Eppure, che quella siriana non sia una guerra civile ma una guerra di aggressione contro uno Stato sovrano da parte di nazioni straniere e poteri internazionali, è cosa che abbiamo cercato di dimostrare ampiamente in questi anni con verità censurate dai media occidentali, testimonianze dirette e smascheramenti delle manipolazioni costruite dai media.
Ora, a conferma di questo, emerge un documento della NSA americana, classificato come “top secret” e reso pubblico da Edward Snowden. È una nota breve ma importantissima che dimostra come le operazioni di guerra contro il regime siriano siano state pianificate e organizzate direttamente in Arabia Saudita.
Il contesto storico nel quale va inserito è Marzo 2013 quando la guerra siriana si espande in maniera cruenta. L’aviazione di Assad inizia le sue incursioni anche al confine con il Libano per fermare le infiltrazioni di ribelli e mercenari sunniti.
Ed è in quel periodo che l’allargamento internazionale del conflitto diventa esplicito con la richiesta da parte di Salim Idris, il capo di Stato Maggiore del Free Syrian Army, di aiuti militari alle nazioni dietro la promessa che quelle armi non cadranno nelle mani di gruppi jihadisti (promessa che sappiamo non essere mai stata mantenuta).
Insomma, il mondo crede ancora alla favola dei “ribelli moderati” opposti al bieco dittatore.
Il 18 Marzo l’agenzia siriana Sana segnala un attacco missilistico da parte dei gruppi ribelli su Damasco, contro il palazzo presidenziale di Assad, l’aeroporto internazionale e alcuni quartieri civili. La macchina della propaganda anti-Assad mostra anche i video dell’operazione.
Quell’attacco doveva essere una prova di forza per dimostrare la crisi del regime: colpire direttamente la capitale e la residenza di Assad.

“ILLUMINARE DAMASCO”
Ora sappiamo che quell’attacco fu ordinato e organizzato direttamente dall’Arabia Saudita e coordinato da Salman bin Sudan, principe della famiglia reale, futuro Ministro della Difesa ed allora responsabile dell’attività di intelligence saudita in Siria.
Secondo la NSA (che ha avuto informazioni dalla stessa opposizione siriana), fu proprio il principe reale a fornire 120 tonnellate di esplosivi e armamenti ai ribelli per quell’operazione chiamata “Illuminare Damasco”. L’attacco contro il palazzo presidenziale e l’aeroporto internazionale fu voluto dai sauditi proprio in occasione del secondo anniversario dello scoppio della guerra, come dimostrazione della crisi del Regime e della sua prossima capitolazione.
Come scrive The Intercept: “Il documento evidenzia quanto alcune potenze straniere fossero profondamente coinvolte nella rivolta armata, anche scegliendo operazioni specifiche per i loro alleati”.

“LA GRANDE MENZOGNA”
La rivoluzione siriana, scoppiata due anni prima, s’inserisce in quel processo di destabilizzazione, chiamato Primavera Araba, attivato dall’amministrazione Obama, dai circoli neo-con, dal potente apparato tecno-militare occidentale e dagli alleati sunniti,  e spacciato per spontanee rivolte popolari contro le oligarchie.
E all’interno di questo quadro, la guerra in Siria, al pari di quella alla Libia, ha rappresentato la più incredibile operazione di aggressione ad uno Stato sovrano, spacciato per guerra di liberazione. Un’aggressione che non ha esitato a creare in laboratorio mostruosità come Daesh funzionali alla distruzione dell’assetto geopolitico, a finanziare truppe mercenarie e organizzazioni jihadiste, a investire milioni di dollari in armamenti, a usare il sistema globale dei media per costruire un circuito seriale di fake news in grado di condizionare l’opinione pubblica.
Ma il tempo sta aiutando a svelare la verità su quella che un grande testimone ha definito “la più grande menzogna del nostro tempo”.

di Giampaolo Rossi - 29 ottobre 2017