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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

14/09/16

Alla faccia della previdenza


 


Che l’Ape (Anticipo pensionistico) fosse l’ennesima presa in giro per non modificare la Legge Fornero e spingere gli aspiranti più a rinunciare che aderire, si era capito subito. Si è inventato uno di quei sistemi assurdi all’italiana, complicato, cervellotico e costoso, che alla fine sarà accettato dalla minor parte della platea interessata. Era questo lo scopo del Governo, che come spesso succede da anni a questa parte, l’incapacità dei sindacati nostrani non è riuscita a modificare. Cgil, Uil, Cisl, infatti, dopo roboanti dichiarazioni di guerra, hanno finito con l’accettare quasi tutto, lasciando intatto un impianto nato più per dare lavoro e guadagno alle banche e alle assicurazioni, che per ripristinare le ingiustizie della Legge Fornero.
Perché sia chiaro, se c’è stata una legge sulla previdenza, negli ultimi decenni più ingiusta che sbagliata, è stata proprio la Legge Fornero. Nel 2011, infatti, sotto ricatto dell’Europa e alle prese con un sistema previdenziale insostenibile, per fare cassa e risparmiare, la ministra del Governo Monti escogitò la genialità di allungare “tout court” l’età pensionabile.
Insomma, un’idea sensazionale da Premio Nobel, con tutta probabilità se si fosse stabilito che l’età minima dovesse diventare settantadue/settantatré anni saremmo andati ancora meglio nel tornaconto dell’Inps e delle casse pubbliche. Eppure nel 2011 i geni di quel governo sapevano bene che l’insostenibilità dei conti previdenziali nasceva da lontano e si alimentava di un’enormità di intollerabili ingiustizie, diventate privilegi. Le stesse che oggi il sottosegretario Tommaso Nannicini, proponendo l’Ape, dichiara di non poter toccare per evitare di combinare danni. Parliamo di pensioni d’oro, di vitalizi vergognosi, come di chissà quante invalidità fasulle, accompagni non dovuti, doppie e triple erogazioni previdenziali.
Su queste voci, che gridano scandalo al cospetto dell’equità, si continua ipocritamente a far finta di nulla e a non fare niente per porvi rimedio. Eppure parliamo di miliardi di costi, che risparmiati consentirebbero una redistribuzione tale da rimediare alle tante assurdità della nostra previdenza (alla faccia della parola). Perché da noi, se c’è una cosa chiara, è che tutto siamo stati fuorché previdenti. Sta tutta qua l’insopportabilità della Legge Fornero, che nessuno ha il coraggio di toccare pur di non mettere in campo un’operazione di giustizia e verità sull’intero sistema previdenziale degli ultimi decenni. Si parla tanto di lotta all’evasione eppure un controllo su ogni pensione di invalidità, una per una dalla prima all’ultima, non viene fatto e si aspetta che qualche furbetto cada nella rete per rimediare. Altrettanto sui cosiddetti contributi agricoli, intorno ai quali si continuano a compiere saccheggi di ogni tipo e sugli accompagni, erogati in troppi casi con eccessiva facilità.
Il capitolo poi delle pensioni d’oro e dei vitalizi è qualcosa di talmente scandaloso che in nessun Paese serio sarebbe stato possibile di fare. Ecco perché al posto della Legge Fornero, oppure almeno assieme a questa, sarebbe stata necessaria su tali temi una operazione di riordino, ricalcolo e verifica a tappeto, sulla base dell’equità e della giustizia sociale. Solo così ci si può presentare di fronte ai pensionati che prendono poche centinaia di euro, a quelli che pur avendo maturato i tempi sono costretti a aspettare anni, a quelli che hanno perso il lavoro e stanno nella terra di nessuno. Per questo l’Ape è l’ennesima presa in giro, un pannicello caldo, un contentino lontano anni luce da quel che sarebbe indispensabile fare dentro i conti del sistema previdenziale, per recuperare le risorse che mancano. Diritto acquisito è una parola senza senso, se il diritto è non solo ingiusto ma socialmente iniquo diventa privilegio e bisogna avere il coraggio d’intervenire.

di Elide Rossi e Alfredo Mosca - 14 settembre 2016
fonte: http://www.opinione.it

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