Del resto il Cremlino appare sempre più isolato visto che ieri al consiglio di sicurezza dell’Onu che ha votato sulla risoluzione per la non validità del referendum la Russia è rimasta sola a votare no. Perfino la Cina si è astenuta. Eppure è proprio Vladimir Putin a dirsi preoccupato, in una telefonata con la cancelliera Angela Merkel, “per la tensione nelle regioni ucraine sud-orientali” a causa del “permessivismo delle autorità di Kiev”. Tutto questo mentre resta l’ipotesi anticipata dallo Spiegel, secondo la quale Londra si sarebbe già candidata ad ospitare la riunione del G7, se Mosca dovesse essere espulsa dal G8 con conseguente cancellazione dell’appuntamento di Sochi.
In Crimea i seggi rimarranno aperti fino alle 21 italiane, ma già a metà giornata si registrava un’affluenza record. In tutta la regione alle 12 aveva votato già il 44% degli aventi diritto, mentre a Sebastopoli – dove si trova la flotta della Marina russa che opera nel Mar Nero – si era superato il 50. Il secondo dato è uscito alle 187 a quell’ora si erano presentate alle urne oltre un milione di persone, pari al 76% del corpo elettorale. Le operazioni di voto si sono tra l’altro svolte in una situazione del tutto particolare. Dagli altoparlanti della città è stato trasmesso per tutta la mattina l’inno della città e l’inno russo. Ovunque bandiere russe, manifesti contro la Nato, appelli a votare sì perché “il futuro dipende della vostra scelta” si legge nei poster elettorali affissi dappertutto. I militari russi controllano le strade: è una presenza massiccia e visibile. ”Torniamo a casa”, ha detto qualche elettrice mostrando la scheda prima di inserirla nell’urna trasparente. Due i quesiti, in tre lingue (russo, ucraino e tataro): “Siete a favore della riunificazione della Crimea con la Russia come entità costituente?” e “Siete a favore dell’applicazione della costituzione della repubblica di Crimea del 1992 e dello status della Crimea come parte dell’Ucraina?”. Al voto sono chiamati oltre 1,5 milioni di aventi diritto, in 1205 distretti elettorali, con 27 commissioni elettorali cittadine e distrettuali. I risultati del referendum in Crimea, invece, seppur scontati, si avranno tra questa sera e domani. Il parlamento ha annunciato che si riunirà già domani per approvare il risultato.
A monitorare il voto sono presenti una settantina di osservatori da 23 Paesi, compresa l’Italia: si tratta di deputati, eurodeputati ed esperti europei di diritto internazionale e attivisti per i diritti umani, invitati dalle autorità locali. Non sono presenti osservatori dell’Osce (l’organizzazione per la cooperazione in Europa) né della Csi (la Comunità degli stati indipendenti che federa 11 Repubbliche ex sovietiche). E Kiev, in tal senso, ha chiesto proprio all’Osce di inviare d’urgenza osservatori anche nel sud-est dell’Ucraina, compresa la Crimea. “Una votazione tranquilla”, simile a “quelle viste spesso in Italia” dichiara Fabrizio Bertot, europarlamentare di Forza Italia, uno degli osservatori internazionali invitati dalle autorità locali. “Ho parlato con gli italiani di Crimea, mi hanno detto di essere tranquilli e liberi di scegliere l’opzione che preferiscono”, ha aggiunto in una conferenza stampa a Simferopoli. Oltre a Bertot è presente Valerio Cignetti, presidente dell’Alleanza Europea dei Movimenti Nazionali (Fiamma Tricolore): “Non capisco il perché di tanta agitazione nei media internazionali, ci è sembrato tutto estremamente calmo”. E se la penisola russofona chiede la secessione, il sud-est dell’Ucraina, russofono ma non a maggioranza russa, sollecita invece la federalizzazione, con deboli manifestazioni di piazza che oggi hanno raccolto 5mila persone a Kharkiv, 2-3mila a Donetsk, 500 a Lugansk e alcune centinaia a Odessa.
A urne aperte, peraltro, i media hanno dato notizia di una telefonata tra Putin e Angela Merkel: i due hanno parlato di un possibile invio in Ucraina di una missione su larga scala dell’Oscee si sono accordati di proseguire la discussione su questa ed altre questioni anche tramite i ministeri degli esteri. Ma i rapporti diplomatici sono tutt’altro che distesi. Il segretario di Stato americano John Kerry ha chiamato il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov per ribadirgli la posizione degli Usa secondo cui il referendum di oggi è illegale. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, non ne riconosceranno il risultato. Kerry ha spiegato al suo omologo come gli Stati Uniti siano “fortemente preoccupati” per le “continue provocazioni” russe nell’est dell’Ucraina e per le attività militari in atto in alcune zone contigue alla Crimea.
Il referendum “è illegale e illegittimo e il suo risultato non verrà riconosciuto” ribadiscono in una nota congiunta il presidente della Ue Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione Ue José Barroso. “La soluzione alla crisi in Ucraina – aggiungono – deve essere basata sull’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, nel quadro della costituzione ucraina così come alla stretta aderenza degli standard internazionali”. L’operazione che sta avvenendo in Crimea, dunque, è contraria non solo “alla costituzione ucraina”, ma anche “al diritto internazionale”. I ministri degli Esteri dei 28 Paesi dell’Ue decideranno altre sanzioni alla Russia da domani, 17 marzo.
Ma le “minacce” diplomatiche degli Stati dell’Unione Europea e degli Stati Uniti non spaventano affatto né le autorità della Crimea e men che meno Mosca. Tanto che il ministro della Difesa ucraino ad interim Igor Teniukh ha denunciato che i soldati russi presenti nella penisola sono 22mila, quasi il doppio del limite di 12.500 consentito dagli accordi per la flotta sul Mar Nero. “Questa è la nostra terra e non andremo da nessun’altra parte”. Dichiarazioni in risposta al messaggio lanciato dalle autorità pro Russia della Crimea che hanno affermato che, se i soldati ucraini che occupano i presidi della regione non si arrenderanno dopo l’esito del referendum di oggi, dovranno essere considerati illegali. D’altra parte da settimane si fa sempre più opprimente la presenza delle truppe di Mosca nell’area a est del Paese. Sull’altro versante soldati e mezzi blindati ucraini si stanno muovendo oggi verso i confini con la Russia, racconta l’agenzia di stampa ufficiale russa Itar Tass citando la tv ucraina 24 che ha mostrato immagini di carri armati ucraini trasportati su un treno. Secondo l’agenzia filo-Cremlino, il treno in questione sarebbe arrivato ieri a Kondrashevskaia Novaia, a 10 chilometri da Lugansk (nell’Est dell’Ucraina) e ci sarebbero stati tafferugli con degli abitanti del posto contrari al nuovo governo di Kiev.
16/03/14
fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it
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