Come ha spiegato Bruno Ferraro,
presidente Aggiunto Onorario della Corte di Cassazione, le unioni
civili tra persone dello stesso sesso non hanno alcun motivo di
esistere. Ha quindi aggiunto che non esiste alcuna lacuna nel nostro ordinamento civile che discrimina coppie omosessuale e dunque «non c’è bisogno di scardinare la famiglia per dare ad omosex e transex i diritti di cui sono già oggi titolari».
Questo è uno dei motivi per cui rimaniamo contrari alle unioni civili per le coppie omosessuali, come abbiamo già chiarito. Uno degli altri motivi è che esse sarebbero semplicemente l’apripista
verso il matrimonio omosessuale e la possibilità di adozione (tramite
utero in affitto), come è avvenuto in Francia e in diversi altri Paesi
in cui il piano è stato inclinato con le unioni civili. Questo non è
affatto una forma di complottismo o un timore infondato, è invece un
obiettivo ben dichiarato dai principali esponenti della comunità Lgbt italiana.
Ad esempio lo ha ammesso Josefa Idem (Partito Democratico), paladina Lgbt: «un progetto si deve costruire, studiare, conoscere il quadro nella sua totalità, e poi si procede. Io penso che serva una legge sulle unioni civili». E sulle adozioni per coppie gay? «Un passo alla volta». Un passo alla volta, dunque.
Ancora più chiaro è stato Rosario Crocetta, presidente della Regione Sicilia, uno delle decine di politici omosessuali italiani (ma non era una categoria discriminata?): «partirei
con una legge sulle unioni civili. Una volta diffuso il modello di
famiglia omosessuale, aprirei un dibattito sulle adozioni». Un passo alla volta in attesa che si “diffonda” il “modello di famiglia omosessuale”, dopo averlo creato a tavolino.
Il primo passo del progetto lo aveva rivelato l’on. Ivan Scalfarotto
parlando della legge contro l’omofobia. Alla domanda: “Questo dibattito
non allontana quello sui matrimoni gay, o sulle unioni?”, il politico
omosessuale ha risposto: «Io direi che lo precede. Perché sono due cose diverse. E l’una viene logicamente prima dell’altra». Lo stesso concetto usato da Boris Dittrich, noto attivista omosessuale olandese: «Abbiamo pensato che sarebbe stato psicologicamente meglio introdurre prima le unioni registrate». Una volta istituite (1998) «le persone si sono abituate
all’idea che due uomini o due donne se vanno in comune avranno il loro
rapporto riconosciuto dalla legge. E la gente lo ha chiamato “matrimonio
gay”. Il passo successivo è stato l’uguaglianza del matrimonio, è stato
un passo logico». Un passo alla volta, aspettando che il popolo bue si abitui.
Si parte dall’omofobia, si passa alle unioni civili, poi al matrimonio gay e quando il pollo è cotto a puntino si arriva alle adozioni. Ognuno fa i suoi progetti, ci mancherebbe, ogni lobby ne ha. Chi ancora ragiona, però, non si faccia ingannare da chi propone le “unioni civili” come “male minore” o unica alternativa al matrimonio omosessuale. E’ un imbroglio.
La redazione - 30 ottobre 2014
fonte: http://www.uccronline.it
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