Parla il carabiniere che prese Riina: «Quante menzogne sulla
Trattativa Nessun mistero sulla cattura del boss. E’ stata una vittoria
dello Stato»
«E adesso basta». Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo, non ne può più di bugie e insinuazioni, di «trasmissioni a senso unico, come l’ultima puntata di Servizio pubblico», che per parlare di Trattativa Stato-Mafia ha ospitato il condannato Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, don Vito, che alcuni pm descrivono come un mentitore seriale e fabbricatore di documenti falsi. In trasmissione c’era anche Sabina Guzzanti, la regista del film flop proprio su quella “trattativa” che nessuno, dopo anni, è riuscito a dimostrare. E su di lei, Ultimo ci va giù durissimo.
Ultimo è il carabiniere noto nel mondo per aver catturato Totò Riina,
il capo dei capi codi Cosa nostra, dopo 23 anni di latitanza. Lui e i
suoi uomini lo hanno consegnato alla giustizia e a una vita di carcere
duro. Lo hanno fatto insieme all’ex generale del Ros, Mario Mori, e agli
uomini di quel Raggruppamento operativo speciale che da eroi, perché
tale è chi decapita una mafia potente che aveva colpito al cuore lo
Stato uccidendo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, diventano imputati,
poi sempre assolti, accusati di non aver perquisito il covo del
Padrino, di avere, con coscienza, evitato di catturare Bernardo
Provenzano, e in definitiva di essersi piegati di fronte all’anti-Stato,
trattando una resa che sarebbe stata ignobile per uomini di tal fatta.
Balle, clamorose balle che tendono a dipingere gli uomini del Ros come
criminali. Ed eccolo lo sfogo del Capitano Ultimo raccolto da Il Tempo
e dal sito «Censurati.it» sgorgato dopo le parole di Ciancimino e
Guzzanti da Santoro: «C’è gente che ha fatto carriera e soldi facendo il
professionista dell’antimafia a tempo pieno. Vorrei mettere a confronto
la busta paga di certi esperti mafiologi con la mia e con quella di
altri carabinieri che rischiano la pelle ogni giorno. Così il popolo
saprebbe chi è che ha trattato, indirettamente, un profitto dalla
“trattativa”...» . Non ci sta, Ultimo, a passare per “trattativista” di
quella mafia che ha contribuito a sradicare:«Macché trattativa. Noi (lui
e Mori, ndr) siamo criminali senza guadagno. Questa lapidazione, queste
violenze indegne sui nostri corpi, sono da brividi. I giovani devono
stare lontano da questi cattivi maestri».
Ultimo attacca tutti, ne ha
così tante per Travaglio che evitando la trascrizione integrale gli
risparmiamo una querela. «Vogliamo parlare della Guzzanti? Di fronte a
milioni di italiani parla di cose che non sa, Ma quali competenze ha per
dire chi è bravo e chi no, per fare un film sulla cosiddetta trattativa
che a oggi non è dimostrata, e anzi è già stata parzialmente smentita
in due processi? È un modello di donna che si vede che ha sofferto, che
ha costruito la sua vita donandosi agli altri». Poi si scaglia contro
Santoro e Travaglio, contro il loro mondo «lontanissimo da quello di noi
carabinieri. Noi siamo un mondo diverso, noi siamo soldati. Ma il
problema non è la trasmissione, che dal loro punto di vista, dal loro
mondo borghese e culturalmente razzista, ha una finalità e una logica.
Il problema è che ci sono pezzi della magistraturache si incaponiscono
su una Trattativa - ripeto, ancora mai dismostrata - che alla fine
delegittimano lo Stato costringendo a una testimonianza inutile il
presidente della Repubblica, che è una persona degnissima, che è un
esempio per tutti e che è stato umiliato e calpestato nella sua dignità,
e questo è un reato morale gravissimo». Poi Ultimo si sofferma con
stizza sulle accuse che continuano a piovergli addosso sulla mancata
perquisizione del covo di Riina, che gli è costato un processo finito
con l’assoluzione: “Nessuno ricorda mai che la decisione di non
perquisire il covo di Riina non l’ha presa il sottoscritto in solitudine
e nemmeno il Ros, è stata concordata con la procura di Palermo».
Ultimo è arrabbiatissimo, prima dei saluti taglia corto. «Io ce l’ho
con chi avvelena il clima, con chi non ama questo Paese, e sputa sopra
le istituzioni ogni volta che può».
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