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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

07/12/15

"Marò, con Monti pressioni sui pm"

La verità dell’ex ministro Terzi: "Nel 2012 sarebbero dovuti restare in Italia Ma il governo si fece sentire con la Procura di Roma per rimandarli in India"

INDIA: MARO', STIAMO BENE, FIDUCIA IN ISTITUZIONI
Alcuni esponenti del governo Monti avrebbero fatto «moral suasion» sulla procura di Roma per evitare che trattenesse in Italia i marò all’epoca del loro rientro in Italia nel dicembre 2012. È un retroscena esplosivo quello consegnato dall’ambasciatore Giulio Terzi a Radio Radicale , nel corso della trasmissione «Cittadini in divisa» che sarà trasmessa stasera. Parole che conferma anche a Il Tempo .
Mentre il caso dei fucilieri di marina italiani, in attesa delle decisioni del tribunale arbitrale dell’Aja che dovrà sancire a chi spetta la giurisdizione tra l’India e il nostro Paese, sembra scivolato nel dimenticatoio, l’ex ministro degli Esteri torna a chiedere una commissione d’inchiesta parlamentare sulla vicenda e di essere ascoltato dal Copasir. Perché siano attribuite finalmente e in modo ufficiale tutte le quote di responsabilità per la giravolta di tre anni fa, quando il governo dei tecnici decise di rispedire in India i due militari.

 Ambasciatore Terzi, qual è il punto sulla situazione dei marò?
«Il quadro è cambiato radicalmente lo scorso agosto con la discussione dell’arbitrato internazionale e la richiesta italiana di sottrarre alla giurisdizione indiana Latorre e Girone. Sono emerse delle prove, nella stessa documentazione prodotta dall’India su diversi aspetti tra cui le perizie balistiche e le autopsie sui pescatori, che dimostrano la loro innocenza. Di fronte a questa realtà il governo avrebbe dovuto sin dal primo giorno dopo Amburgo ribadire in ogni opportuna sede una semplice frase: sono innocenti e li vogliamo indietro. Invece assistiamo a un’inerzia inspiegabile, che non riguarda solo l’esecutivo».

 A cosa si riferisce?
«È inspiegabile che organi di monitoraggio parlamentare, comitati che sorvegliano e rispondono all’esigenza democratica di vedere cosa accade nell’ambito dell’intelligence, non acquisiscano la documentazione, che il pubblico non possa essere sicuro che la documentazione venga acquisita».
 Si riferisce al Copasir?

«Lo ha menzionato lei. Ho la netta sensazione, raccolta anche direttamente, che addirittura non siano neanche state acquisite in certi ambiti istituzionali parlamentari le prove che sono state pubblicate apertamente lo scorso agosto da alcuni organi di informazione. Penso al documento fatto circolare dal ministero della Giustizia sull’impossibilità costituzionale di mandare indietro i fucilieri di marina per conto del Guardasigilli dell’epoca. O la mail del consigliere politico del Quirinale Stefanini che garantiva sull’opinione del presidente Napolitano favorevole a che restassero in Italia».

 Perché questa documentazione non sarebbe stata acquisita in sede parlamentare?
«Io non vedo nessun motivo se non quello di coprire alcuni scheletri nell’armadio di personalità politiche e di governo che hanno voluto rimandare i nostri fucilieri di marina in India per considerazioni che sono intuibili, legate agli affari e agli interessi economici ma che non appartengono a una buona conduzione della politica estera e di sicurezza del nostro Paese».

 La magistratura italiana, quella militare e quella ordinaria, aveva aperto dei fascicoli sui marò. Perché non furono trattenuti in Italia con un provvedimento cautelare?
«Per entrambi i procedimenti già dal settembre-ottobre del 2012 erano state inviate delle rogatorie alle autorità indiane perché producessero le prove che sarebbero dovute servire anche per l’indagine in Italia e a cui l’India non si era mai peritata di rispondere. Poi i fucilieri di marina tornarono in Italia per la licenza natalizia, e prima scadesse io inviai una circostanziata lettera al presidente del Consiglio e ai ministri coinvolti nella gestione diretta di questa vicenda affinché si potesse - come era stato fatto in altri casi altrettanto delicati - esercitare da parte del governo una sorta di moral suasion nei confronti della magistratura inquirente. Ho la sensazione, qualcosa di più anzi di una sensazione, che questa operazione di moral suasion sia stata effettuata sì, ma all’incontrario».

 Cosa avrebbe dovuto fare la magistratura che non ha fatto?
«Secondo l’opinione dei giuristi che avevo consultato all’epoca avrebbe sicuramente potuto proseguire l’indagine sulla base dell’apertura del fascicolo e adottare delle misure di controllo dei movimenti delle persone che erano indagate».

 Queste cose lei è pronto a spiegarle e a provarle nelle sedi opportune?
«Io vorrei che si aprisse un’indagine nelle sedi competenti, magari il Copasir, ancor meglio nelle sedi dove possa esserci una conoscenza da parte del pubblico, perché poi se tutto viene secretato con i sistemi che sappiamo ho i miei dubbi sull’efficacia di questa operazione ancor di più in presenza di un mondo dell’informazione che sappiamo molto sensibile alle influenze dei poteri in carica. Se ci fosse una curiosità seria, legittima e doverosa da parte organismi parlamentari su quello che è avvenuto realmente nelle diverse fasi di questa vicenda potrebbero essere ascoltati il sottoscritto, ma anche altri principali attori dell’epoca e anche di adesso».

 Vuole che si indaghi anche sull’operato dell'attuale governo?
«Certo. Non dimentichiamoci che il 18 dicembre il collegio arbitrale costituito da 5 giudici si dovrà esprimere sulle ragioni di urgenza che richiedono un allontanamento dalla giurisdizione indiana dei due fucilieri di marina».

 Cosa può accadere?
«Se noi non dimostriamo una chiarezza di convincimento sulla loro assoluta innocenza ed estraneità ai fatti, se non manifestiamo in modo sufficientemente vigoroso la posizione dell’Italia, e diamo la sensazione che qualsiasi cosa ci va bene, se continuiamo a mantenere un profilo bassissimo su questa vicenda di cui più nessuno sta parlando, ho grossi timori su quello che i giudici arbitrali potranno decidere».

Martino Villosio - 7 dicembre 2015
fonte: http://www.iltempo.it

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