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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

23/02/16

Un Paese destinato a... sfracellarsi






Mentre chi governa riempie la scena con una surreale campagna contro la presunta austerità europea, vera arma di distrazione di massa, gli osservatori laici di questo disgraziato Paese cercano di portare alla luce il disastro finanziario che si cela dietro l’insopportabile propaganda renziana. Un disastro che, conti alla mano, forse spiega più di qualunque altra considerazione l’evidente irrigidimento di Bruxelles nei confronti di un Esecutivo che di questo passo, come si suol dire, sarà costretto a portare i libri in Tribunale.
A tal proposito - dati quasi del tutto snobbati dalla stampa nazionale - circola da qualche settimana un raccapricciante studio della Banca d’Italia, ripreso con dovizia di particolari in un comunicato di Unimpresa, secondo cui nei primi 10 mesi del 2015, in piena Era del cambiamento di verso renzista, sia la spesa dello Stato centrale e sia le relative imposte sono cresciute in modo catastrofico. In particolare la prima è lievitata dell’11,21 per cento, passando da 356 a 396 miliardi; mentre le entrate tributarie sono aumentate di quasi 12 miliardi in un lasso di tempo così breve e malgrado la raffica di balle rassicuranti espresse in ogni dove dal premier toscano. Tant’è che lo stesso presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, ha così commentato: “I numeri non mentono mai e quelli che diffondiamo oggi ci dicono che il Governo ci prende in giro: sono chiacchiere quelle sulla cosiddetta spending review e sono chiacchiere pure quelle sulla sforbiciata al prelievo fiscale. Tante promesse, molti annunci e zero fatti concreti”.
Parole sacrosante espresse nei confronti di un personaggio il quale, dopo decenni di disastri sul piano dei conti pubblici, aveva suscitato moltissime aspettative anche sul fronte di un sempre più necessario risanamento di questi ultimi. E invece, come rileva amaramente Longobardi, ci troviamo al cospetto di una colossale presa per i fondelli messa in atto da un signorino soddisfatto che con le sciocchezze che propala riesce farci camminare i treni.
Sta di fatto che il Paese, nonostante 40 miliardi di spesa dello Stato in soli 10 mesi, a cui vanno poi sommati gli incrementi delle altre amministrazioni, ha chiuso il 2015 con uno striminzito più 0,6 per cento del Prodotto interno lordo. Ciò pone una pietra tombale sul keynesismo d’accatto degli illusionisti al potere. La strada lastricata di pasti gratis, di altre tasse e di buone intenzioni percorsa da Matteo Renzi ci sta conducendo verso l’inferno.

di Claudio Romiti - 23 febbraio 2016
fonte: http://www.opinione.it 

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