Emergenza sicurezza. Facciamo una premessa, partiamo dai numeri.
In tante occasioni mi sono trovato a snocciolare i dati, fredde ed
impetuose sequenze di numeri, per non lasciare nulla al caso. Aumentano
le rapine a mano armata? I furti? Siamo finiti in un saloon da spaghetti
western? A quanto pare no. I banditi si sono rintanati? Sono scappati
chissà dove in cerca di nuove mete? Anche questa è una mezza verità. I
dati ci stanno parlando, gridandoci nelle orecchie, ed indicano che il
numero di omicidi commessi nella nostra nazione è in discesa. L’Istat
invece evidenzia il fatto che anche i furti e le rapine sono in calo ad
ogni latitudine e longitudine italica. In tutta la penisola gli scippi
nei negozi sono diminuite del 13,6%. Crollati anche gli “assalti” alle
banche, niente più Bonnie e Clyde. L’Ossif, il Centro di ricerca ABI in
materia di sicurezza, ha evidenziato come i borseggi compiuti nel 2015
in istituti di credito, uffici postali, tabaccherie, farmacie, esercizi
commerciali, locali, esercizi pubblici, imprese della grande
distribuzione e distributori di carburanti sono state 34.957, con un
calo del 10.9% rispetto al 2014 e del 20,1% rispetto al 2013. Nel 2017 i
colpi allo sportello sono diminuiti dello stesso periodo dell’anno
scorso. Eppure la percezione della sicurezza rispecchia questi valori?
No,assolutamente no!La gente si sente sempre più in pericolo. Non sa più
a che santo votarsi, rimane la paura che non viene cancellata dai dati
per quanto benevoli possano essere.
Il nocciolo della questione quindi non è la decrescita esponenziale
dei furti e delle rapine, che secondo autorevoli istituti di ricerca
sono sempre più in calo, ma la percezione della sicurezza da parte degli
italiani. La vertià è una sola ed è la seguente: gli italiani non hanno
più fiducia nelle istituzioni e sopratutto nella politica che dovrebbe
sfornare delle leggi che vadano nella direzione di punire in maniera
seria e dura chi compie reati di questo genere chiamati più
semplicemente predatori come i furti in casa. Che risultano per i
cittadini i più fastidiosi.Invece di continuare a depenalizzare tanti
reati arrivando al punto in cui in galera non va più nessun delinqunte.
La certezza della pena è questo il problema. I reati calano, ma gli
individui colti in flagrante che destino subiscono? Quello di rimanere a
godersi ogni giorno ventiquattrore d’aria. L’Italia è il regno del ben
godi dell’impunità. Ogni diecimila rapinatori ammanettati in questo
Paese all’anno, per merito delle Forze dell’Ordine volontà di potenza,
come direbbe Friedrich Nietzsche, nel portare avanti con dedizione e
sacrificio totale il proprio mestiere, oltre la metà vengono rilasciati
dopo dodici mesi dall’arresto. Ma volete arrovellarvi il fegato ancora
un po’? Il 97% dei furti resta impunito. Avete letto bene. Significa che
97 rapinatori su 100 non vedono il carcere, nemmeno per un giorno.
Eppure chi analizza la situazione, non evidenzia mai che in innumerevoli
casi, mentre i colpevoli restano impuniti, le vittime non denunciano
perché sfiduciati da un sistema che lascia i nostri concittadini in
mezzo alla tempesta senza armi di difesa. “Tanto cosa vuoi che gli
fanno?”. E la rabbia monta, fino a trasformarsi in collera.
Lo sapevate che tra i nostri confini viene consumato ogni due minuti,
120 secondi, un furto. Poi mi spiegheranno come questo tipo di reato
possa essere in calo, ma questa è un’altra faccenda. Siamo diventati la
corte dei miracoli targata disperati del terzo mondo. Attiriamo ogni
sorta di delinquente, alla Igor il russo o il serbo o meglio due decreti
d’espulsione, ma ancora in fuga nel ferrarese. L’UE scarica la feccia
da noi, come se fossimo degli appestati. Un lazzaretto a cielo aperto,
il tutto mentre la certezza della pena è una chimera irraggiungibile. Il
sistema giudiziario fa acqua da tutte le parti. La colpa non è dei
magistrati, come ho scritto a più riprese, ma di una classe politica
incapace di donare, alle maestranze competenti, leggi e codici fruibili
ed allo stesso tempo immediati da applicare. Una classe dirigente, la
stessa che applaude l’europeista embrione della banche Macron in queste
ore, volenterosa solamente di sbarrare la strada ai suoi figli per
favorire, sempre e comunque, quegli degli altri. Un avvenire infausto
per gli italiani. Siamo arrivati al punto in cui diventa, quasi,
necessario diventare maestri della sicurezza fai-da-te per difenderci e
difendere i nostri cari dalla mano del nemico.
Attenzione, però. Perché tutto, come in ogni occasione, è a nostro
rischio e pericolo. E non parlo della legittima difesa notturna, orrore
da beoni, ma della lucidità e della fermezza che ci vuole a tutelare
quanto costruito in una vita di sacrifici. Il nesso logico è racchiuso
nelle parole di Simone Di Stefano: “Non è questione di ‘proprietà
privata’. La casa in cui vivo con la mia famiglia è un luogo SACRO, chi
entra SENZA PERMESSO deve essere cacciato con ogni mezzo possibile.
Questo vale anche per la nazione, luogo SACRO dove sono nato e vivo con
il mio popolo”. Non possono trasformarci da vittime in carnefici è la
natura che lo impone. Se entri in casa mia sono pronto a tutto. Mors tua
vita mea. Senza muovere un passo indietro. Qui vengono tutelati
maggiormente i delinquenti rispetto ai cittadini onesti. Che vergogna.
Chi difende i propri affetti non può subire nessuna ritorsione da parte
della legge. La miglior difesa è l’attacco ricordatelo sempre, in ogni
circostanza. Le chiacchiere non servono a nulla, distraggono e basta.
Intanto mentre il vociare aumenta, le richieste per il porto d’armi sono
schizzate verso le stelle. Ed io sono favorevole, chiunque ne abbia i
requisiti, deve essere dotato di un’arma perché difendersi è un diritto
inalienabile. Ma è veramente questo quello che vogliamo, rendere
l’Italia un teatro di duelli? Lo Stato deve ridestarsi, mostrare i
muscoli ed indicarci la via. Lo Stato è un padre, ed un padre ha il
diritto di difendere i suoi figli in ogni circostanza.
di Andrea Pasini - 11 gennaio 2018
fonte: http://blog.ilgiornale.it
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