I
sondaggi (che spesso prendono cantonate) gli danno ancora una
percentuale di consensi molto alta, lui mostra sempre un sorriso a tutta
bocca, in posa fotografica, e sostiene con un po’ di presunzione di
avere la gente dalla sua parte. È così che Renzi sta giocando le sue
carte, con lo show perenne, inizialmente aiutato dalla grande stampa che
gli ha dato una grossa mano facendogli da megafono. Ma
ora si vedono le prime crepe, non tanto per i problemi interni al
partito e nemmeno per le critiche di alcuni importanti quotidiani sia in
Italia che all’estero, quanto invece per il malessere che l’opinione
pubblica avverte, un malessere che sta uscendo fuori lentamente ma che
si diffonde in modo rapido. Non si può continuare a illudere, allungando
i tempi, trattando i temi come se si partecipasse al gioco dell’oca,
tira il dado e sai con quanti passi puoi arrivare alla casella. Ed ecco
spuntare le contestazioni, spesso minimizzate. E qui occorre riflettere.
Ai tempi del governo di centrodestra bastavano tre persone che
urlassero qualcosa contro Berlusconi e le pagine dei giornali si
riempivano, manco fossimo a un passo dalla rivolta popolare. Adesso
escono poche righe, tranne quando la protesta è clamorosa, come nel caso
del lancio delle uova all’indirizzo di Renzi. Qualche esempio può
essere indicativo.
A Forlì il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, era
atteso al teatro Fabbri per un convegno organizzato dalla Lega Coop: ad
attenderlo c’erano centinaia di manifestanti (di sinistra) che l’hanno
contestato in maniera durissima, con slogan e insulti. Precedentemente
lo stesso Poletti era stato contestato a Catania dagli universitari e a
Roma dai precari e dagli studenti, che poi avevano denunciato di essere
stati identificati dalla polizia (se fosse accaduto nella stagione del
centrodestra avrebbero urlato alla “repressione fascista”). Renzi non se
l’è cavata meglio: a Ferrara si è beccato fischi, slogan, e lanci di
uova marce, accolto al grido di “Buffone, vattene a casa”, a Taranto è
stato accolto da insulti; a Bari, all’inaugurazione della Fiera del
Levante, gli universitari gli hanno dato il “benvenuto” con una protesta
ironica, fatta con un banchetto per la vendita di gelati. Striscioni e
slogan durissimi anche a Scalea dove centinaia di persone (lavoratori
Lsu, precari e cittadini comuni) erano assiepati ai cancelli della
scuola dov’era in visita il premier. E sul web, che è un altro
termometro politico, fioccano gruppi contro Renzi, ironie, vignette e
video. Il malessere c’è, anche se frazionato e quindi meno evidente. A
volte è persino timido, come quello che provano in silenzio le famiglie.
Assieme al malessere cresce la delusione. Con Monti è accaduto qualcosa
di simile. Anche nella sua stagione venivano sventolati sondaggi in cui
sembrava avesse conquistato il cuore degli italiani. Alla prova dei
fatti sappiamo tutti com’è finita.
/mar 7 ottobre 2014
fonte: http://www.secoloditalia.it
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