IL CASO
Polemica dopo la ricerca Swg commissionata dal gruppo del Pd. Il vice segretario Guerini chiede le dimissioni di D’Ausilio
L'INTERVISTA Alemanno: «Oggi lo batterei 2-1. Ma non mi ricandido»
È normale che un gruppo consiliare spenda 20 mila euro per
commissionare un sondaggio che annienta il «suo» sindaco di Roma? Se lo
chiede più di un esponente del Pd, all’indomani del polverone sollevato
dalla ricerca della Swg che ha stroncato il primo anno e mezzo di
governo di Ignazio Marino, criticato da otto romani su dieci. Una
bocciatura evidente: dai bus alla raccolta dei rifiuti, passando per
strisce blu, nomadi e matrimoni gay.
Finita l’euforia (masochistica) dei sinistri compagni di viaggio del
sindaco, si materializzano come un boomerang le conseguenze dell’attacco
politico di una parte del Pd romano a Marino.
Tanto che il vice segretario dei Democratici, Lorenzo Guerini, avrebbe
telefonato ad alcuni consiglieri comunali e ventilato le dimissioni
dell’attuale capogruppo D’Ausilio, che sarebbe colpevole non solo di
aver commissionato la ricerca alla Swg ma anche di averla «girata» a
Repubblica invece di usarla per aprire una discussione all’interno del
partito e con il primo cittadino.
Le polemiche si fanno sentire. «Perché il sondaggio è stato pagato dal
gruppo consiliare dei Democratici, con i soldi presi dalle tasse dei
cittadini?», si chiedono un paio di rappresentanti del partito
principale del centrosinistra. «Ma come, parliamo di spending review, di
tagli, di ridurre il finanziamento pubblico ai partiti e questi del
Comune si permettono di fare una cosa del genere?».
Che il Campidoglio sia una specie di aereo più pazzo del mondo non c’è
dubbio. Marino, complice la situazione finanziaria drammatica, non
poteva certo far volare la Capitale. Tuttavia gli errori del chirurgo
sono stati evidenti. Da ultimo il pasticciaccio dell’aumento delle
tariffe degli asili nido. Una figuraccia dopo l’altra. Dietro alla
difficoltà di governare, c’è però anche la guerra con il Pd.
Almeno una parte del gruppo capitolino non ha mai digerito il
«grillismo» di Marino, la sua indipendenza dalle logiche partitiche. A
cominciare dalle nomine, su cui il sindaco ha sempre voluto fare di
testa sua (in alcuni casi prendendo degli abbagli). Proprio in questo
mancato confronto tra il partito e il primo cittadino affondano i
rapporti tesi dell’Aula Giulio Cesare. Alcuni Democratici (a partire dal
suo avversario alle primarie David Sassoli) dicono di lui che non ha
idee né progetti. E, ovviamente, che la sua comunicazione è
fallimentare.
Verrebbe da chiedere: e le loro idee? E la loro comunicazione? In
questo gioco al massacro, a sinistra nessuno può sorridere. Anche perché
la maggioranza in Campidoglio ha regalato un favoloso spot a
un’opposizione che di certo non brilla.
Per il resto le accuse sono le stesse di quando Marino si è presentato
alle primarie. Erano convinti che perdesse. Ne era sicuro anche Gianni
Alemanno, che adombrava, addirittura, una sua rielezione. Non è andata
così. Nell’uno e nell’altro caso. Il sindaco lo sa e, a quanto pare, non
ha alcuna intenzione di scendere a patti con il Pd che siede in Aula
Giulio Cesare. Ieri ha risposto con la calma (incoscienza?) che lo
caratterizza: ha definito il sondaggio Swg «un ottimo documento». E ha
aggiunto: «È evidente e non c’è neanche bisogno di un sondaggio per
capire che ci sono difficoltà nei trasporti e dal mio punto di vista è
un argomento su cui sto lavorando dal mese di marzo con il Governo su
tre punti centrali, quello degli extra costi di Roma Capitale che
permettono di intervenire su un altro punto che il sondaggio mette in
evidenza, il decoro urbano». Insomma, Marino non s’arrende e rilancia:
questa bastonata sarà «un motivo in più per continuare».
Uno dei pochi a uscire allo scoperto è il vice segretario del Pd
capitolino, il renziano Luciano Nobili: «A Roma c’è una situazione
complicata e non c’era bisogno di un sondaggio per vederlo. Marino ha
raccolto un’eredità pesantissima e sta facendo scelte coraggiose». Poi
la stoccata contro il gruppo in Campidoglio: «Il ruolo del Pd capitolino
non è commissionare sondaggi che servono solo a mettere in difficoltà
il sindaco e l’amministrazione, bensì sostenere queste scelte del
sindaco e correggerle qualora necessario. Per questo da alcune settimane
stiamo lavorando alla grande conferenza programmatica su Roma che si
terrà il 28 e 29 novembre. Servirà a raccogliere dati, idee e proposte
per accompagnare l’azione amministrativa dopo un anno e mezzo di governo
della città».
Chissà se adesso qualcuno commissionerà un sondaggio per sapere che ne
pensano i romani che i loro soldi siano usati per combattere una guerra
politica da parenti-serpenti.
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