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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

28/03/17

Elezioni Presidenziali Francesi: "Macron, vincitore annunciato ma debole"


 


Emmanuel Macron o Marine Le Pen? A meno di un mese dalle elezioni presidenziali francesi, con il primo turno fissato al 23 aprile e il ballottaggio al 7 maggio, la sfida finale pare essere un affare a due, tra la leader del Front National (Fn) e l’uomo della finanza internazionale. François Fillon, il candidato dei Repubblicani, sembra ormai fuori gioco, così come i rappresentanti delle varie formazioni della sinistra. Al ballottaggio, dunque, sarebbero esclusi proprio i candidati di quelli che erano i due maggiori partiti di Francia, i socialisti e i repubblicani eredi (solo di facciata) di un gollismo che in realtà era tutt’altra cosa.
I sondaggi indicano un testa-a-testa tra Le Pen e Macron al primo turno, con il netto successo dell’uomo ex Rothschild al ballottaggio. Ma se anche i pronostici venissero confermati, per Macron non si prospettano tempi facili. Perché a giugno i francesi saranno chiamati nuovamente alle urne, per le elezioni legislative. E se il Fn reggerà l’urto di una sconfitta alle presidenziali, alle politiche farà il pieno di voti e di seggi. Mentre “l’uomo dei Rothschild” avrà maggiori difficoltà proprio perché espressione della finanza e privo di un partito organizzato. Le legislative potrebbero premiare anche i repubblicani a prescindere da Fillon. E, a quel punto, la “destra presentabile” potrebbe finalmente mettere da parte la pregiudiziale anti-Fn per decidere di fare una vera opposizione al nuovo presidente. È vero che la Francia è una repubblica presidenziale, ma un Parlamento non in linea con Macron avrebbe comunque la possibilità di ostacolare la politica dell’Eliseo.
Non solo sul fronte interno, ma anche su quello internazionale. Le Pen e Fillon avevano in comune la simpatia per Vladimir Putin e la Russia. Macron è molto più freddo nei confronti di Mosca. Punterà a ripristinare l’asse con Berlino, a prescindere da chi vincerà le elezioni in Germania. D’altronde, Parigi avrà sempre più bisogno di un sostegno tedesco anche in sede di Unione europea. Perché i bilanci francesi non sono per nulla in regola ed occorre che l’Europa continui a chiudere gli occhi. Così come ha fatto sino ad ora, per evitare che eventuali sanzioni si trasformassero in un assist per Marine Le Pen. D’altronde il tifo per Macron da parte delle istituzioni europee è smaccato. In Francia sono intervenuti i giudici per bloccare la corsa di Fillon, a Bruxelles è intervenuto il voto dell’assemblea per togliere l’immunità alla Le Pen, colpevole di aver mostrato ai francesi le immagini girate dai tagliagole dell’Isis. Incapaci di fronteggiare i terroristi, attaccano chi mostra i crimini dell’Isis.
D’altronde anche la finanza, francese ed internazionale, è schierata con Macron. Con le banche che hanno negato a Marine Le Pen i finanziamenti per la campagna elettorale mentre l’associazione degli industriali ha già chiarito che sarà contro il Fn, accusato di essere troppo “socialista”. Ma se è chiaro il ruolo che Macron vuole svolgere in Europa – contro i populisti, contro i sovranisti, perfettamente allineato a banchieri ed euroburocrati – è ancor più chiara la ricetta che ha in mente per la Francia. Massicce dosi di liberismo, precarietà assoluta per i lavoratori. E nessun intervento per frenare l’immigrazione. Perché quello che Marx definiva come “esercito industriale di riserva” è indispensabile per abbattere i salari e ridurre i diritti dei lavoratori francesi.
Una corsa al ribasso che potrebbe avere conseguenze drammatiche in tutta Europa. La Francia aumenterebbe la competitività nei confronti degli altri Paesi, obbligandoli ad adeguarsi e ad inseguire Parigi sul fronte dei tagli salariali e delle condizioni di lavoro. Ma una corsa a perdere, perché si ridurrebbe drasticamente il mercato interno di ogni Paese in seguito all’aumento della povertà generale. La Grecia è il simbolo del fallimento di queste politiche. Questo, però, non interessa alla grande finanza ed al grande capitale che controlla gli organi di informazione che sostengono Macron. L’instabilità politica che si prospetta nell’Esagono dopo le legislative rischia, però, di ostacolare i piani del probabile futuro presidente e dei suoi sostenitori. Anche perché i francesi hanno più volte dimostrato di essere capaci di grandi mobilitazioni di piazza. Molto dipenderà dall’atteggiamento dei repubblicani, a seconda se sceglieranno l’opposizione ferma o se prevarrà ancora una volta la pregiudiziale anti Le Pen.


di Alessandro Grandi (*) - 28 marzo 2017

(*) Think tank di geopolitica “Il Nodo di Gordio

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