L’evoluzione della crisi in Ucraina ha determinato
una forte reazione da parte degli Stati Uniti e Unione europea negli
ultimi mesi. Dopo una fase di attività interlocutoria mirata ad una
risoluzione diplomatica, la tensione tra i paesi coinvolti è
progressivamente aumentata in seguito all’annessione della Crimea alla
Russia e al controverso ruolo di Mosca a supporto dei movimenti
separatisti ucraini e in occasione dell’abbattimento del volo civile
malese in territorio ucraino. Questi eventi hanno spinto la comunità
internazionale, in particolare USA e Unione europea, a prendere
posizione contro l’ingerenza russa nella politica ucraina.
Tra marzo e settembre USA e UE hanno adottato,
e progressivamente inasprito, un quadro sanzionatorio che ha colpito
singoli individui, banche e aziende di rilievo dell’economia russa. Gli
Stati Uniti hanno adottato da subito un atteggiamento più deciso,
colpendo esponenti politici ucraini e russi tramite limitazioni alla
capacità di spostamento in territorio statunitense (travel ban) e
congelamento degli asset detenuti dai soggetti sanzionati in USA. I
mancati progressi nella pacificazione del conflitto ucraino e il
presunto ruolo russo nell’alimentare tale crisi hanno spinto gli Stati
Uniti ad inasprire il quadro sanzionatorio prima dell’estate. I
provvedimenti adottati dagli USA nei successivi round hanno introdotto
il divieto formale per i soggetti statunitensi di condurre attività
commerciali e finanziarie con controparti russe, colpendo da subito
importanti player del settore energetico e bancario. Inoltre Washington
ha ristretto, e in alcuni casi vietato, l’attività di import/export di
beni del settore militare e dual use con singole controparti russe e la
vendita ad aziende russe di strumenti destinati all’esplorazione
petrolifera.
Gli stretti legami commerciali e finanziari con la Russia
hanno spinto l’Europa ad adottare inizialmente un atteggiamento
interlocutorio con Mosca. La Russia è un mercato strategico per l’Europa
sia dal punto di vista energetico (Mosca fornisce circa il 32% del
fabbisogno di gas europeo) che commerciale (la Russia assorbe oltre il
7% delle esportazioni europee). Alla luce di questi elementi la UE ha
sanzionato singoli esponenti politici e economici russi e ucraini.
Contestualmente sono stati sospesi i nuovi programmi di finanziamento
diretti alla Russia da parte delle multilaterali Banca Europea per gli
Investimenti (BEI) e Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo
(BERS).
Lo stallo nel dialogo tra Mosca e Kiev e la minaccia
di un possibile intervento militare russo in Ucraina ha accelerato
l’adozione da parte della UE di sanzioni più rigide. Tra luglio e
settembre l’Unione Europea ha allineato il proprio quadro sanzionatorio a
quello degli USA (Fig 1) includendo il divieto formale per i soggetti
europei di condurre attività commerciali e finanziarie con alcuni
primari istituti bancari e aziende russe, restringendo l’attività di
export verso alcuni settori dell’economia russa (in particolare
militare, dual use e petrolifero).Fig. 1 Le recenti sanzioni adottate da USA e UE verso la Russia
Fonte: OFAC, EUR Lex
L’impatto delle sanzioni sarà visibile in particolare a livello europeo, con riflessi significativi sulle esportazioni dei beni sanzionati. L’export europeo di beni e servizi verso la Russia è progressivamente aumentato negli ultimi anni, raggiungendo circa i € 150 miliardi. Gran parte di tale ammontare è costituito da beni della meccanica strumentale, mezzi di trasporto, prodotti chimici e agroalimentari.
Fig. 2 Export europeo di beni in Russia (mld $)
Fig. 3 Export europeo di servizi in Russia (mld $)
Fonte: European Commission
Le recenti sanzioni limiteranno in modo significativo tali esportazioni attraverso due canali principali: le sanzioni europee prevedono espliciti divieti o restrizioni per le aziende europee all’esportazione di alcuni beni (ad es. articoli militari tra cui macchinari e mezzi di trasporto o strumentazione destinata all’esplorazione petrolifera(1)). Inoltre la Russia, in risposta alle sanzioni europee, ha adottato alcune restrizioni alle importazioni di prodotti agroalimentari dall’Europa, valutando una possibile estensione del divieto alle importazioni di prodotti tessili.
L’Italia è uno dei principali partner commerciali della Russia tra i paesi europei e pertanto maggiormente esposto all’impatto di questa instabilità. L’Italia è il secondo partner commerciale della Russia in Europa (dopo la Germania) e il quinto a livello mondiale (dopo Cina, Germania, Stati Uniti e Ucraina)(2). Nel 2013 l’interscambio commerciale tra i due paesi ha raggiunto circa € 30 miliardi, di cui circa € 10 miliardi di esportazioni italiane in Russia (Fig. 4) e € 20 miliardi di beni russi importati in Italia. Le esportazioni italiane sono costituite principalmente da beni della meccanica strumentale, abbigliamento, arredamento e mezzi di trasporto (Fig. 5).
Fig. 4 Interscambio Italia- Russia (mld $)
Fig. 5 Composizione export Italiano in Russia (2013 %)
Fonte: Coeweb
L’impatto delle sanzioni e più in generale di un deterioramento
dei rapporti commerciali tra Russia e Italia, potrebbe determinare una
riduzione dell’export italiano verso la Russia. Le esportazioni Made in
Italy in Russia avevano già mostrato un trend debole nella prima metà
del 2014 (-8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) quando
le sanzioni non erano ancora in vigore. La domanda interna russa
mostrava segni di rallentamento con un effetto negativo sull’export
italiano. L’implementazione delle sanzioni e il probabile rallentamento
dell’economia russa (anche a causa della instabilità politica recente)
potrebbero determinare un’ulteriore flessione delle esportazioni
italiane nel paese.
SACE stima un possibile calo dell’export italiano in Russia
compreso tra il 9% e il 12% nel 2014(3). Il calo è legato ai possibili
scenari della crisi tra Ucraina e Russia. Da un lato una persistente
instabilità politica in Ucraina senza un intervento militare russo può
far ipotizzare un progressivo allentamento delle sanzioni europee e
statunitensi tra la fine del 2014 e la prima metà del 2015. In questo
caso la riduzione dell’export sarebbe relativamente contenuta e potrebbe
invertire la tendenza a partire dal 2015. Uno scenario pessimistico,
che prevede un’escalation delle violenze con l’intervento militare russo
in territorio ucraino a supporto dei separatisti e un inasprimento
delle sanzioni sia dal lato USA/UE che russo potrebbe invece accentuare
la frenata delle esportazioni italiane.
La meccanica strumentale registrerebbe la riduzione più marcata.
Il settore infatti è già particolarmente colpito dal blocco delle
esportazioni previsto nelle sanzioni attuali e potrebbe subire
un’ulteriore perdita in caso di un inasprimento del quadro sanzionatorio
in ambito commerciale. Ulteriori impatti potrebbero registrarsi anche
sui settori dell’agroalimentare e dell’abbigliamento alla luce di un
possibile irrigidimento delle sanzioni russe in risposta a nuove
sanzioni europee e statunitensi.
2. Dati ICE MAE
3. Elaborazione SACE su dati Global Macro Model di Oxford Economics. L’analisi completa è disponibile sul sito SACE
Valentina Cariani, Ufficio Studi, Sace - 29 settembre 2014
http://www.ispionline.it
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