Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy. Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via email all'indirizzo edomed94@gmail.com Saranno immediatamente rimossi. L'autore del blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.


Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

05/10/14

Qatar e Russia, nemici amici a tutto gas



 RUSSIA-BOLIVIA-VENEZUELA-IRAQ-IRAN-ECONOMY-GAS-SUMMIT 




In matematica, cambiando l’ordine degli addendi, la somma non cambia. Si chiama commutatività. Nella geopolitica, invece, l’ordine degli elementi influisce sempre sul risultato: due o piú Paesi possono essere alleati, avversari o addirittura nemici a seconda del tempo e del luogo in cui avviene la loro interazione. Si parla allora di Realpolitik. È il caso di Qatar e Russia: nemici fino all’altrieri per la questione siriana, i due (ex?) rivali sono ora impegnati nella creazione d’un cartello energetico capace di metter in scacco l’Occidente.

Dalla guerra fredda alla crisi siriana

I rapporti tra Qatar e Russia sono sempre stati ambigui. Durante la guerra fredda, i due Paesi non intrattennero mai relazioni diplomatiche. Al pari degli altri Stati del Golfo, i qatarini erano rigidamente allineati alla politica estera saudita, che rifiutava ogni dialogo coi russi, colpevoli d’opprimere le minoranze musulmane all’interno della Federazione. L’apice giunse negli anni Ottanta coll’invasione dell’Afganistan. Il ritiro dell’Armata Rossa da Kabul e la politica di riforme avviata da Gorbaciov avviarono il processo di disgelo tra le parti. Il primo accordo tra Russia e Qatar fu siglato il 2 agosto 1988, e nell’anno successivo furono inaugurate sia l’ambasciata sovietica a Doha sia quella qatarina a Mosca.
Le relazioni si mantennero cordiali fino agli inizi del 2004. Il 13 febbraio, il capo dei ribelli ceceni Zelimkhan Yandarbiyev fu assassinato a Doha da agenti segreti russi. Il fatto provocò un incidente diplomatico con reciproco scambio d’accuse tra le parti: da parte qatarina, d’aver condotto un’operazione segreta sul proprio territorio; da parte russa, d’aver concesso sostegno finanziario e rifugio ai separatisti ceceni. Lo strappo sarebbe stato ricucito solo nel 2007, quando il presidente russo Vladimir Putin si recò a Doha in visita ufficiale.
Tre anni fa, ci pensò la crisi siriana a mettere i due Paesi di nuovo su fronti contrapposti, non solo sul piano politico. Lo smaccato sostegno offerto ai ribelli dall’emirato e la strenua difesa d’Assad da parte russa hanno avuto oscuri risvolti nelle loro relazioni bilaterali. Il 29 novembre 2011, l’ambasciatore russo in Qatar Vladimir Titorenko, all’arrivo nell’aeroporto di Doha, e in violazione della Convenzione di Vienna sull’immunità del personale diplomatico, fu sottoposto a una perquisizione non autorizzata da parte della polizia doganale conclusasi in un vero e proprio pestaggio. A causa delle lesioni riportate (tra cui distacco della rètina), il diplomatico subí tre interventi chirurgici. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov diramò una nota ufficiale pretendendo le scuse formali dello Stato arabo e la punizione degli agenti di sicurezza coinvolti, senz’ottenere risposta. Di conseguenza, la Russia degradò ufficialmente le proprie relazioni col Qatar.


Nei giorni seguenti emerse qualche retroscena. Un anonimo diplomatico russo rivelò che l’incidente era «un affronto a causa della posizione russa sulla Siria», e il quotidiano libanese An-Nahar raccontò che la Russia aveva respinto un’offerta di svariati milioni di dollari per revocare il proprio appoggio ad Assad. La reazione della Russia è stata un rifiuto, accompagnato dalla conferma del proprio sostegno alla Siria, la quale è l’ultimo avamposto russo sul Mediterraneo: la Russia non rinuncerà mai alla profondità strategica garantita da Assad.
Lo scontro si sarebbe ripetuto appena tre mesi dopo. Il 7 febbraio 2012, dopoché l’affaire Titorenko era stato pubblicamente denunciato dinanzi alle Nazioni Unite, pare che il rappresentante del Qatar nell’Assemblea abbia minacciato la Russia di farle perdere il sostegno di tutti i Paesi della Lega araba, nel caso d’imporre il suo veto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza sulla Siria. La risposta dell’ambasciatore russo all’ONU Vitaly Churkin sarebbe stata una velata minaccia d’annientare il Qatar, ma Churkin ha poi negato queste voci.
Le ragioni del sostegno del Qatar ai ribelli andavano ben oltre l’aspetto religioso. Il Qatar sperava che un nuovo governo insediato a Siria avviasse la costruzione del gasdotto che dal North Dome field — il piú grande giacimento al mondo, condiviso tra Qatar e Iran — si sarebbe congiunto al Nabucco per rifornire l’Europa via Siria e Turchia. Un piano che avrebbe sottratto il monopolio del gas a Gazprom.
Negli ultimi mesi, sono cambiate molte cose. Col rinnovato interesse russo per il Medio Oriente, il recente isolamento diplomatico cui l’Arabia Saudita ha confinato il piccolo emirato, e la bilancia della guerra in Siria tornata a pendere a favore d’Assad, il Qatar, pur rimanendo alleato degli Stati Uniti, s’è gradualmente riallineato alla Russia. La ragione sta, appunto, in ciò che i due Paesi possiedono in abbondanza: il gas. Qatar e Russia sono tra gli esportatori di gas leader a livello mondiale e, almeno su questo piano, cooperano in difesa dei loro interessi comuni.

L’OPEC del gas

L’importanza degl’idrocarburi come arma nella visione geopolitica della Russia è nota. Nei principali mercati di riferimento, il prezzo del gas è fondamentalmente legato a quello del petrolio; ma questo paradigma sta rapidamente cambiando. Già oggi, circa il 50% del gas consumato in Europa non è piú agganciato al prezzo del greggio, bensí a formule spot, di mercato libero, seppure con un evidente riferimento alle quotazioni dei mercati regolati. La portata e la rapidità del progressivo affrancamento del prezzo dell’oro blu rispetto all’oro nero minaccia di mettere la Russia in difficoltà. Soprattutto nei Paesi europei, che rappresentano il grosso dell’esportazione di gas per la Russia, c’è una richiesta continua di rinegoziazione dei contratti firmati. Le nuove formule che la Russia sta concedendo alle compagnie europee prevedono sconti sul prezzo del greggio, benché il legame coi corsi del greggio rimanga. Sembra solo una questione di tempo prima che i russi si vedano costretti a rivedere le proprie tariffe e, peggio ancora, a adattarsi alla realtà d’un mercato europeo liberalizzato.
In primavera, coi disordini nell’Ucraina russòfona non ancora degenerati in guerra civile, l’Europa ha iniziato a guardarsi intorno alla ricerca di fornitori di gas affidabili che la affranchino dai vincoli politico-economici dettati dal monopolio russo. Tale fornitore non saranno gli Stati Uniti (il gas da argille non sarà la nostra energia del futuro), ma potrebbe essere il Qatar, la cui quota nel mercato europeo del gas naturale liquefatto (GNL) è ormai prossima al 10%.


La cooperazione tra l’emirato e il gigante russo trova la sua sede nel Gas Exporting Countries Forum (GECF), organizzazione che riunisce gli undici maggiori produttori di gas a livello mondiale. Segni particolari: è nata nel 2001 su iniziativa della Russia, e oggi ha sede a Doha. Per ora si tratta d’un consesso di secondo piano, ma Putin intende rilanciarlo per farne il forum di riferimento dei mutui interessi dei Paesi produttori. Già oggi Russia, Qatar e Iran detengono insieme il 60% delle riserve mondiali. Lo scorso maggio, il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov s’è recato in visita a Doha, offrendo ai qatarini un posto d’onore nell’organizzazione che verrà. L’obiettivo di Putin è chiaro: rendere il GECF operativo, affinché acquisti a tutti gli effetti lo status d’«OPEC del gas», com’è stato giustamente definito, permettendo ai suoi membri di mantenere inalterata la propria forza contrattuale nei confronti dei Paesi compratori.
Riassumendo, il Qatar è ancora considerato un convinto sostenitore della politica estera USA, e continua ad appoggiare la causa dei ribelli siriani; la Russia, al contrario, non cede d’un passo nel suo sostegno ad Assad. Ma le ambizioni d’indipendenza energetica dell’Europa e i piani americani per inondare il mercato globale dell’energia con gas a buon mercato sono una minaccia per gl’interessi vitali dei due Paesi, che perciò fanno fronte comune. Nemici in Siria e amici a tutto gas. È la Realpolitik, bellezza.

25 sett. 2014

di L. Troiano - Foreign Affairs columnist 

fonte: http://thefielder.net



Nessun commento:

Posta un commento