Nel Lazio oltre 600 immobili sottratti ai malavitosi, ma pochi sono tornati alla comunità. . Il record negativo spetta ad Ardea dove
Ardea:
la Villa di Nicoletti confiscata dall’Antimafia e poi acquistata dal Comune per farne una scuola elementare (foto di Marco Stefano Vitiello)
la Villa di Nicoletti confiscata dall’Antimafia e poi acquistata dal Comune per farne una scuola elementare (foto di Marco Stefano Vitiello)
Nella mega-villa con piscina e trampolino ad Ardea ci viveva Enrico
Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana. Oggi potrebbe
ospitare un centro per disabili, invece è ricoperta dalle erbacce. Ad
Anzio l’altra, spettacolare, villetta sul mare del boss, è addirittura
occupata abusivamente. Stessi inquilini illegali per l’appartamento a
Torvaianica, anche questo ex proprietà criminale. Beni sequestrati alle
mafie e sparsi per la provincia di Roma, che prendono polvere invece di
diventare patrimonio della comunità. Il Lazio, secondo i dati
dell’Associazione Nazionale dei Beni Confiscati alle mafie, è la sesta
regione per numero di immobili, sottratti ai ricchi patrimoni
malavitosi: oltre 600 beni, come cifre sesta solo dopo regioni ad alto
tasso di presenza mafiosa come Sicilia o Calabria.
La giornata della memoria
Un
bilancio amaro che arriva il 21 marzo, «Giornata della memoria e
dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie», istituita
dall’Associazione Libera, protagonista della marcia in bici che da Roma
giungerà a Latina sabato 22. Il record negativo della provincia
capitolina spetta ad Ardea. Record per una cittadina di 40mila abitanti,
con ben 10 proprietà confiscate alle mafie: il paesino della rocca
tufacea è al quarto posto tra i comuni del Lazio per immobili della
mala, solo dopo Roma (188 beni), Gaeta (21) e Monterotondo (12). Di
questi 10 solo uno è, per ora, realmente utilizzato. Sette sono stati
consegnati da anni al Comune dall’Asnbc; assegnati con decreto di
destinazione perché richiesti dall’amministrazione locale, come indica
la legge Rognoni-La Torre n.109/96.
Le mani sulla città
Una
cifra che rende l’idea degli interessi della malavita sul territorio.
Era qui che si nascondeva in un anonimo villino uno dei 100 latitanti
più ricercati, Angelo Cuccaro, boss di Napoli, arrestato solo pochi
giorni fa. Un nascondiglio non casuale visto che negli ultimi 30 anni le
organizzazioni criminali, dalla Banda della Magliana ai clan Gallace,
Novello o Alvaro, hanno messo le radici proprio ad Ardea. Il numero di
beni confiscati alle mafie nella cittadina rispecchia insomma questa
«presenza» sotterranea. Un clima che ieri come oggi torna a farsi teso.
Focus dell’antimafia
Il radicamento delle organizzazioni mafiose nella provincia romana sono
certificate, non senza allarme, dagli organi competenti. Lo stesso
Giuseppe Pignatone, capo procuratore di Roma, giorni fa, in Commissione
parlamentare antimafia, ha spiegato come si stia focalizzando la sua
attenzione anche su Ardea. Che i riflettori siano puntati sul piccolo
comune, ce lo ha confermato anche Claudio Fava, vicepresidente della
Commissione parlamentare antimafia, a margine di un convegno promosso da
Sel a Ostia, altro punto caldo delle inchieste sui clan mafiosi
laziali.
L’allarme
Il conto: più di 10 attentati incendiari in due anni, auto in fiamme
per politici e giornalisti, oltre a diverse interrogazioni parlamentari
che hanno chiesto la convocazione della Commissione di accesso nel
Comune di Ardea, che verifichi «la presenza di condizionamenti da parte
della criminalità organizzata». «Processi e sentenze ci confermano i
forte interesse dei clan su questa area, l’attenzione deve essere
altissima», sottolinea Edoardo Levantini del Coordinamento Antimafia
Anzio-Nettuno. «La mia esperienza nell’antimafia di Palermo, mi spinge a
vedere un disegno preciso dietro questi fatti che non vanno ignorati»,
sottolinea una delle vittime del fuoco, Walter Giustini, ex comandante
della stazione dei Carabinieri di Ardea.
I beni
Tra
i 7 beni monitorati dall’Agenzia Nazionale, in carico al Comune, spicca
la super-villa di Nicoletti, confiscata nel 2001 e ad oggi solo un
cimitero; la casa in via Terni «sarebbe» un centro giovanile ma è chiuso
da oltre un anno; una villetta in via Corona Australe è stata
ristrutturata dal Comune di Ardea per essere trasformata in centro
Alzheimer. I lavori sono finiti da oltre un anno ma l’immobile intanto
raccoglie rifiuti. Dai riscontri dell’associazione Libera, che da anni
si batte per il riutilizzo di queste proprietà, spuntano poi terreni
agricoli in zona Banditella, in teoria, destinati a centri di
ippoterapia, un immobile occupato in via Calabria e l’altro in via
Cavalli Marini, destinato allo Stato.
Cercasi fondi
Un’enorme casa di riposo in via Trapani è stata sequestrata un anno fa
al medico delle cosche, Marcello Fondacaro che ad Ardea ci viveva: la
struttura è off limits ma c’è persino la guardia giurata che passa a
cacciare i senzatetto. «Per la villa Nicoletti, il problema sono i
soldi: ristrutturarla costerebbe una cifra spropositata e chi si fa
avanti? – chiarisce il sindaco di Ardea, Luca Di Fiori – Il centro
giovanile noi l’abbiamo consegnato alla onlus che, a quanto so, paga
regolarmente le bollette. Per il centro Alzheimer, attendiamo che la
Regione faccia partire il bando». Sul «caso Ardea» e sul filo rosso che
lega gli ultimi atti intimidatori, il primo cittadino si dichiara
«preoccupato ma fiducioso nel lavoro di forze dell’ordine e
magistratura».
Processi e polemiche
«Siamo
di certo turbati, si sono verificati diversi episodi a danno di
colleghi e giornalisti su cui credo si stia già concentrando chi di
dovere», assicura Di Fiori, che ha già partecipato al Comitato
provinciale per l’ordine e la sicurezza incentrato proprio sulla sua
città. Il commento arriva anche sul terremoto che lo ha travolto: appena
rinviato a giudizio dai magistrati della Procura di Velletri per
presunte tangenti sui passati appalti del cimitero, il sindaco si dice
tranquillo, nonostante l’opposizione a gran voce chieda le sue
dimissioni: «quando mi hanno eletto ero già indagato ma i cittadini mi
hanno comunque votato quindi non vedo perché dovrei lasciare».
La reggia del «Secco»
Pochi chilometri più a sud del mare di Roma, a Lavinio, comune di
Anzio, l’Agenzia conta tre immobili, destinati da decreti a centro per
immigrati o attività sociali. Tetto azzurro a forma di vela,
scenografiche architetture, piscina e giardino: l’altra villa di
Nicoletti (il Secco della Banda della Magliana) ad Anzio, risalta in via
del Tridente. Talmente particolare e grande che qualcuno ha pensato
bene di occuparla: ci vive da un paio di mesi una coppia di stranieri.
Degli altri due immobili, in via Smeraldo e Lungomare delle Sirene, non
compaiono nemmeno i numeri civici. Insomma, tanti beni preziosi donati
ai comuni paralizzati dai bilanci precari o ereditati magari a loro
insaputa.
Sprecati e dimenticati
Comuni che spesso non rispondono però nemmeno alle richieste di
monitoraggio dell’Anbsc: solo a novembre 2013 l’Agenzia aveva chiesto
ragguagli sull’utilizzo dei beni ai Comuni di Ardea e Anzio, senza
ricevere, per ora, risposte in merito. Solo dal Comune di Pomezia è
giunto un chiarimento sui beni in dotazione: un immobile in via
Cincinnato, risultato incompatibile ad accogliere la prevista struttura
sociale, è stato destinato a Ufficio Tributi Comunale, il secondo è
affidato a una onlus, il terzo, un appartamento sul Lungomare delle
Sirene, è attualmente occupato abusivamente e al centro di una complessa
diatriba legale.
Nessun commento:
Posta un commento