Il ministro degli Esteri britannico: «Non faremo parte di Triton». E
critica gli interventi di Mare Nostrum: «Così si incoraggia
involontariamente a tentare la traversata»
Un barcone carico di migranti al largo di Lampedusa
La Gran Bretagna non sosterrà le operazioni di soccorso per i
migranti che navigando nel Mediterraneo tentano di arrivare in Europa. È
quanto ha annunciato il Foreign Office, motivando la scelta con il
rischio che questo tipo di interventi possano creare «un fattore di
attrazione involontaria». Ovvero di fatto incentivare i migranti ad
imbarcarsi nei `viaggi della speranza´ verso le coste europee.
Per questo Londra dice No e si tira indietro. Ed è la prima, netta, “defezione” proprio mentre si attende il via per un impegno europeo, concertato e condiviso, che sopraggiunga a “Mare Nostrum”, l’operazione lanciata nel 2013 dalla Marina Militare italiana che appunto prevede operazioni di ricerca e salvataggio. Al suo posto si intravede `Triton´, questo il nome dell’intervento previsto su base europea che fa capo a Frontex, ma che al momento ha come mandato e compito specifico il controllo delle acque territoriali, non una funzione di ricerca e salvataggio quindi, e sulla base di questo i singoli Paesi metteranno in campo il proprio contributo. Londra non escluderebbe di farlo a sua volta, in futuro, fa sapere un portavoce del ministero dell’Interno, ma al momento si limiterà a mettere a disposizione un funzionario addetto all’immigrazione.
I dettagli della posizione britannica emergono da una nota in una risposta scritta alla Camera dei Lord. «Pensiamo che queste operazioni di soccorso creino un fattore di attrazione involontaria, spingendo più migranti a tentare la pericolosa attraversata via mare e causando quindi più morti tragiche e inutili», ha affermato la sottosegretario agli Esteri, Joyce Anelay. «Il governo britannico ritiene che il modo più efficace per evitare che rifugiati e migranti tentino queste pericolose attraversate sia di concentrare la nostra attenzione sui Paesi di origine e transito, così come adottare misure per contrastare i trafficanti di persone che volontariamente mettono vite a rischio ammassando i migranti su barche non idonee alla navigazione», ha continuato Anelay.
Dure le critiche di Amnesty International in Gran Bretagna, che parla di questa come una «giornata buia» e ritiene che la decisione «verrà giudicata dalla storia come imperdonabile». La direttrice di Amnesty International nel Regno Unito Kate Allen, citata dal Guardian, ha sottolineato come le operazioni di soccorso della Marina italiana, di cui c’era «disperato bisogno», abbiano salvato migliaia di vite e che altri paesi europei dovrebbero intervenire per condividere le responsabilità, e non sottrarsi’’.
Le reazioni si moltiplicano anche in Italia: «Le parole del sottosegretario agli Esteri del governo Cameron - sottolinea il deputato Pd Khalid Chaouki - sono ipocrite e non tengono conto della situazione, di estrema gravità e pericolo, che vivono uomini e donne in molti Paesi come Siria e Iraq dove lo stesso Regno Unito è impegnato a fermare la guerra criminale dell’Isis». Di segno opposto l’intervento di Giorgia Meloni, presidente di Fdi, secondo cui quello britannico è un “no” dettato dal buon senso ma che sarà bollato dai «buonisti» come «razzista e incivile».
29 ottobre 2014
fonte: http://www.lastampa.it
Per questo Londra dice No e si tira indietro. Ed è la prima, netta, “defezione” proprio mentre si attende il via per un impegno europeo, concertato e condiviso, che sopraggiunga a “Mare Nostrum”, l’operazione lanciata nel 2013 dalla Marina Militare italiana che appunto prevede operazioni di ricerca e salvataggio. Al suo posto si intravede `Triton´, questo il nome dell’intervento previsto su base europea che fa capo a Frontex, ma che al momento ha come mandato e compito specifico il controllo delle acque territoriali, non una funzione di ricerca e salvataggio quindi, e sulla base di questo i singoli Paesi metteranno in campo il proprio contributo. Londra non escluderebbe di farlo a sua volta, in futuro, fa sapere un portavoce del ministero dell’Interno, ma al momento si limiterà a mettere a disposizione un funzionario addetto all’immigrazione.
I dettagli della posizione britannica emergono da una nota in una risposta scritta alla Camera dei Lord. «Pensiamo che queste operazioni di soccorso creino un fattore di attrazione involontaria, spingendo più migranti a tentare la pericolosa attraversata via mare e causando quindi più morti tragiche e inutili», ha affermato la sottosegretario agli Esteri, Joyce Anelay. «Il governo britannico ritiene che il modo più efficace per evitare che rifugiati e migranti tentino queste pericolose attraversate sia di concentrare la nostra attenzione sui Paesi di origine e transito, così come adottare misure per contrastare i trafficanti di persone che volontariamente mettono vite a rischio ammassando i migranti su barche non idonee alla navigazione», ha continuato Anelay.
Dure le critiche di Amnesty International in Gran Bretagna, che parla di questa come una «giornata buia» e ritiene che la decisione «verrà giudicata dalla storia come imperdonabile». La direttrice di Amnesty International nel Regno Unito Kate Allen, citata dal Guardian, ha sottolineato come le operazioni di soccorso della Marina italiana, di cui c’era «disperato bisogno», abbiano salvato migliaia di vite e che altri paesi europei dovrebbero intervenire per condividere le responsabilità, e non sottrarsi’’.
Le reazioni si moltiplicano anche in Italia: «Le parole del sottosegretario agli Esteri del governo Cameron - sottolinea il deputato Pd Khalid Chaouki - sono ipocrite e non tengono conto della situazione, di estrema gravità e pericolo, che vivono uomini e donne in molti Paesi come Siria e Iraq dove lo stesso Regno Unito è impegnato a fermare la guerra criminale dell’Isis». Di segno opposto l’intervento di Giorgia Meloni, presidente di Fdi, secondo cui quello britannico è un “no” dettato dal buon senso ma che sarà bollato dai «buonisti» come «razzista e incivile».
29 ottobre 2014
fonte: http://www.lastampa.it
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