Distrutte tutte le armi chimiche e condonati 20 miliardi di debiti africani. Sono due notizie “hard” di notevole rilevanza politica mondiale e provengono da Mosca. In sé meriterebbero un’attenzione cospicua, ma il modo di operare del sistema informativo dominante è così impermeabile alle notizie vere sulla Russia, che anche gli eventi suscettibili di grande peso simbolico e politico in campo militare ed economico passano praticamente inosservati. Così siamo informati fino all’ultimo tweet sulla lite fra Donald Trump e i giocatori di football, ma non ci viene detto con bastevole attenzione che il più formidabile arsenale chimico della storia, capace di distruggere diverse volte l’intera vita sul pianeta, ha concluso la sua esistenza il 27 settembre 2017. Né ci viene detto che – sempre in quella data – la Russia ha deciso unilateralmente di cancellare il grosso dei sui crediti che gravavano sui paesi africani più indebitati. Dunque, i fatti. Con tre anni di anticipo sulla tabella di marcia, Mosca ha adempiuto in toto alla Convenzione sulle armi chimiche ratificata 20 anni fa, nel 1997, quando ancora possedeva ben 40mila tonnellate fra gas nervini e sostanze vescicanti.
Il presidente Vladimir Putin ha riservato a questo fatto una notevole
solennità, come quando si posa la prima pietra di una grande
manifattura. Solo che in questo caso la cerimonia è stata invece
riservata al mettere fine all’ultimo chilogrammo rimasto
degli ultimi due ordigni. Il quantitativo terminale è stato
definitivamente distrutto con un ordine impartito da Putin in persona,
in videoconferenza con i funzionari inviati presso il villaggio di
Kizner, dove si trovava l’ultima goccia dell’arsenale chimico che Mosca
ha ereditato dall’Urss. Putin lo ha definito «un enorme passo verso un
maggiore equilibrio e sicurezza nel mondo di oggi». Ha ricordato che per
adempiere al trattato internazionale il suo paese ha speso tanto e ha
investito in imprese high-tech in grado di neutralizzare l’intero
arsenale. Ha poi ricordato che gli Stati Uniti stanno opponendo ogni
tipo di scusa economica e finanziaria per giustificare i continui rinvii
sulla completa distruzione del proprio arsenale. «Onestamente, questa storia della mancanza di fondi mi suona proprio strana», ha ironizzato Putin.
La Russia
in questi anni ha padroneggiato strategicamente il tema
dell’eliminazione delle armi chimiche, al punto da ottenere grandi
dividendi politici nelle negoziazioni internazionali: nel 2013 Mosca
impedì l’aggressione diretta delle forze armate occidentali alla Siria
mettendo sul piatto della bilancia la completa eliminazione
dell’arsenale chimico siriano (che a suo tempo Damasco aveva costruito
come deterrente opposto alle decine di bombe atomiche detenute da
Israele). Fu una tappadiplomatica
fondamentale per rovesciare poi le sorti del conflitto siriano a
sfavore della galassia jihadista. E ora arriva quella che il turco Ahmet
Üzümcü – direttore dell’Organizzazione per la proibizione delle armi
chimiche – definisce come una «grande pietra miliare» per il disarmo
chimico mondiale.
Ovviamente questa non è ancora la fine delle armi di distruzione di
massa, visto che tutte le potenze nucleari continuano a testare nuovi
armamenti sempre più micidiali e sofisticati. In proposito, nel suo
discorso in videoconferenza, Putin ha sottolineato di avere piena
consapevolezza «dei pericoli potenziali e dei rischi associati alla
ripresa della corsa agli armamenti e ai tentativi di sconvolgere la
parità strategica». Ha sottolineato che la sicurezza globale richiede il
dialogo e il «rafforzamento delle misure per la creazione di fiducia».
Il disarmo chimico è un passo politico importante e dimostra in modo
pratico che
grandi misure strategiche di disarmo sono possibili e governabili,
magari un domani anche nel campo degli armamenti nucleari.Il condono del debito africano. Lo ricorda il sito “Sputnik”: il presidente Putin ha annunciato la decisione di cancellare «oltre 20 miliardi di dollari di debiti ai paesi dell’Africa», il tutto nell’ambito delle «iniziative per aiutare i paesi poveri fortemente indebitati». Molte partite geopolitiche si stanno giocando ora nel continente africano, e avranno tutte enormi conseguenze sull’energia, le materie prime, le basi militari e i grandi flussi migratori. Il Cremlino cala sul campo una carta che può cambiare lo scenario, con un maggior peso della Russia. L’annuncio del presidente russo è stato fatto in occasione del suo incontro con Alpha Condé, che è sì il presidente della Guinea, un paese di meno di 11 milioni di abitanti, ma è soprattutto il presidente dell’Unione Africana, che ricomprende tutti i 54 Stati dell’Africa (1,1 miliardi di abitanti).
(Pino Cabras, “Russia: distrutte tutte le armi chimiche e condonati 20 miliardi di debiti africani”, da “Megachip” del 29 settembre 2017).
fonte: http://www.libreidee.org
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