È iniziato al Viminale il conto alla rovescia per il
massiccio piano di requisizioni immobiliari lungo le coste adriatiche.
Secondo indiscrezioni di certi dipendenti dell’Interno, la prova di
forza con la cittadinanza inizierà da Pescara: dove lo Stato dovrà
fronteggiare chi s’opporrà alla consegna delle seconde case rivierasche
destinate dalla Prefettura all’ospitalità di cittadini extracomunitari,
profughi e rifugiati politici. Nel mirino circa centomila immobili,
dalla provincia di Lecce sino a Trieste. Pescara sarebbe stata prescelta
come unità pilota sperimentale. Verranno requisite solo le seconde case
sfitte e non le strutture alberghiere: queste ultime possono solo
offrire il servizio d’alloggio, che verrebbe valutato dalla prefetture.
Per il momento l’operazione decollerebbe dal comune adriatico abruzzese e
riguarderebbe circa 5.500 alloggi, tutti tra Vasto e Francavilla a
Mare: il via libera alla requisizione sarà attivato intorno al 20
dicembre.
Ad oggi solo Goro (nel delta del Po) e la provincia di Verona hanno
già assaggiato la requisizione immobiliare. I servizi segreti pare
abbiano già allertato il Governo circa eventuali proteste violente da
parte di italiani non disposti a farsi requisire l’immobile. Anche
perché nell’immediato non vi sarebbero risorse da destinare ai
proprietari, causa la concomitanza di eccezionalità dell’evento e la
penuria di risorse finanziarie: va rammentato che rimarrebbero comunque a
carico del proprietario sia l’Imu che la Tasi, nonché verrebbe
calcolato il reddito ai fini della dichiarazione nei modelli 730 e 740.
Ovviamente, chi si vedesse requisito l’immobile avrebbe (ma solo
sulla carta) il diritto ad un fantomatico indennizzo: per farselo
riconoscere e quantificare dovrebbe comunque azionare un iter legale
contro lo Stato, costoso e con esito incerto. Il Governo avrebbe già
parlato di “extrema ratio”, “vista l’eccezionalità dell’evento e la poca
disponibilità degli italiani a collaborare all’accoglienza” spiega una
fonte dell’Interno. Gente vicina al ministro Alfano (titolare
dell’Interno) parla di “provvedimento temporaneo”, che “diverrebbe
definitivo, e configurabile in esproprio, se nei riguardi del
proprietario dell’immobile si configurassero reati eversivi in danno
dello Stato”: come a dire “non ribellatevi, altrimenti non rivedete più
casa”. In favore della requisizione rema l’ultimo rapporto di Fondazione
Migrantes e Servizio centrale Sprar, reso pubblico lo scorso 16
novembre, in cui si spiega che “su ottomila comuni italiani solo 2600
hanno accolto i migranti, cioè un comune su quattro. Il 10 agosto di
quest’anno il ministero dell’Interno ha approvato un decreto per
potenziare il sistema ordinario di accoglienza chiamato Sprar proprio
per limitare il ricorso all’accoglienza di emergenza dei Centri di
accoglienza straordinaria (Cas). “Lo Sprar, infatti - spiega il rapporto
- permette una maggiore trasparenza e rendicontazione delle spese e
risponde a linee guida nazionali che il sistema di accoglienza
straordinario non è tenuto a seguire”.
Per fronteggiare eventuali rivolte da parte degli italiani dovrebbero
essere distaccati nei comuni interessati alla requisizione circa
duemila uomini interforze, tra esercito, carabinieri, Guardia di finanza
e polizia di Stato. Per l’occasione anche il ministero della Giustizia
starebbe affilando le armi, per garantire processi rapidi e
disponibilità detentiva per gli italiani che s’opponessero (anche
violentemente) al piano del Viminale. Secondo molti sindaci della
riviera adriatica “questa è la fine del turismo”. Intanto gli 007
starebbero già monitorando tutti i residenti, cercando di capire se
possano organizzarsi in gruppi di resistenti ribelli.
A conti fatti, ed a causa delle espulsioni verso l’Italia da parte
degli altri Paesi Ue (vale la regola del primo approdo), lungo
l’Adriatico si dovranno garantire alloggi per non meno di un milione e
mezzo di migranti.
di Ruggiero Capone - 22 novembre 2016
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