Chissà
se la senatrice Pinotti, quella che in passato si era dimostrata
tanto sensibile ai diritti dei cittadini militari, ora che è Ministro della
difesa riuscirà a rispondere alla domanda che più di 22.000 marinai si pongono
ogni mese: "Perché devo pagare la quota sociale dell'Ente
Circoli della Marina Militare?".
Tutti i
sottufficiali e gli ufficiali della Marina Militare in servizio assumono la
qualità di soci ordinari dell’Ente «Circoli della Marina» e per ciò sono
obbligati al versamento di una quota sociale mensile determinata in
relazione al grado gerarchico (in media 8 euro) a prescindere dall'effettivo
uso, o meno, che possono fare delle strutture ricreative e alloggiative. Molti
marinai pur avendo sempre pagato la quota mensile alle casse dell'Ente arrivano
alla pensione senza aver mai potuto usufruire delle accoglienti e lussuose
proprietà dello Stato che l'Istituto gestisce – a quanto pare - in totale
autonomia.
Il
problema non è di poco conto se consideriamo che il
personale delle altre Forze Armate non è costretto a pagare nessun balzello,
né è prepotentemente iscritto d'autorità ai rispettivi circoli (ufficiali,
sottufficiali, unificati) che sono considerati – come si legge sul sito web
della Difesa - degli “Organismi di Protezione Sociale” e, non
diversamente dall'Ente Circoli della Marina Militare, hanno la finalità di "favorire
il mantenimento della efficienza psico-fisica del personale militare,
conservare l'aggregazione sociale dei dipendenti e delle loro famiglie, il loro
arricchimento culturale nonché di conseguire proficui rapporti di democratica
interazione con la collettività esterna, per il pieno sviluppo della persona
umana dedicata al bene comune della difesa della Patria".
Della
questione, o meglio della natura giuridica dell'Ente, se ne
sono occupati i Giudici della Suprema Corte di Cassazione, quelli del
Consiglio di Stato e della Corte dei Conti. Questo però avveniva prima che il
d.P.R. n. 248/2010 abrogasse totalmente proprio quel Regio Decreto del 27
ottobre 1937, n. 1935 che ne aveva decretato la costituzione e ne aveva
approvato il relativo statuto.
La
“logica” vuole che quando una norma è cancellata dall'ordinamento anche i suoi
effetti cessano. Se il legislatore ha ritenuto di dover
abrogare la norma istitutiva dell'Ente appare evidente che anche le successive
norme comprese quelle di natura regolamentare, come lo "statuto",
seguono la stessa sorte. Eppure i legulei della Marina Militare sembrerebbero
essere sprovvisti di questa capacità di studio. Infatti, ciò appare chiaramente
dalla risposta che recentemente proprio la Marina Militare – Ente Circoli M.M.
- ha dato a un dipendente che ha osato chiedere di non pagare più l'odioso
balzello: “.... la vigente normativa (Statuto E.C. D.P.R. 83 del
01.01.1949 e s.m.i., art. 25 e 26) precisa che tutti i Sottufficiali in
servizio nella Marina Militare assumano la qualità di soci ordinari e per
quanto tali “sono tenuti al versamento della quota mensile”.” ed
ancora “fin quando in servizio, per l'interessato, non sussiste la
possibilità di recedere dal versamento della quota.”.
Non ci
vuole certo una grande cultura giuridica per rendersi conto che il
testo dello Statuto fatto valere dall'Amministrazione impositrice del pagamento
e della riscossione della quota sociale non ha alcun valore dopo l'abrogazione
della norma istitutrice dell'Ente e, se vogliamo proprio essere fiscali, non lo
ha perché non è mai stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della
Repubblica.
Di tale
mancanza ne da atto anche l'Avvocatura Generale dello Stato che
rispondendo allo Stato Maggiore della Marina - Ufficio Affari Giuridici e
Contenzioso - in merito a una questione concernente la possibilità dell'Ente
Circoli M.M. di avvalersi della difesa erariale aveva affermato che “Esso
– lo statuto - è stato inizialmente approvato con il R.D.L. 1935/37 istitutivo
dell'Ente (abrogato dall'art. 1, comma 1, in combinato disposto con l'All. 1 al
D.P.R. 248/10); in seguito, è stato sostituito - limitatamente al contenuto
dello statuto - dal D.P.R. n. 83 del 1.1.1949 e successive modifiche. Tale
ultimo testo, peraltro, nonostante approfondite ricerche è risultato
irreperibile nelle banche dati accessibili alla Scrivente, né lo stesso risulta
pubblicato per esteso sulla Gazzetta Ufficiale del 25.3.1949, ove è riportata solo
I'approvazione del suddetto D.P.R. n. 83.....” (parere sottoposto il
l6 ottobre 2011 al Comitato Consultivo della medesima Avvocatura che si è
espresso in maniera conforme).
Siccome
a pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca, immagino
che la Ministra Pinotti, dopo aver letto questo articolo, non vedrà l'ora di
chiarire la questione che potrebbe rivelare non poche sorprese. Anche perché,
se per un verso appare irrimediabilmente leso il diritto del cittadino
militare (di cui purtroppo non frega niente a nessuno) di
autodeterminarsi, cioè il riconoscimento sua della capacità di scelta autonoma
ed indipendente di decidere liberamente se partecipare, o meno, alle attività
dell'Ente Circoli della Marina Militare e quindi di versare la quota mensile,
dall'altro appare chiaro che, volendo accedere alla tesi che attribuisce
all'Istituzione una natura giuridica “pubblica” e che quindi colloca l'Ente
alle dipendenze del Ministero della Difesa, l'imposizione della quota
mensile a carico dei sottufficiali e degli ufficiali della Marina Militare si
pone come una ingiustificata tassazione.
Cara
Ministra Pinotti faccia chiarezza sulla questione perché se
l'intenzione è ancora quella di costringere il personale a pagare le vacanze ai
soliti noti, o mantenere in vita strutture dove organizzare feste e festini,
sfilate di moda e riunioni di monarchici con la nostalgia delle vittoriose
imprese della Regia Marina, o quanto altro possa allietare le serate mondane
degli ammiragli, allora è meglio che siano le magistrature competenti a
fare chiarezza sugli oltre 1.7 milioni di euro che ogni anno vengono sottratti
dalle buste paga dei marinai.
martedì 28 ottobre 2014
di Luca Marco Comellini
fonte: http://infodifesa.blogspot.it
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