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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

11/10/14

Si avvicina la decisione del capo dello Stato di lasciare il Colle

 

 

Per il dopo Napolitano Renzi vuole una donna: Finocchiaro o Pinotti? Ballottaggio all’Ikea


Il nono discorso di fine anno di Giorgio Napolitano sarà, con ogni probabilità, anche l’ultimo. Un discorso in cui il capo dello Stato annuncerà le proprie dimissioni nel giro di pochi giorni, perché “l’Italia ormai non è più in pericolo”.
A spingere il secondo mandato di Re Giorgio verso la conclusione anticipata c’è l’approvazione del Jobs Act, che ieri notte ha superato in Senato il suo scoglio più insidioso, il Senato, e che ora passerà alla Camera entro novembre senza troppi problemi.
Per Bella Napoli è la prova che ormai il “sistema” può camminare con le sue gambe e le riforme si possono fare. Queste considerazioni, il presidente potrà farle pubblicamente perché non offendono nessuno. Altre, invece, resteranno nelle sue conversazioni private. Come quelle che riguardano Beppe Grillo.
Re Giorgio, fin dall’inizio della legislatura ha guardato al Movimento Cinque Stelle come al più grande pericolo per la Repubblica e ha sempre sospirato: “Non posso lasciare l’Italia in mano a Grillo”. Ma a un anno e mezzo di distanza dal loro exploit elettorale l’allarme è rientrato: i Cinque Stelle non riescono a incidere e l’onda lunga della loro crescita, almeno secondo i sondaggi, sembra fermarsi. Napolitano non deve più “difendere” la Patria dai barbari del comico genovese.
Il calendario del cambio di regime prossimo venturo prevede dunque che Re Giorgio si dimetta nei primi dieci giorni di gennaio. Al suo posto il patto del Nazareno manderà Anna Finocchiaro, piddina, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato che gode della piena stima di Gianni Letta.
La prima partita di rilievo della prima donna al Quirinale sarà portare il Paese a elezioni anticipate, su richiesta di un Renzie bravissimo a trovare la scusa per dire “non mi fanno lavorare”.  Pittibimbo è convinto di fare lo stesso risultato delle Europee, ovvero il 40%, e avrà finalmente un Parlamento con gruppi del Pd tutti renziani. Ma non sarà l’unico a fare ordine nel proprio partito. Anche Silvio Berlusconi, nonostante i sondaggi al momento bruttini, potrà liberarsi di Fitto e dissidenti vari.
Dal prossimo Parlamento scompariranno “gufi e rompicoglioni”, per usare le parole dei due protagonisti del Patto del Nazareno. Ognuno farà le pulizie in casa propria e nulla sarà più come prima.
A inizio 2015, l’Italia sarà amministrata dal quintetto Renzi-Berlusconi-Letta-Verdini-Finocchiaro. E il patto del Nazareno avrà svolto il suo vero compito: quello di permettere loro di liberarsi, ognuno, dei propri avversari interni.

Marco Castoro il 9 ottobre 2014
di Dagoreport per Dagospia

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