Il
ministro: "L'Ue presidierà le frontiere esterne". In realtà si tratta
di missioni completamente diverse, sia come mandato che come area di
copertura
Il
ministro: "L'Ue presidierà le frontiere esterne". In realtà si tratta
di missioni completamente diverse, sia come mandato che come area di
copertura
È
una sorta di dialogo a distanza tra sordi, una commedia dell’assurdo,
una infinita partita di ping pong che va avanti da mesi, senza mai
arrivare alla conclusione.
Per l’ennesima volta Angelino Alfano, alla conferenza stampa finale del consiglio dei ministri dell’Interno Ue, annuncia: «Con l’inizio dell’operazione europea Triton si conclude Mare Nostrum».
«Non avremo due linee di difesa delle nostre frontiere», dice il ministro dell’Interno. «É stata accolta la nostra richiesta che l’Ue presidi le frontiere esterne». In realtà si tratta di missioni completamente diverse, sia come mandato che come area di copertura. Non a caso soltanto due giorni fa Cecilia Malmstrom, Commissario Ue agli Affari Interni, aveva piantato l’ennesimo paletto. «È chiaro che l’operazione Triton non sostituirà Mare Nostrum. Il futuro di Mare Nostrum rimane in ogni caso una decisione italiana». E non era stata certo la prima volta, visto che andando a ritroso la commissaria svedese era stata costretta a ripetere lo stesso concetto il 5 settembre; il 3 settembre; il 9 luglio e il 30 giugno di quest’anno. Un infinito gioco di annunci italiani e sconfessioni europee che dimostra come l’annunciata volontà di chiudere l’operazione Mare Nostrum a ottobre non dipende dall’Unione Europea ma è una scelta che spetta unicamente al governo Renzi.
L’Ue ha comunicato in maniera chiara che non potrà mai mettere in campo una operazione di quel tipo, né potrà sostenerla finanziariamente. Tanto più che di recente è filtrato sulla stampa italiana un rapporto di Frontex che mette sotto accusa l’impostazione stessa di Mare Nostrum. Il motivo? La presenza delle navi italiane vicino la costa libica incoraggia i migranti e gli scafisti che sanno di poter contare su questo appoggio. Un approccio critico che oggi è stato messo nero su bianco dal ministro dell’Interno tedesco. «Guardiamo con preoccupazione ai flussi migratori, ed è una questione che ha a che fare con l’Europa. Mare Nostrum è stato uno strumento di emergenza e si è trasformato in un ponte verso l’Europa. Le mafie stanno guadagnando migliaia di milioni di euro» ha detto il tedesco Thomas de Maizière al suo ingresso al Consiglio Ue. De Maizière allo stesso tempo evidenzia come «la ripartizione dei richiedenti asilo in Ue sia squilibrata» e aggiunge: «Il minimo che si può chiedere è che all’arrivo ciascun migrante sia registrato, gli vengano prese le impronte digitali. Questo non è chiedere troppo».
L’idea di fondo degli esperti Ue è quella di una missione che si sviluppi in un’area di competenza che vada 30 miglia oltre le acque territoriali italiane, in sostanza si fermi alla frontiere «europee» di Schengen. E Triton, come stavolta ammette anche Alfano «provvederà solo al controllo delle frontiere e non a quella attività di ricerca e salvataggio che era la caratteristica dell’operazione italiana». Insomma nelle pieghe delle sue dichiarazioni anche il nostro ministro dell’Interno ammette che non ci sarà un reale passaggio di testimone e che si tratta di missioni diverse. La scelta di chiudere Mare Nostrum spetterà, come detto, esclusivamente al governo italiano, anche perché Frontex per sua natura si occupa di prevenzione e contrasto non di soccorso in mare. Il problema è trovare i finanziamenti per l’operazione Triton che avrà un budget di quasi 3 milioni di euro al mese. Finora Germania, Francia e Spagna hanno promesso la loro adesione. Bisognerà vedere se gli altri Paesi decideranno di mettere davvero mano al portafoglio. Fermo restando che il punto dirimente per l’Italia resta la modifica del Trattato di Dublino, ovvero quell’accordo che fa ricadere tutto il peso dell’immigrazione sul Paese di primo arrivo. E lascia l’Italia sistematicamente sola di fronte all’emergenza sbarchi.
- Gio, 09/10/2014
fonte: http://www.ilgiornale.it
Per l’ennesima volta Angelino Alfano, alla conferenza stampa finale del consiglio dei ministri dell’Interno Ue, annuncia: «Con l’inizio dell’operazione europea Triton si conclude Mare Nostrum».
«Non avremo due linee di difesa delle nostre frontiere», dice il ministro dell’Interno. «É stata accolta la nostra richiesta che l’Ue presidi le frontiere esterne». In realtà si tratta di missioni completamente diverse, sia come mandato che come area di copertura. Non a caso soltanto due giorni fa Cecilia Malmstrom, Commissario Ue agli Affari Interni, aveva piantato l’ennesimo paletto. «È chiaro che l’operazione Triton non sostituirà Mare Nostrum. Il futuro di Mare Nostrum rimane in ogni caso una decisione italiana». E non era stata certo la prima volta, visto che andando a ritroso la commissaria svedese era stata costretta a ripetere lo stesso concetto il 5 settembre; il 3 settembre; il 9 luglio e il 30 giugno di quest’anno. Un infinito gioco di annunci italiani e sconfessioni europee che dimostra come l’annunciata volontà di chiudere l’operazione Mare Nostrum a ottobre non dipende dall’Unione Europea ma è una scelta che spetta unicamente al governo Renzi.
L’Ue ha comunicato in maniera chiara che non potrà mai mettere in campo una operazione di quel tipo, né potrà sostenerla finanziariamente. Tanto più che di recente è filtrato sulla stampa italiana un rapporto di Frontex che mette sotto accusa l’impostazione stessa di Mare Nostrum. Il motivo? La presenza delle navi italiane vicino la costa libica incoraggia i migranti e gli scafisti che sanno di poter contare su questo appoggio. Un approccio critico che oggi è stato messo nero su bianco dal ministro dell’Interno tedesco. «Guardiamo con preoccupazione ai flussi migratori, ed è una questione che ha a che fare con l’Europa. Mare Nostrum è stato uno strumento di emergenza e si è trasformato in un ponte verso l’Europa. Le mafie stanno guadagnando migliaia di milioni di euro» ha detto il tedesco Thomas de Maizière al suo ingresso al Consiglio Ue. De Maizière allo stesso tempo evidenzia come «la ripartizione dei richiedenti asilo in Ue sia squilibrata» e aggiunge: «Il minimo che si può chiedere è che all’arrivo ciascun migrante sia registrato, gli vengano prese le impronte digitali. Questo non è chiedere troppo».
L’idea di fondo degli esperti Ue è quella di una missione che si sviluppi in un’area di competenza che vada 30 miglia oltre le acque territoriali italiane, in sostanza si fermi alla frontiere «europee» di Schengen. E Triton, come stavolta ammette anche Alfano «provvederà solo al controllo delle frontiere e non a quella attività di ricerca e salvataggio che era la caratteristica dell’operazione italiana». Insomma nelle pieghe delle sue dichiarazioni anche il nostro ministro dell’Interno ammette che non ci sarà un reale passaggio di testimone e che si tratta di missioni diverse. La scelta di chiudere Mare Nostrum spetterà, come detto, esclusivamente al governo italiano, anche perché Frontex per sua natura si occupa di prevenzione e contrasto non di soccorso in mare. Il problema è trovare i finanziamenti per l’operazione Triton che avrà un budget di quasi 3 milioni di euro al mese. Finora Germania, Francia e Spagna hanno promesso la loro adesione. Bisognerà vedere se gli altri Paesi decideranno di mettere davvero mano al portafoglio. Fermo restando che il punto dirimente per l’Italia resta la modifica del Trattato di Dublino, ovvero quell’accordo che fa ricadere tutto il peso dell’immigrazione sul Paese di primo arrivo. E lascia l’Italia sistematicamente sola di fronte all’emergenza sbarchi.
- Gio, 09/10/2014
fonte: http://www.ilgiornale.it
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