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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

08/10/14

Crisi ucraina: le sanzioni e le ritorsioni che danneggiano l'Europa (e l'Italia)



L’evoluzione della crisi in Ucraina ha determinato una forte reazione da parte degli Stati Uniti e Unione europea negli ultimi mesi. Dopo una fase di attività interlocutoria mirata ad una risoluzione diplomatica, la tensione tra i paesi coinvolti è progressivamente  aumentata in seguito all’annessione della Crimea alla Russia e al controverso ruolo di Mosca a supporto dei movimenti separatisti ucraini e in occasione dell’abbattimento del volo civile malese in territorio ucraino. Questi eventi hanno spinto la comunità internazionale, in particolare USA e Unione europea, a prendere posizione contro l’ingerenza russa nella politica ucraina. 
Tra marzo e settembre USA e UE hanno adottato, e progressivamente inasprito, un quadro sanzionatorio che ha colpito singoli individui, banche e aziende di rilievo dell’economia russa. Gli Stati Uniti hanno adottato da subito un atteggiamento più deciso, colpendo esponenti politici ucraini e russi tramite limitazioni alla capacità di spostamento in territorio statunitense (travel ban) e congelamento degli asset detenuti dai soggetti sanzionati in USA. I mancati progressi nella pacificazione del conflitto ucraino e il presunto ruolo russo nell’alimentare tale crisi hanno spinto gli Stati Uniti ad inasprire il quadro sanzionatorio prima dell’estate. I provvedimenti adottati dagli USA nei successivi round hanno introdotto il divieto formale per i soggetti statunitensi di condurre attività commerciali e finanziarie con controparti russe, colpendo da subito importanti player del settore energetico e bancario. Inoltre Washington ha ristretto, e in alcuni casi vietato, l’attività di import/export di beni del settore militare e dual use con singole controparti russe e la vendita ad aziende russe di strumenti destinati all’esplorazione petrolifera. 


Gli stretti legami commerciali e finanziari con la Russia hanno spinto l’Europa ad adottare inizialmente un atteggiamento interlocutorio con Mosca. La Russia è un mercato strategico per l’Europa sia dal punto di vista energetico (Mosca fornisce circa  il 32% del fabbisogno di gas europeo) che commerciale (la Russia assorbe oltre il 7% delle esportazioni europee). Alla luce di questi elementi la UE ha sanzionato singoli esponenti  politici e economici russi e ucraini. Contestualmente sono stati sospesi i nuovi programmi di finanziamento diretti alla Russia da parte delle multilaterali Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS).
Lo stallo nel dialogo tra Mosca e Kiev e la minaccia di un possibile intervento  militare russo in Ucraina ha accelerato l’adozione da parte della UE di sanzioni più rigide. Tra luglio e settembre l’Unione Europea ha allineato il proprio quadro sanzionatorio a quello degli USA (Fig 1)  includendo il divieto formale per i soggetti europei di condurre attività commerciali e finanziarie con alcuni primari istituti bancari e aziende russe, restringendo l’attività di export verso alcuni settori dell’economia russa (in particolare militare, dual use e petrolifero).


Fig. 1 Le recenti sanzioni adottate da USA e UE verso la Russia 
 
Fonte: OFAC, EUR Lex 

L’impatto delle sanzioni sarà visibile in particolare a livello europeo, con riflessi significativi sulle esportazioni dei beni sanzionati. L’export europeo di beni e servizi verso la Russia è progressivamente aumentato negli ultimi anni, raggiungendo circa i € 150 miliardi. Gran parte di tale ammontare è costituito da beni della meccanica strumentale, mezzi di trasporto, prodotti chimici e agroalimentari.


Fig. 2 Export europeo di beni in Russia (mld $)  

Fig. 3 Export europeo di servizi in Russia (mld $) 
  
Fonte: European Commission

Le recenti sanzioni limiteranno in modo significativo tali esportazioni attraverso due canali principali: le sanzioni europee prevedono espliciti divieti o restrizioni per le aziende europee all’esportazione di alcuni beni (ad es. articoli militari tra cui macchinari e mezzi di trasporto o strumentazione destinata all’esplorazione petrolifera(1)). Inoltre la Russia, in risposta alle sanzioni europee, ha adottato alcune restrizioni alle importazioni di prodotti agroalimentari dall’Europa, valutando una possibile estensione del divieto alle importazioni di prodotti tessili.
L’Italia è uno dei principali partner commerciali della Russia tra i paesi europei e pertanto maggiormente esposto all’impatto di questa instabilità. L’Italia è il secondo partner commerciale della Russia in Europa (dopo la Germania) e il quinto a livello mondiale (dopo Cina, Germania, Stati Uniti e Ucraina)(2). Nel 2013 l’interscambio commerciale tra i due paesi ha raggiunto circa € 30 miliardi, di cui circa € 10 miliardi di esportazioni italiane in Russia (Fig. 4) e € 20 miliardi di beni russi importati in Italia. Le esportazioni italiane sono costituite principalmente da beni della meccanica strumentale, abbigliamento, arredamento e mezzi di trasporto (Fig. 5).


Fig. 4 Interscambio Italia- Russia (mld $)              

Fig. 5 Composizione export Italiano in Russia (2013 %) 
   
Fonte: Coeweb


L’impatto delle sanzioni e più in generale di un deterioramento dei rapporti commerciali tra Russia e Italia, potrebbe determinare una riduzione dell’export italiano verso la Russia. Le esportazioni Made in Italy in Russia avevano già mostrato un trend debole nella prima metà del 2014 (-8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) quando le sanzioni non erano ancora in vigore. La domanda interna russa mostrava segni di rallentamento con un effetto negativo sull’export italiano. L’implementazione delle sanzioni e il probabile rallentamento dell’economia russa (anche a causa della instabilità politica recente) potrebbero determinare un’ulteriore flessione delle esportazioni italiane nel paese. 
SACE stima un possibile calo dell’export italiano in Russia compreso tra il 9% e il 12% nel 2014(3). Il calo è legato ai possibili scenari della crisi tra Ucraina e Russia. Da un lato una persistente instabilità politica in Ucraina senza un intervento militare russo può far ipotizzare un progressivo allentamento delle sanzioni europee e statunitensi tra la fine del 2014 e la prima metà del 2015. In questo caso la riduzione dell’export sarebbe relativamente contenuta e potrebbe invertire la tendenza a partire dal 2015. Uno scenario pessimistico, che prevede un’escalation delle violenze con l’intervento militare russo in territorio ucraino a supporto dei separatisti e un inasprimento delle sanzioni sia dal lato USA/UE che russo potrebbe invece accentuare la frenata delle esportazioni italiane. 
La meccanica strumentale registrerebbe la riduzione più marcata. Il settore infatti è già particolarmente colpito dal blocco delle esportazioni previsto nelle sanzioni attuali e potrebbe subire un’ulteriore perdita in caso di un inasprimento del quadro sanzionatorio in ambito commerciale. Ulteriori impatti potrebbero registrarsi anche sui settori dell’agroalimentare e dell’abbigliamento alla luce di un possibile irrigidimento delle sanzioni russe in risposta a nuove sanzioni europee e statunitensi. 

1. Fonte: http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_Data/docs/pressdata/EN/foraff/144868.pdf
2. Dati ICE MAE
3. Elaborazione SACE su dati Global Macro Model di Oxford Economics. L’analisi completa è disponibile sul sito SACE

Valentina Cariani, Ufficio Studi, Sace - 29 settembre 2014
http://www.ispionline.it



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