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Secondo l’illustre ospite francese la possibile alleanza Salvini-Di Maio, “in
Francia e in Europa fa lo stesso effetto di un governo Le Pen-Melanchon
a Parigi. Per questo l’Italia deve rapidamente rassicurare l’Europa sui
programmi di governo. Per evitare di diventare il luogo in cui si
scaricano le preoccupazioni del continente“, ha affermato, aggiungendo che “Siamo
tornati al clima che si respirava in Europa nel 1913. Quando le
innovazioni tecnologiche sembravano aprire un orizzonte positivo per
l’umanità. Vinsero invece i particolarismi e un anno dopo scoppiò la
guerra mondiale”.
Jacques Attali
Ma
queste tecniche non funzionano più. Vede, caro Attali, oggi in Italia
nessuno, a parte forse i lettori di Repubblica, vede Salvini come la Le
Pen, bensì come un leader maturo, dalle idee chiare ma non estremiste,
che non indossa più la felpa ma l’abito intero e che per questo è
diventato rapidamente il leader di tutto il centrodestra; forte ma
rassicurante. E Di Maio non ha proprio nulla in comune con Melenchon,
non è un estremista di sinistra, ma il capo di un movimento che è
diverso rispetto alle origini (secondo alcuni addirittura fin troppo) e
che ha saputo occupare lo spazio lasciato gentilmente vuoto dal Partito
democratico.
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Siccome l’Unione europea non ha saputo, né voluto, dare ascolto al
crescente malessere delle masse, queste oggi cercano legittimamente
nuove risposte.
Io non so come andranno a finire le trattative, però anche in queste
ore Lega e 5 Stelle stanno dando dimostrazione che è possibile una nuova
politica. Quando mai si sono visti due partiti che, nella massima
trasparenza, trascorrono ore seduti a un tavolo negoziale, non per
spartirsi prioritariamente le poltrome, ma innazitutto per trovare
concretamente e pragmaticamente soluzioni attuabili, di ragionevole
compromesso?
Che differenza rispetto a riti criptici come i Patti del Nazareno o
alle regole opacissime della gestione del potere a Bruxelles, tanto care
ad Attali, che proprio non capisce.
Gli italiani guardano alla Lega e al Movimento 5 Stelle proprio
perché questa Europa e i leader italiani che l’hanno rappresentata,
finora sono stati ciechi, sordi, esasperatamente autorefenziali, come
capita da sempre quando le élite al potere smarriscono il senso della
realtà.
Salvini e Di Maio piacciono non perché sono due pericolosi estremisti
ma perché sanno offrire una parola sconosciuta all’establishment: la
speranza, la voglia di sevire davvero il proprio Paese, di offrire
soluzioni davvero alternative rispetto a quelle retoriche e inefficienti
reiterate in questi anni.
di Marcello Foa - 13 maggio 2018
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