Lo chiamavano affettuosamente “Er Pantera”, tanto era il suo attaccamento alla polizia e alle volanti. Ma Fabrizio Romoli,
51 anni, vicesovrintendente della polizia, aveva un dolore dentro che
non ha sapuro sopportare. E poco prima di mezzogiorno ha preso la sua
pistola di ordinanza e si è sparato. Un colpo alla tempia, nel suo
ufficio, al primo piano del commissariato di via Ferrer. Lascia la
moglie e due figlie di 26 e 24 anni, Federica ed Ilaria.
A trovarlo sono stati i suoi colleghi, richiamati dal colpo di
pistola. Tutti sapevano che Fabrizio aveva dei problemi, dovuti allo
stato di salute di alcuni suoi congiunti, ma nessuno al commissariato
aveva immaginato che dentro di sé meditasse di farla finita.
In un primo momento si era anche sparsa la voce che il
vicesovrintendente soffrisse a causa del trasferimento dall’ufficio
volanti all’ufficio al porto, il 30 giugno scorso, ma il questore Marcello Cardona,
accorso a Piombino appena avuta la notizia, ha seccamente smentito
questa ipotesi. Fra l’altro da qualche giorno Fabrizio era anche tornato
in sede e si occupava di amministrativa.
“Mezz’ora prima scherzava con me – racconta il collega Antonio Solito
-, proprio non ha fatto capire cosa aveva in mente di fare. Lui così
attaccato alla polizia, a questo commissariato, a una famiglia di amici
più che di colleghi. Siamo distrutti”.
Originario di Ladispoli, aveva lavorato nella squadra mobile a Roma e
poi per un certo periodo anche in questura a Lucca. Era a Piombino dal
2010, dove aveva un appartamento. Lunedì 27, nel pomeriggio, ci saranno i
funerali nel paese in provincia di Roma.
“Lo vedevo ogni giorno nell’ufficio di fronte a me – racconta il dirigente del commissariato, Walter Deflino -. Era contento di essere tornato in sede dopo aver passato l’estate al lavoro sul porto.
Sapevamo dei suoi problemi e gli stavamo tutti vicino. Anche il
questore è corso a Piombino e ha parlato ai colleghi, tutti molto scossi
dall’accaduto. Poi insieme aspetteremo la famiglia”.
Il Sap di Livorno ha diffuso un comunicato: “Purtroppo un collega del
Commissariato di Piombino, si è tolto la vita usando la pistola
d’ordinanza. Questo è solo l’ultimo di un lungo elenco. I poliziotti
vivono spesso situazioni di disagio personale che, se catalizzate da
problematiche personali, raramente trovano un supporto degno di questo
nome. Non è possibile entrare nel merito del caso specifico, troppo
presto per esprimere pareri che potrebbero essere frutto dell’emozione
del momento, possiamo però sottolineare come sempre più spesso i
poliziotti siano abbandonati a se stessi. Succede a Piombino, succede a
Livorno, succede in tutta Italia. Il nostro non è un lavoro da scrivania
ma una professione difficile, che ci espone a stress e forti rischi.
Quando allo stress si accumulano i disagi personali e viene a mancare il
supporto, la comprensione, la condivisione, allora l’effetto può
diventare dirompente, sino a vedere la soluzione estrema come unica via
di fuga da quel dolore. In questo triste momento, come SAP siamo vicini
alla famiglia del collega”.
tramite: http://www.sostenitori.info
Matteo (Renzi), Beppe (Grillo), deputati, ministri, giornalisti quando affronterete il tema dei suicidi degli uomini in divisa?
Immagino gli uomini e le donne dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria, della Guardia Forestale, dell’Esercito Italiano, della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare come tante stelle che di giorno e di notte vegliano sulla vita di tutti gli altri cittadini.
E quando un uomo o una donna di costoro
perde la vita e/o la salute per mano altrui o mano propria quel cielo
diventa più vuoto e triste. Quel vuoto significa minor sicurezza per la
collettività. Dietro la divisa vi sono uomini come tutti noi, con vizi, limiti, pregi e difetti.
Con la divisa sono uomini e donne che si sacrificano, nonostante
tantissimi problemi e stipendi bloccati, e quando c’è bisogno accorrono
ed intervengono dove altri fuggono. Rischiano la vita più di altri e subiscono limitazioni e sacrifici anche le famiglie di costoro. Spesso la gente, quando parla di loro non sa cosa vuol dire indossare la divisa e/o non conosce le leggi.
Si parla spesso di forze di polizia,
molto spesso quando un esponente di queste è sul banco degli imputati.
Non si parla mai o raramente dei problemi di tali uomini. Non si parla
della prevenzione per tutelare la salute ed evitare la perdita della stessa o della vita.
Il tema dei suicidi è oscurato all’opinione pubblica. Non ne parlano i
massmedia, i politici, i ministri, i parlamentari, il presidente del
Consiglio Matteo Renzi o il capo dell’opposizione Beppe Grillo. Loro parlandone possono affrontare e risolvere il problema. Perché non lo fanno?
DonneManager♔diNapoli.com chiede
che i cittadini onesti si schierino dalla parte delle Forze di Polizia e
non le lascino sole, invocando le Istituzioni e la classe
dirigente/politica a fare altrettanto. Una manifestazione di solidarietà
e vicinanza alle Istituzioni sane del Stato ed agli uomini ed alle
donne che le rappresentano sono doverose oltre che necessarie. – Forze di Polizia civili e militari: il tema dei suicidi e della sicurezza del personale merita attenzione.
Noi stiamo con i Carabinieri, con i Finanzieri, con i Poliziotti senza se e senza ma. e,
tu? Quanti altri uomini e donne delle Forze dell’ordine, devono
morire per mano propria (suicidi) o altrui, affinché l’Italia intera
affronti con determinazione e coscienza detti problemi?
di Vincenzo piscitelli - 25 ottobre 2014
fonte: http://donnemanagerdinapoli.com
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