Una Turchia 'presidenziale' con Erdogan che cerca la sua rivincita dopo il mancato intervento Usa contro Assad
Kobane assediata, è nella morsa dell’Isis ma nella città curda
nel nord della Siria, al confine con la Turchia si continua a
combattere. Erdogan: ‘Pronti a inviare truppe di terra solo se in Siria
si agirà anche contro Assad’. Sud della Turchia, imposto il coprifuoco
dopo le proteste dei curdi
ULTIM’ORA E’ di almeno 12 morti morti il bilancio
degli scontri in Turchia nel corso di violente manifestazioni filocurde
che sono esplose in solidarietà con la città siriana di Kobane sotto
assedio dei jihadisti dell’Isis. Lo riferiscono diversi media di Ankara.
Nella gran parte dei casi, si precisa, uomini armati hanno aperto il
fuoco sui dimostranti. Almeno 5 i morti a Diyarbakir, la più grande
città a maggioranza curda della Turchia. In due province e 15 distretti
epicentro degli scontri è in vigore il coprifuoco.A Kobane è resistenza disperata in attesa di aiuti che non arrivano. Si combatte strada per strada. Non sono i miliziani, gli armati tra cui moltissime donne, ma ormai anche i civili, ragazzini e vecchi. Se c’è un’arma da imbracciare. Ma il presidente turco Erdogan, che guarda dalla parte sicura del campo di battaglia sentenzia che non c’è più speranza. Salvo che lui non scateni le sue troppe di terra, Ma.. Ma la Turchia, che è pronta ad intervenire oltre frontiera solo a patto che venga istituita una fly-zone in Siria e gli Usa si impegnino per la futura rimozione del presidente Bashar al Assad.
Nel frattempo la Turchia di Erdogan, oltre a cercare di forzare con gli Stati Uniti e coalizione la già difficile alleanza anti jihad, blocca il passaggio verso Kobane di armi e dei rinforzi dei curdi turchi del Pkk. Una decisione che sta scatenando le piazze nel sud est della Turchia. Rimaniamo a Kobane dove i raid aerei della Coalizione non hanno impedito ai miliziani dello Stato islamico di penetrare in città. I curdi dell’Ypg resistono disperatamente edificio dopo edificio, dopo aver fatto sgomberare anche gli ultimi civili rimasti. Ma la Turchia, per i suoi interessi, rimane per il momento a guardare.
A spiegare il rifiuto di Ankara a fornire un appoggio diretto ai combattenti curdi è il fatto che il Pyd è alleato del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan che da 30anni si batte per l’indipendenza dalla Turchia. In più, la insistita richiesta di Erdogan che vuole ottenere dagli Usa e dalla coalizione anti Califfo anche la rimozione del regime di Damasco, suo grande nemico. Gioco pesante da parte della Turchia ‘presidenziale’ di Erdogan. Ma è proprio in Turchia che si sono avute le proteste più violente. Un dimostrante ucciso e un altro ferito nella regione Mus Varto. Coprifuoco a Mardin.
Silenzio statunitense con la Turchia dopo la gaffe del vice Biden (vedi in pagina). Ma forti lamenti. I vertici delle Forze armate americane denunciano la sproporzione nell’impegno militare. Solo un 10% dei quasi 2.000 raid aerei compiuti in Iraq e Siria contro Isis sono stati condotti da paesi arabi e dagli altri alleati degli Stati Uniti. Dall’8 agosto i velivoli statunitensi hanno eseguito 1.768 attacchi mentre gli altri componenti della coalizione internazionale hanno compiuto solo 195 raid. Va ricordato che Francia, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Olanda non compiono missioni sulla Siria.
8 ottobre 2014
fonte: http://www.remocontro.it
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