività economiche svolte (raccolta materiali ferrosi, compravendita nei mercatini dell’usato) ai redditi e alle attività documentate dai preposti, sicché da tale sproporzione è dato desumere apprezzabili e sufficienti indizi che i beni siano comunque frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego». In altre parole, al fisco risultavano decine di persone con redditi esigui, che si arrangiavano trovando lavori di fortuna o piccoli espedienti per far quadrare i conti. Così il Comune dava il via libera elargendo loro i diritti previsti per i cittadini meno abbienti. Il tutto sulla base delle dichiarazioni dei redditi fraudolente. E così, i ricchi Rom si sono trovati ad avere – a spese dei cittadini romani – alloggi gratuiti, senza poi spendere neanche un euro per i servizi come la raccolta rifiuti, l’energia elettrica e l’acqua. «Dagli accertamenti svolti, mediante consultazione alla banca dati “Anagrafe tributaria”» è emerso un meccanismo attraverso il quale erano dichiarati «redditi assolutamente esigui». Ugualmente, però, i truffatori hanno ottenuto «assistenza, come impossidenti, da parte del Comune di Roma», avendo moduli «abitativi in campi nomadi attrezzati e usufruendo di tutti i servizi forniti da Roma Capitale senza alcun pagamento, quali: fornitura di alloggio (nessun canone), fornitura di acqua (nessun canone), fornitura di energia elettrica (nessun pagamento richiesto) e fornitura di raccoglitori Ama (nessun pagamento richiesto quale rimborso o pagamento Tarsu)».
RAGGIRO DELLA LEGGE
Sono 59 i falsi poveri di etnia Rom scovati dalla Finanza, solo nel 2013. Nei loro conti correnti è stata rinvenuta una cifra da capogiro: 5 milioni, 321mila 536 euro. Il trucco usato per nascondere i soldi era sempre lo stesso: «Concordava con ignoto - si legge negli atti a disposizione della procura- l’attribuzione fittizia a sé di somme di denaro». Le imponenti cifre, che in alcuni casi potevano arrivare fino a 372.816 euro, venivano depositate, secondo gli accertamenti delle forze dell’ordine, presso conti correnti bancari o postali, «al fine di eludere le disposizioni di legge in materia patrimoniale in quanto, dimostrando un tenore di vita particolarmente disagevole, allontanava da sè ogni forma di controllo idonea ad attivare l’applicazione di misure di prevenzione». In alcuni casi, un solo indagato riusciva ad aprire quattro conti correnti diversi ma, almeno per il fisco, risultava nullatenente, una persona degna di ricevere i diritti che lo stato e il Comune mettono a disposizione per i più bisognosi.

FURTI E RICETTAZIONE
Nel solo anno 2014, il lavoro degli uomini della Finanza ha portato al sequestro di oltre 2 milioni di euro. Un denaro dalla dubbia provenienza. Infatti, di questi soldi, solo 198mila 306 sono risultati essere di provenienza lecita. Il resto? Stando ai riscontri sul casellario giudiziario dei vari soggetti coinvolti, il denaro potrebbe essere ricondotto ai reati di furto aggravato, spaccio di sostanze stupefacenti, falsità ideologica e ricettazione. Tutti crimini che prevedono pene relativamente modeste e che permettono quindi agli imputati di mantenere la propria libertà, fuori dagli istituti penitenziari, almeno nella maggior parte dei casi.
LE DIFESE
Le difese, poi, si sono affrettate per cercare di giustificare la mole di denaro. Così, c’è chi ha detto di aver ricevuto una eredità paterna. Poi c’è il Rom che ha affermato di aver guadagnato 232mila euro lavorando come «insegnate di cultura e artigianato Rom». C’è anche chi ha voluto giustificare 131mila 518 euro come reddito ottenuto da collaborazioni con «l’organizzazione Arci solidarietà e l’attività di commercio presso il mercatino Rom di via Vasca Navale». I controlli, come detto, non sono conclusi. Gli accertamenti sono su vasta scala, al fine di evitare truffe ai danni della Pubblica amministrazione e, soprattutto, dei cittadini oberati dalle tasse. Spaccato tutto da raccontare riguarda un soggetto che per giustificare i 43mila 63 euro sul suo conto corrente ha portato un documento del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in cui si attesta l’autorizzazione alla compravendita di auto. Peccato, però, che le somme di denaro risalivano nel tempo mentre la documentazione porta una data recente. Secondo gli atti «non può che osservarsi che non risulta riscontrata l’asserita origine lecita della somma sequestrata posto che la recente regolarizzazione dell’attività lavorativa (segnatamente l’autorizzazione di circolazione del Ministero per l’attività di compravendita di autovetture) da parte del preposto potrà al più produrre effetti per il futuro».

Andrea Ossino Ivan Cimmarusti- 17 settembre 2014
fonte: http://www.iltempo.it

09/04/14

Piazza Navona sparita dietro gli abusivi: quadri e banchi nascondono le fontane









Un ombrello rosso protegge la caricatura di Obama e quella di George Clooney ma copre la vista del marmo bianco del Rio de la Plata.

Le pennellate che riproducono il Pantheon e il Colosseo esposte sui cavalletti nascondono la Fontana del Moro, le miniature in vendita su un grande pannello cancellano le sculture dei Quattro Fiumi, chi sta seduto sulla panchina può solo immaginarle. Gli occhiali, le sciarpe, le borse, i mostri di gomma, i cappellini finiscono nell’obiettivo di chi vorrebbe un’immagine ricordo del capolavoro del Bernini e invece si ritrova in memoria foto dove non c’è traccia di arte o di bellezza: per immortalare una fiera di paese non c’era bisogno di prendere l’aereo. Una cornice di tendoni bianchi deforma la prospettiva barocca. Ma piazza Navona dov’è? Fortunato chi riesce a vederla oltre quel muro di tele, banchetti e cartelli.
L'invasione di ambulanti abusivi a piazza Navona (Foto Toiati/Gabrielli)

Meglio rinunciare alle foto, in qualsiasi punto il turista si piazza per lo scatto ecco in primo piano decine di ambulanti con i sacchi sulle spalle e le fasulle Vuitton in mano, il fachiro metropolitano, il mimo vestito d’oro, le cassette di plastica cariche di custodie per smartphone. «È un mercato del pesce», anche i pittori e i ritrattisti si sentono a disagio in tutto quel caos, da 30 che erano ora sono più di 70.

L’ESPOSTO
Gli ambulanti abusivi non sono mai stati così tanti, «andrebbero subito mandati via, questo spettacolo deturpa la piazza», la delusione di chi la ricorda com’era. Un paio di anni fa il coordinamento residenti città storica presentò un esposto alla Procura di Roma: lasciare quest’opera d’arte senza tutela, la tesi sostenuta, può equivalere a un reato, quello di danneggiamento di un bene culturale. L’esposto non ebbe seguito. «C’è un vulnus legislativo», sostiene il segretario del coordinamento Paolo Gelsomini. «La delibera sul riordino dei pittori, più volte annunciata, non ha mai visto al luce. Quella presentata qualche mese fa sugli artisti di strada si è arenata, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Manca una legge sul decoro urbano nel senso che la legislazione attuale è carente e frammentaria. Ma soprattutto manca un’idea di città, tutto viene lasciato all’anarchia e all’improvvisazione».

Controlli nemmeno a parlarne in questa capitale dove le regole sembrano sparite insieme ai vigili. Capita così che su via Nazionale le panchine di marmo siano diventate qualcos’altro, stand dove gli ambulanti allineano la loro merce, dai cappelli alle mini macchine per cucire. C’è chi copre la seduta con un telo colorato e ne fa una vetrina accanto alla fermata del bus. Anche questa strada non si riconosce più, come Roma, d’altra parte.

di Maria Lombardi
Mercoledì 09 Aprile 2014

fonte: http://www.ilmessaggero.it

08/04/14

Succede a Roma, dove il Sindaco Marino fece rimuovere uno striscione a sostegno dei Marò perchè deturpava l'aspetto architettonico di una piazza. Vergogna a piazza di Spagna, la scalinata trasformata in una casbah: un esercito di abusivi e nessun vigile








......di Davide Desario
E’ una delle piazze più belle del mondo. Sicuramente una delle cartoline di presentazione delle bellezze artistiche e architettoniche di Roma. Eppure piazza di Spagna oggi come non mai è ridotta ad una casbah con un esercito di venditori ambulanti abusivi che fanno il bello e cattivo tempo su quei gradini che separano Trinità dei Monti dalla Barcaccia di piazza di Spagna.
La casbah di piazza di Spagna (Foto Paolo Rizzo/Toiati)

C’è chi vende occhiali da sole, chi custodie per cellulari. Altri vendono collanine e braccialetti come se stessero a Capocotta. Poi i sono gli immancabili venditori di rose, quelli che che ti sparano in faccia le bolle di sapone. E poi ancora le palline plasmabili. Al piano rialzato hanno addirittura allestito vetrine su soliti lenzuoli con borse di ogni genere, occhiali e cinte. I turisti sono tanti e loro fanno affari d’oro in barba ad ogni controllo. Anche perché i controlli in realtà non ci sono.

Basta fare una passeggiata per rendersene conto. Nella piazza più famosa della Capitale, in una giornata di sole non c’era nemmeno un vigile urbano. Chissà come lo spiega il neo comandante del centro storico Angelo Moretti. E chissà che ne pensa il comandante generale della polizia municipale Raffaele Clemente sempre alla prese su Twitter. Proprio su Twitter ieri alle 12 abbiamo mandato una fotografia eloquente della situazione con tanto di segnalazione. Eppure nelle due ore successive non è cambiato niente. Ma possibile che per tutto quel tempo non sia stato possibile inviare una pattuglia dei vigili al centro del centro di Roma?

Il fenomeno non è certo nuovo. Ma in passato tra vigili e polizia c’erano sempre dei controlli che facevano da deterrente. Oggi nulla. La piazza in balia degli ambulanti e dei loro affari in nero che arricchiscono i venditori ma soprattutto chi gli fornisce la merce. Una vergogna che non ha eguali nelle altre capitali europee come Parigi e Londra. E Roma e i romani non lo meritano.


La casbah di piazza di Spagna (Foto Paolo Rizzo/Toiati)
di Davide Desario - Martedì 08 Aprile 2014 - 15:25

fonte: http://www.ilmessaggero.it