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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

21/03/14

I beni sequestrati alle mafie lasciati all’incuria


Nel Lazio oltre 600 immobili sottratti ai malavitosi, ma pochi sono tornati alla comunità. . Il record negativo spetta ad Ardea dove



Ardea: la Villa di Nicoletti confiscata dall’Antimafia e poi acquistata dal Comune per farne una scuola elementare (foto di Marco Stefano Vitiello) Ardea: 


la Villa di Nicoletti confiscata dall’Antimafia e poi acquistata dal Comune per farne una scuola elementare (foto di Marco Stefano Vitiello)
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Nella mega-villa con piscina e trampolino ad Ardea ci viveva Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana. Oggi potrebbe ospitare un centro per disabili, invece è ricoperta dalle erbacce. Ad Anzio l’altra, spettacolare, villetta sul mare del boss, è addirittura occupata abusivamente. Stessi inquilini illegali per l’appartamento a Torvaianica, anche questo ex proprietà criminale. Beni sequestrati alle mafie e sparsi per la provincia di Roma, che prendono polvere invece di diventare patrimonio della comunità. Il Lazio, secondo i dati dell’Associazione Nazionale dei Beni Confiscati alle mafie, è la sesta regione per numero di immobili, sottratti ai ricchi patrimoni malavitosi: oltre 600 beni, come cifre sesta solo dopo regioni ad alto tasso di presenza mafiosa come Sicilia o Calabria.
La giornata della memoria
Un bilancio amaro che arriva il 21 marzo, «Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie», istituita dall’Associazione Libera, protagonista della marcia in bici che da Roma giungerà a Latina sabato 22. Il record negativo della provincia capitolina spetta ad Ardea. Record per una cittadina di 40mila abitanti, con ben 10 proprietà confiscate alle mafie: il paesino della rocca tufacea è al quarto posto tra i comuni del Lazio per immobili della mala, solo dopo Roma (188 beni), Gaeta (21) e Monterotondo (12). Di questi 10 solo uno è, per ora, realmente utilizzato. Sette sono stati consegnati da anni al Comune dall’Asnbc; assegnati con decreto di destinazione perché richiesti dall’amministrazione locale, come indica la legge Rognoni-La Torre n.109/96.
Le mani sulla città
Una cifra che rende l’idea degli interessi della malavita sul territorio. Era qui che si nascondeva in un anonimo villino uno dei 100 latitanti più ricercati, Angelo Cuccaro, boss di Napoli, arrestato solo pochi giorni fa. Un nascondiglio non casuale visto che negli ultimi 30 anni le organizzazioni criminali, dalla Banda della Magliana ai clan Gallace, Novello o Alvaro, hanno messo le radici proprio ad Ardea. Il numero di beni confiscati alle mafie nella cittadina rispecchia insomma questa «presenza» sotterranea. Un clima che ieri come oggi torna a farsi teso.
Focus dell’antimafia
Il radicamento delle organizzazioni mafiose nella provincia romana sono certificate, non senza allarme, dagli organi competenti. Lo stesso Giuseppe Pignatone, capo procuratore di Roma, giorni fa, in Commissione parlamentare antimafia, ha spiegato come si stia focalizzando la sua attenzione anche su Ardea. Che i riflettori siano puntati sul piccolo comune, ce lo ha confermato anche Claudio Fava, vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, a margine di un convegno promosso da Sel a Ostia, altro punto caldo delle inchieste sui clan mafiosi laziali.
L’allarme
Il conto: più di 10 attentati incendiari in due anni, auto in fiamme per politici e giornalisti, oltre a diverse interrogazioni parlamentari che hanno chiesto la convocazione della Commissione di accesso nel Comune di Ardea, che verifichi «la presenza di condizionamenti da parte della criminalità organizzata». «Processi e sentenze ci confermano i forte interesse dei clan su questa area, l’attenzione deve essere altissima», sottolinea Edoardo Levantini del Coordinamento Antimafia Anzio-Nettuno. «La mia esperienza nell’antimafia di Palermo, mi spinge a vedere un disegno preciso dietro questi fatti che non vanno ignorati», sottolinea una delle vittime del fuoco, Walter Giustini, ex comandante della stazione dei Carabinieri di Ardea.
I beni
Tra i 7 beni monitorati dall’Agenzia Nazionale, in carico al Comune, spicca la super-villa di Nicoletti, confiscata nel 2001 e ad oggi solo un cimitero; la casa in via Terni «sarebbe» un centro giovanile ma è chiuso da oltre un anno; una villetta in via Corona Australe è stata ristrutturata dal Comune di Ardea per essere trasformata in centro Alzheimer. I lavori sono finiti da oltre un anno ma l’immobile intanto raccoglie rifiuti. Dai riscontri dell’associazione Libera, che da anni si batte per il riutilizzo di queste proprietà, spuntano poi terreni agricoli in zona Banditella, in teoria, destinati a centri di ippoterapia, un immobile occupato in via Calabria e l’altro in via Cavalli Marini, destinato allo Stato.
Cercasi fondi
Un’enorme casa di riposo in via Trapani è stata sequestrata un anno fa al medico delle cosche, Marcello Fondacaro che ad Ardea ci viveva: la struttura è off limits ma c’è persino la guardia giurata che passa a cacciare i senzatetto. «Per la villa Nicoletti, il problema sono i soldi: ristrutturarla costerebbe una cifra spropositata e chi si fa avanti? – chiarisce il sindaco di Ardea, Luca Di Fiori – Il centro giovanile noi l’abbiamo consegnato alla onlus che, a quanto so, paga regolarmente le bollette. Per il centro Alzheimer, attendiamo che la Regione faccia partire il bando». Sul «caso Ardea» e sul filo rosso che lega gli ultimi atti intimidatori, il primo cittadino si dichiara «preoccupato ma fiducioso nel lavoro di forze dell’ordine e magistratura».
Processi e polemiche
«Siamo di certo turbati, si sono verificati diversi episodi a danno di colleghi e giornalisti su cui credo si stia già concentrando chi di dovere», assicura Di Fiori, che ha già partecipato al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza incentrato proprio sulla sua città. Il commento arriva anche sul terremoto che lo ha travolto: appena rinviato a giudizio dai magistrati della Procura di Velletri per presunte tangenti sui passati appalti del cimitero, il sindaco si dice tranquillo, nonostante l’opposizione a gran voce chieda le sue dimissioni: «quando mi hanno eletto ero già indagato ma i cittadini mi hanno comunque votato quindi non vedo perché dovrei lasciare».
La reggia del «Secco»
Pochi chilometri più a sud del mare di Roma, a Lavinio, comune di Anzio, l’Agenzia conta tre immobili, destinati da decreti a centro per immigrati o attività sociali. Tetto azzurro a forma di vela, scenografiche architetture, piscina e giardino: l’altra villa di Nicoletti (il Secco della Banda della Magliana) ad Anzio, risalta in via del Tridente. Talmente particolare e grande che qualcuno ha pensato bene di occuparla: ci vive da un paio di mesi una coppia di stranieri. Degli altri due immobili, in via Smeraldo e Lungomare delle Sirene, non compaiono nemmeno i numeri civici. Insomma, tanti beni preziosi donati ai comuni paralizzati dai bilanci precari o ereditati magari a loro insaputa.
Sprecati e dimenticati
Comuni che spesso non rispondono però nemmeno alle richieste di monitoraggio dell’Anbsc: solo a novembre 2013 l’Agenzia aveva chiesto ragguagli sull’utilizzo dei beni ai Comuni di Ardea e Anzio, senza ricevere, per ora, risposte in merito. Solo dal Comune di Pomezia è giunto un chiarimento sui beni in dotazione: un immobile in via Cincinnato, risultato incompatibile ad accogliere la prevista struttura sociale, è stato destinato a Ufficio Tributi Comunale, il secondo è affidato a una onlus, il terzo, un appartamento sul Lungomare delle Sirene, è attualmente occupato abusivamente e al centro di una complessa diatriba legale.

di Valeria Costantini 21 marzo 2014

fonte: http://roma.corriere.it


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